“Lo stadio di Senigallia non è solo uno spazio dove tirare calci, è un monumento”
Quelli dell'Onda sui possibili lavori: "irricevibile la soluzione di togliere le statue dall'ingresso"
Lo Stadio Comunale di Senigallia non è solo uno spazio rettangolare utilizzato per tirare calci al pallone con annesso spogliatoio e tribuna per chi voglia assistere a una partita.
È un monumento storico-artistico della città.
Basti dare un’occhiata all’ingresso per coglierne il senso e l’orientamento.
L’enfasi monumentale documenta a pieno l’estetica di un’epoca, e il suo fronte verso la città storica riannoda un rapporto perdurante coi luoghi verso i quali essa si volgeva: il campo marzio, la cavallerizza e l’anello di un ippodromo che per un periodo fu il più grande in Italia.
Chiamato a grandi cose subito dopo il terremoto del 1930, l’architetto Tullio d’Alvise aveva progettato la Casa del Balilla – oggi sede di uffici comunali, in via Leopardi – e questa entrata all’arena sportiva.
Ne scrive con accurata competenza Paolo Pizzi in una nota che ci ha fatto pervenire. “La facciata principale dello Stadio del Littorio nel 1933 è stata così orientata verso la città perché rappresentava il rifacimento ideale dell’ingresso all’ippodromo da metà 800 e all’aviosuperficie di inizio 900 (lì è svolto il primo volo aereo nelle Marche con Brilli Cattarini di Pergola – ed anche in questo caso Senigallia ha rischiato di avere un aeroporto, rischio poi scongiurato nonostante gli sforzi del conte Muzio Gallo)”.
E ancora: “La facciata orientata verso la città rappresenta il benvenuto nella sua forma austera, coinvolgente e sportivamente celebrativa dell’agone che sta per iniziare. A tal proposito è bene ricordare che manca un pennone: la ruggine si è mangiato quello centrale”.
Siamo certi che la Soprintendenza ai Monumenti e alle Belle Arti saprà essere attenta osservatrice di quanto si sta progettando in quell’area, e che ne valuterà con discernimento ogni aspetto storico e culturale.
Al momento il progetto di “riqualificazione” dell’area dello Stadio ruota intorno all’insediamento di un grande centro commerciale.
Nonostante se ne sia già da tempo occupata la stampa locale, il programma non è che ai preliminari. L’operazione verrebbe realizzata attraverso un progetto di finanza, quindi con soldi dei gestori del supermercato, per un progetto che in prima battuta è stato valutato dall’amministrazione comunale come “irricevibile”.
Tuttavia il Sindaco lo segnala sulla stampa come iniziativa del Comune da mettere in atto e l’assessore Monachesi in Commissione ha accennato a una soluzione che lo renderebbe “più ricevibile”: spostare le due
sculture che si trovano sopra il portale per metterle chissà dove: magari a guardare dall’altra parte, dove una volta era palude e campagna. Le due opere scultoree, opera di Silvio Ceccarelli, non facevano parte del progetto iniziale, ma trovarono posto con vantaggio dell’insieme in tempi poco successivi.
Una simile soluzione sarebbe ai nostri occhi altrettanto irricevibile, per il semplice fatto che un oggetto d’arte – e specificamente questo oggetto d’arte – non è indifferente ai luoghi con i quali mantiene una viva relazione.
Alterarli sarebbe cancellare una parte importante della bellezza della città e della sua storia.
Da
Quelli dell’Onda
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