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Potere al Popolo Senigallia: "se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo"

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Potere al Popolo

Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo. E in questo noi c’è tutta la potenza della marea che, di nuovo, per il terzo anno di fila, attraverserà l’Italia, fermandosi e manifestando.

Un noi composto dalle tante esistenze in lotta contro un sistema che fissa ruoli, attribuisce responsabilità, cristallizza le identità, frammenta e capitalizza non solo ciò che viene prodotto, ma anche chi produce.

Da ingranaggi del sistema, rivendichiamo il nostro diritto a bloccare la produzione e soprattutto a interrompere la riproduzione dell’attuale modello di sviluppo capitalista, machista e patriarcale.

Un modello di sviluppo che oltre a scomporre in blocchi mono-uso le nostre vite, imbriglia ogni possibilità di riconoscimento reciproco all’interno di quei margini scomposti, degradati e incollocabili che rallentano la riqualificazione delle periferie e ostacolano le perfomances del mercato.

Ad esempio rimanendo incinte e mantenendo il proprio posto di lavoro (o non lavorando fino al momento del parto); scegliendo di essere padri e non solo padroni; reclamando pari salario per stesse mansioni (oltre a un salario che non sia mero strumento di ricatto sociale e morale); richiedendo una condivisione critica dei saperi e non una semplice riproposizione del sistema di sfruttamento come formazione; lottando per una salute e un’assistenza sociale differenti, che invece di socializzare le perdite, socializzino le risorse; scioperando dai generi e dai ruoli prestabiliti che femminilizzano la cura e il lavoro domestico, negando la genitorialità come scelta e postulandola come dogma.

La violenza contro cui scioperiamo è la violenza sistemica che prende forma nelle contraddizioni di genere, razza e classe che attraversano la società.
Una violenza predatoria e machista.

La violenza del possesso, la violenza del capitale. La stessa che permette di disporre corpi, mezzi e relazioni, legando il desiderio al consumo, condizionando i nostri spazi e tempi di vita, precarizzandoci nel migliore dei casi, escludendoci nel peggiore da lavoro e società.

Viviamo ai margini, siamo periferia, ma in quel crocevia di strade e battaglie, scegliamo di unire le lotte. Non assimilandole ma dando spazio reale affinchè ogni voce possa essere ascoltata e compresa nelle peculiarità che la contraddistinguono. E soprattutto non riducendole a sterili rivendicazioni formali ma chiedendo prese di posizione sostanziali.
Non ci bastano, e non ci sono mai bastate, le quote rose, se servono semplicemente a mantenere il sistema e a normalizzare il dissenso.Non vogliamo spazi concessi, perché pretendiamo i nostri spazi.

E li pretendiamo collettivamente, perché è nella pratica antisessista e antirazzista che abbiamo bisogno di vivere la lotta anticapitalista.

Da

Potere al Popolo – Senigallia
Potere al Popolo – Pesaro/Urbino

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