“Regole rigide nei cimiteri di Senigallia, ma necessarie per l’umanità”
Interviene il sindacato Usi Cit Marche: "Mangialardi però si sveglia solo ora, sono anni che denunciamo pericolosità"
Il sindacato Usi Cit Marche interviene con una nota sulle tumulazioni nelle tombe ipogee dei cimiteri di Senigallia.
Riportiamo gran parte della nota che ci è stata inviata.
“Dimentica (?) il sindaco Mangialardi che la situazione di pericolosa insicurezza delle tumulazioni nelle tombe ipogee era stata denunciata dall’Unione Sindacale Italiana già nel lontano agosto 2013, al punto che la Cooperativa in appalto si rifiutò di far svolgere agli operai quella operazione ed il Comune per ovviare al disservizio chiamò temporaneamente un’altra cooperativa ad effettuarla.
Gli operai che eseguirono l’operazione lo fecero nelle medesime, se non peggio, condizioni di insicurezza che sempre l’USI denunciò, sia al Comune che alla stessa cooperativa “temporanea”.
Infatti era necessario il supporto di un calabare inclinato per gli ipogei, avendo un entrata stretta (misure fuori norma) e uno spazio sotterraneo così angusto dove al suo interno poteva entrare solo un operaio che caricasse sulle spalle la bara dal peso medio di un quintale(il limite massimo di pesi occasionali possibili da movimentare è individuato in 25 kg per i lavoratori maschi: D.Lgs 81/08). Inoltre il passaggio della bara avveniva con il vecchio sistema delle corde per cui non ci vuole molto ad immaginare quale potesse essere il pericolo per il sottostante se avveniva uno scivolamento o gli operatori che calavano il feretro non erano in numero sufficiente. Siamo nel 2000 non nel Medioevo.
Dimentica (?) il signor sindaco che apposita denuncia venne formulata dall’Unione Sindacale Italiana alla Commissione consiliare del Comune di Senigallia (protocollata e registrata) il 16 gennaio 2014 in cui si chiedeva: la riattivazione delle docce (obbligatorie a norma di legge viste le operazione di tumulazione nonché di esumazione ventennale che essi dovevano fare) ottenute dopo lunghe trattative che però non funzionavano per mancanza di energia elettrica; la predisposizione di materiali e indumenti di protezione a normativa europea per la prevenzione dei rischi da agenti chimici, fisici e biologici che erano sempre stati minimizzati se non addirittura ignorati.
Ma soprattutto si chiedeva il calabare inclinato per gli ipogei, cosa che nel bando di gara successivo venne inserito ma sia la prima cooperativa che la seconda subentrate non utilizzarono mai continuando con il vecchio sistema cordaiolo.
E ora, ora!, si sveglia! Non prima, non per difendere l’integrità delle persone lavoranti e i loro diritti, ma perché forse si è accorto che c’è e c’è stato, molto di “improprio” nella conduzione del servizio cimiteriale, come il mancato controllo dell’esecuzione dei lavori e della attrezzatura necessaria.
Molti altri servizi cimiteriali in Italia si sono adeguati alle regole “rigide” ma necessarie per umanità prima ancora che per diritto”.
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