Il lavoro stagionale a Senigallia: tra camerieri e bagnini ecco cosa pensano i giovani
Indagine dell'Osservatorio su un numero (limitato) di lavoratori: per il 78% la stagione è la principale fonte di reddito
L’Osservatorio sul Lavoro Senigallia nasce a Luglio 2018 con l’intento di analizzare la situazione del lavoro e del tessuto produttivo sul territorio e nei dintorni della città, con particolare riferimento al lavoro stagionale estivo, tramite un’inchiesta realizzata con un questionario anonimo disponibile a tutti.
Il questionario è stato reso disponibile sia in versione cartacea che in versione digitale, per dare la possibilità a chiunque abbia fatto un lavoro stagionale (oppure stia lavorando attualmente) di compilarlo.
Consapevoli che il campione dei questionari raccolti non può avere valenza statistica assoluta, decidiamo comunque di pubblicare i risultati e i dati ricavati, perché comunque significativi nel rappresentare una realtà lavorativa spesso lontana dai riflettori come quella dei lavoratori stagionali.
Riportiamo quindi di seguito le statistiche emerse, assieme ad alcuni grafici:
Nel campione analizzato di 77 persone di cui 42 uomini (54,5%) e 35 donne (45,5%) si noti che la fascia d’età preponderante è quella inclusa tra i 19 e i 24 anni con il 33,8%, a seguire quella tra i 25 e i 29 anni con il 24,7% e quella tra i 35 e i 44 anni con il 18,2%. Il resto è composto dalle fasce di età dai 45 anni in avanti. Nonostante siano relativamente poche le persone che hanno compilato il questionario, riteniamo che sia importante dare una visione d’insieme delle condizioni in cui i lavoratori stagionali si trovano o si affacciano per la prima volta.
Il settore in cui si concentra di più il lavoro stagionale è quello della ristorazione, come dichiarato dal 61% degli intervistati (di cui 50% uomini e 74,3% donne); sotto al ristorativo troviamo il settore degli stabilimenti balneari al 18,2% (31% uomini e 20% donne), quello di hotel e accoglienza al 15,6% (11,9% uomini e 2,9% donne) e infine i lavori svolti nei negozi e nei supermercati al 3,9% (4,8% uomini e 2,9% donne). Il restante 1,3% ha lavorato in altri settori.
Il 2018 è stato l’anno in cui il 18,2% degli intervistati si è trovato per la prima volta a fare un lavoro stagionale, mentre il 44,2% dichiara di lavorare durante la stagione da meno di 5 anni; il 24,7% dichiara di svolgere mansioni durante l’estate da più di 5 anni e infine il 13% da più di 10 anni.
La qualifica per la mansione svolta si attesta abbondantemente al di sotto della metà del campione, rispettivamente al 28.6% per gli uomini e al 25.7% per le donne. Incrociando i dati tra la mansione svolta e la qualifica per quella specifica mansione si noti che solo per chi lavora negli stabilimenti balneari c’è una prevalenza di qualifica, con il 57,1% (presumibilmente per quanto riguarda i bagnini); a seguire abbiamo la le qualifiche per l’accoglienza e l’hotel al 41,7%. Per quanto riguardo la ristorazione abbiamo il 17% e per negozi e supermercati non sono richieste qualifiche, quindi i l risultato è dello 0%.
Il 40.3% del campione dichiara le condizioni di lavoro stabili con il passare delle stagioni, per il 28.6% c’è stato un peggioramento, e solo per un 18.2% c’è stato un miglioramento.
Il 42.9% dichiara di effettuare lavori saltuari nel resto dell’anno, mentre il 37.7% rimane disoccupato o studia. Il 13% esercita la professione nello stesso locale tutto l’anno ma si considera stagionale, mentre solo il 5.2% ha un altro lavoro fisso per tutto il resto dell’anno.
Da non sottovalutare il fatto che per ben il 77,9% degli intervistati il lavoro stagionale rappresenta la principale fonte di reddito. Insieme a ciò, è preoccupante notare che il 32,5% degli intervistati percepiscano parte della paga in nero, mente solo il 63,6% dichiara di avere un contratto. Il contratto prevalente è quello a tempo determinato (61%), a seguire il contratto a chiamata (11,7%), quello di apprendistato (11,7%), mentre voucher e tirocinio sono irrilevanti.
