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Il 17 luglio, una data importante anche se dimenticata da (quasi) tutti

Riflessione a Senigallia con ASC che ricorda: "Attendiamo nuova intitolazione di via Grosseto alle prime elettrici d'Italia e d'Europa"

"Diritto di decidere", copertina

Mercoledì 17 luglio 2019, è una di quelle date che non sono mai entrate nel calendario degli italiani.

Essa non compare neanche tra quelle che un apposito pool di studiosi ha proposto di riscoprire, due anni fa, per elaborare un nuovo calendario civile. E mentre ormai in tanti si mettono a parlare di donne nella storia per le finalità più varie, l’Associazione di Storia Contemporanea invita lettori e lettrici, cittadini e cittadine della Repubblica a riflettere su quanto ancora fosse tradizionalista, conservatore e maschilista un paese come il Regno d’Italia – fatto da sudditi – che fino a un secolo fa riconosceva un solo sesso sul piano giuridico, quello maschile.

Del resto la storia della legge n. 1176 del 17 luglio 1919 che ha riconosciuto la capacità giuridica della donna, annullando il datato istituto dell’autorizzazione maritale e aprendo alle italiane le porte del mondo del lavoro, è una storia di uomini: presidente del Consiglio era il 51enne Francesco Saverio Nitti, meridionale e meridionalista, definito dagli storici quanto di meglio la classe dirigente avesse da proporre alla guida di uno Stato uscito vittorioso ma con le costole rotte dalla prima guerra mondiale; l’uomo a cui tutti continuavano a guardare per risolvere crisi dissestate e formare maggioranze parlamentari stabili come quelle dell’anteguerra (alla cui età ha addirittura dato il nome) era Giovanni Giolitti, un 77enne piemontese che aveva già formato quattro governi nella storia nazionale e che nel 1920 ne avrebbe costituito un quinto.

Il guardasigilli, cioè il ministro di Grazia, giustizia e culti (ma lui stesso eliminò di lì a poco il termine “Grazia”, poiché di competenza del sovrano) era il 64enne Lodovico Mortara che tornava, in quel luglio del 1919, a legare il suo nome al processo di emancipazione femminile, dato che tredici anni prima (il 25 luglio 1906) aveva emesso come presidente della Corte di appello di Ancona la sentenza che aveva designato le prime dieci elettrici d’Italia e d’Europa, dieci giovani e precarie maestre dell’Anconetano (Parentesi: da quattro anni chiediamo all’Amministrazione comunale di sostituire la titolazione di via Grosseto, libera da utenze civiche, con quella secondo noi più appropriata di “via delle prime elettrici d’Italia e d’Europa”; ma nonostante tanti convegni, cene e melliflue dichiarazioni d’assenso, questa Amministrazione non si è mai presa carico di un avvicendamento che qualunque altro Comune d’Europa avrebbe probabilmente realizzato con una facile delibera e nel volgere di breve tempo).

Con la legge del ’19 le italiane poterono accedere alle professioni, con l’eccezione della magistratura (vi sarebbero entrate nel 1965), della polizia e dell’esercito (con ingressi ancora successivi) e tre settimane dopo il varo della normativa si registrò la prima avvocata della storia italiana, Elisa Comani, una bergamasca che si era trasferita nelle Marche e venne iscritta presso l’albo dei procuratori di Ancona.

Le tante femministe che da mezzo secolo si battevano per veder riconosciuti alle donne i principali diritti (Anna Maria Mozzoni, Teresa Labriola, Maria Montessori e altre) plaudirono alla legge, nonostante gli evidenti limiti. Insomma, il 17 luglio è una data significativa per la storia delle donne e il suo primo centenario presta il fianco a tante considerazioni che saranno riassunte questo pomeriggio all’ora dell’aperitivo.

L’Associazione di Storia Contemporanea ha infatti organizzato per il tardo pomeriggio un Aperitivo culturale – ore 19.30 presso il Ristopub “Alter ego” (via Chiostergi, 16: per prenotare si può chiamare il numero 071-65716 o scrivere una mail all’indirizzo ascontemporanea@gmail.com) – per riflettere su questi eventi attraverso letture e dialoghi e un duplice omaggio per le donne: due libri, uno a scelta tra romanzi, racconti e saggi, e uno specifico sul tema intitolato “il diritto di decidere” (di cui presentiamo in anteprima la copertina).

L’Italia del 2019 è un paese in cui gli scrittori sono quasi più dei lettori e la cosa si presta, secondo alcuni, a riflessioni inquietanti, perché la maggior parte di questi libri ammuffisce da qualche parte, non comporta spesso alcun progresso intellettuale né diventa oggetto di dialogo e di confronto.

L’Associazione di Storia Contemporanea si batte da tempo per ribaltare queste proporzioni. Perché a fronte dei tanti che scrivono, parlano e presenziano, c’è ancora bisogno di qualcuno che legga.

 

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