Libri, quei nostri fedeli compagni di viaggio
Duilio Marchetti: "ne servirebbero di più, così come i lettori"
Posseggo un numero discreto di libri, pochi romanzi, qualche classico, ma sopratutto libri di storia, di civiltà, geografia e politica.
Amo i libri, li leggo, li ammiro. Non posso vederli rovinati, con le orecchie e sottolineati a penna. Rifuggo dal prestarli, per paura di perderli o riaverli danneggiati. Poichè non sono più tanto giovane e mi dispiacerebbe che questo capitale culturale vada perso, diviso, strapazzato, magari al macero.
Sono i miei migliori amici, non mi tradiranno mai.
Questi, insieme di fogli di carta, sono la mia più grande ricchezza, spirituale e morale. Vengo ad altre questioni più importanti che i libri ci offrono. Alcuni di questi li ritengo più graditi. Quelli di storia, quelli biografici di personaggi che hanno contribuito a migliorare la vita degli uomini del pianeta terra. Leggo e rileggo quei libri e alcuni li conosco quasi a memoria; quello biografico scritto dalla penna di Johm Womack Jr: “Morire per gli indios”. “La trafila romagnola” di Lidia Pupilli. Le documentazioni e i commenti di Pietro Greco sulla fede incontrollabile e sul pensiero di Maria Goretti. Ho sempre con me una biro per riassumere questa o quella frase, questa o quella parola e poi commentare.
Continuo a farne tesoro perchè vi scopro cose nuove, nuovi spunti di riflessione. Perchè mi amplificano gli orizzonti, mi fanno capire meglio gli uomini, i loro vizi e le loro virtù.
Auguro che nel futuro ci siano più libri, più lettori, soprattutto giovani.
Duilio Marchetti
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