“Non un solo ragazzo resti privo del diritto allo sport”
Paradisi: "Sono disposto a portare la battaglia su altri piani"
Non un solo ragazzo, non un solo bambino dovrà restare privo di spazi idonei e sicuri per fare sport. Per questo motivo, in questi giorni, ho dato vita, insieme ai colleghi Luigi Rebecchini e Alan Canestrari, forse alla iniziativa politica e amministrativa più significativa di fine mandato per invertire la non percorribile strada intrapresa dagli uffici comunali.
E’ una delle battaglie più importanti perché ridurre o negare spazi per lo sport ai ragazzi (mentre qualche privilegiato invece ha gestito o gestisce impianti pubblici come fossero casa propria lasciando inutilizzato un monte orario imbarazzante) significa consegnare in termini incoscienti i giovani alla strada o alle tentazioni dello sballo.
Nell’ultimo anno mi sono scontrato con mentalità e (sotto)culture inconcepibili: istituti scolastici che tengono chiuse le palestre in alcune fasce orarie senza utilizzarle solo per mostrare i “muscoli” del proprio arbitrio; dirigenti comunali che invitano le società sportive a chiudersi in una stanza per spartirsi i pochissimi spazi a disposizione con la pretesa di ridurre gli allenamenti ai giovani; società privilegiate e dirigenti sportivi “intoccabili” che rifiutano con arroganza di aprire le porte degli spazi che gestiscono (magari percependo anche contributi pubblici) e che non utilizzano interamente perché confondono la cosa pubblica con la cosa “propria”; enti sportivi (evidentemente “più considerati” di altri) che gestiscono palestre pubbliche senza titoli giuridici con impianti sottratti alle procedure di gara … . Ed ho visto chi doveva garantire lo sport a tutti, occuparsi del proprio orticello e non raccogliere il grido di allarme di chi aveva avvertito che troppi ragazzi sarebbero rimasti in strada.
La nostra iniziativa (fatta anche di visite ispettive e accesso agli atti) ha portato alla luce una realtà diversa da quella che gli uffici avevano prospettato: almeno tre impianti comunali sono stati sottratti alla disponibilità delle società sportive senza santi in Paradiso: la palestra della scuola Rodari (gestita senza titolo dalla Uisp dal 2014); la palestra della Cesanella (rientrata nella disponibilità del Comune nel maggio 2019 ma non messa a gara) e la palestra del Vivere Verde (con tanto di bar, cucina interna e salone ricreativo) gestita dal Tennistavolo, società che percepisce 4.900 euro all’anno di contributi pubblici con diritto di ritenzione delle quote eventualmente pagate da terzi (a cui però vengono chiuse le porte illegittimamente).
Ma agli altri, non solo si chiede di pagare gli impianti (giustamente), ma si chiede di dividersi le briciole di ore rinunciando a garantire lo sport ai ragazzi. Se un solo giovane, per garantire privilegi non più tollerabili, resterà senza possibilità di fare sport o dovrà rinunciare all’attività agonistica per insufficienza di spazi, sono disposto – e il sindaco (che mi ha garantito il suo personale intervento) sa che non è mia abitudine – a portare la battaglia su altri piani.
Roberto Paradisi
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