“La maturità insospettata” della classe lavoratrice italiana
L'opinione di Duilio Marchetti
Quanto è avvenuto in questi ultimi giorni, in cui masse importanti di lavoratori e lavoratrici sono rimaste inattive al loro posto di lavoro, disciplinate e compatte agli ordini impartiti, è indice di maturità insospettata, nonostante alcune spinte di falso sindacalismo antiproletariato.
Le mete raggiunte, che sono le minime in contingenze così gravi come quelle nelle quali viviamo, sono una tappa nel cammino della classe operaia, che lavora e non vive di solo pane.
La prova di educazione, di comprensione che le masse hanno dato ci fa sperare che anche da questo lato si progredirà sempre più, senza lasciarsi fuorviare da eccessi e violenze che finiscono col compromettere la convivenza civile.
Auguriamoci che si rafforzi quel senso di solidarietà che ha unito queste battaglie, e le altre lotte che attendono i lavoratori e le lavoratrici, siano vincitrici.
Questo però, se saranno uniti in quel fronte di unità proletaria, che, al di sopra delle ideologie, si riafferma il grande principio della fratellanza umana. Certo il sindacato unico di allora ottenne grandi risultati per il mondo del lavoro e benefici per il nostro paese.
Gran parte del merito di quella fertile convergenza va riconosciuta ai dirigenti di allora, come Di Vittorio, Buozzi e Grandi.
Certo il sindacato unito di allora, ha ottenuto quei grandi risultati, anche perchè gli italiani avevano a capo del governo il volenteroso, cattolico e onesto Alcide De Gaspari, che assieme ad una opposizione intelligente e laboriosa, sono riusciti in poco tempo a riportare la democrazia e fare dell’Italia un paese economicamente avanzato.
Ecco che il sindacato unico darebbe la spinta necessaria: “primo, per eliminare definitivamente gli ultimi sprazzi della lotta di classe; secondo, che sia superato il concetto culturale, datore di lavoro e dipendente”.
Il sindacato unico, sicuramente esprimerà una nuova realtà nel mondo del lavoro. Tecnici e operai creano sviluppo e ricchezza per il paese, e dovranno essere loro gli artefici della conduzione e gestione dell’azienda o fabbrica che sia.
Oggi i sindacati dei paesi della scandinavia e parte della Germania stanno affrontando le tematiche di come superare il concetto, datore di lavoro e dipendente.
Ci auguriamo che anche le organizzazioni sindacali italiane affrontino questo importante problema.
Duilio Marchetti
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