In aggiunta, ci sono delle discrepanze per quanto riguarda le mansioni da contratto e quelle che vengono svolte nell’effettivo: il 36% degli intervistati infatti ha dichiarato che quanto detto dal datore di lavoro è scritto nel contratto, il 37,7% dichiara si trova una corrispondenza solo in parte e per il 10,4% non corrisponda per niente.
L’81.8% dei contratti di lavoro prevedono tra le 4 e le 8 ore di lavoro giornaliere, di questi chi dichiara di lavorare effettivamente tra le 4 e le 8 ore giornaliere sono il 44.4%. Altrettanti dichiarano di effettuare prestazioni tra le 8 e le 12 ore giornaliere, e addirittura il 9.5% dichiara di lavorare più di 12 ore.
Per i lavoratori part-time quelli che dichiarano l’effettiva prestazione di meno di 4 ore al giorno sono solamente il 7.1%, il 50% deve effettuare prestazioni tra le 4 e le 8 ore, e un 42.9% addirittura tra le 8 e le 12 ore giornaliere. Il contratto per l’80.5% del campione prevede pause nel turno e giorni di riposo, ma solo il 50.6% svolge effettivamente il giorno di riposo e il 62.3% la pausa nel proprio turno di lavoro.
La reale paga oraria per le ore di lavoro effettivamente lavorate si aggira nel 36,4% dei casi tra i 5 e i 7 euro l’ora, mentre per il 27,3% tra i 3 e i 5 euro all’ora. Il 3% degli intervistati ha lavorato per meno di 3 euro all’ora.
Incrociando i dati della paga lorda e quella effettiva per le ore di lavoro prestate c’è da portare particolare attenzione al fatto che chi percepisce una paga oraria reale di meno di 3 euro all’ora, solo il 20% dichiara una paga contrattuale tra i 3 e i 5 euro l’ora, mentre il restante 80% dichiara una paga contrattuale tra i 5 e i 7 euro all’ora.
Risultati analoghi si possono riscontrare tra le altre fasce di incrocio tra paga lorda e paga effettiva: tra chi percepisce una paga oraria reale tra i 3 e i 5 euro l’ora ad esempio, il 42% dichiara una paga contrattuale tra i 5 e i 7 euro l’ora, il 33% tra i 7 e i 10 euro l’ora, il 9,5% rea i 3 e i 5 euro l’ora mentre il restante 14,3% non sa.
In sostanza, la paga reale percepita dal lavoratore in base alle ore effettive di lavoro prestato è molto inferiore rispetto alla paga stabilita da contratto, nella maggior parte dei casi. Nonostante ciò, è da riconoscere il fatto che questo fenomeno sia in diminuzione andando nelle fasce di miglior trattamento, ossia al crescere della retribuzione reale si nota una coerenza maggiore.
Nel 72.7% dei casi le ore di lavoro eventualmente prestate in più rispetto al contratto non vengono retribuite con un a maggiorazione, così come per il lavoro notturno rispetto all’orario diurno (74%) e festivo (80.5%).
Per il 49.4% il datore di lavoro versa regolarmente i contributi dovuti all’INPS mentre il 19.5% no, ma è preoccupante il fatto che 31.2% degli intervistati dichiara di non averlo mai chiesto.
L’ambiente di lavoro per il 46.8% del campione non comporta particolari situazioni negative, mentre il 33.8% subisce pressioni psicologiche, il 18.2% aggressività e insulti dai superiori, il 14.3% interferenze nella sua vita privata, il 10.4% molestie sessuali, il 3.9% discriminazioni sessuali e il 2.6% discriminazioni razziali. Riteniamo che tali comportamenti debbano essere segnalati qualora si presentino, perché un lavoratore, pur essendo stagionale, ha il diritto di essere trattato con diligenza e rispetto.
L’Osservatorio sul lavoro si impegnerà anche nel 2019 a pubblicare un nuovo questionario, sempre anonimo e disponibile a tutti, per dare spazio e voce ai lavoratori stagionali e per studiare risultati che possano essere utili a dare una visione d’insieme sempre più precisa e diretta.
Per curiosità, aggiornamenti e ulteriori informazioni seguite la pagina Facebook https://www.facebook.com/OsservatorioLavoroSenigallia/ .
Link al questionario digitale dello scorso anno:
https://goo.gl/forms/g7QIHOpVYHsNQIyu1
Da
Osservatorio Lavoro Senigallia
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