Residenti di lungomare Mameli al sindaco: “Costretti a ‘sopravvivere’ al beach cross”
"Accusati pure di aver sparso chiodi sulle piste. Gesto ignobile che deprechiamo senza scendere in polemiche da osteria"
Riceviamo e pubblichiamo, dagli abitanti di un tratto di lungomare Mameli a Senigallia, la seguente lettera aperta, che è stata anche indirizzata al sindaco Maurizio Mangialardi, per portare all’attenzione del primo cittadino la situazione di disagio per i residenti, che si è creata in spiaggia nei fine settimana di gennaio 2019.
Senigallia 28/01/2019
Egregio signor Sindaco
Le scrivo, anche a nome dei residenti di via Mameli che abitano, nella cosiddetta “zona eventi”, per portare alla sua attenzione la condizione di estremo disagio in cui ci troviamo a vivere.
Durante la manifestazione, conclusasi ieri, del “beach cross” siamo stati costretti a “sopravvivere” in un ambiente umanamente invivibile. In modo particolare durante i fine settimana, ma saltuariamente anche nei giorni infrasettimanali, le moto , da competizione, quindi certamente non in regola con le norme anti-inquinamento, hanno scaricato nell’ambiente i loro gas metifici, che, al contrario di quanto si può pensare, non si disperdevano nell’immenso spazio del mare, ma, spinti dalla brezza marina che soffia prevalentemente durante le ore diurne , venivano sospinti verso le nostre case, dove ristagnavano, anche a causa delle imponenti mura degli stabilimenti P.S., rendendo l’aria irrespirabile. Tirare un respiro e sentirsi i polmoni invasi da un gas alieno che causa nausea e bruciore: non è una bella sensazione! Non ci venga dire che potevamo restare in casa con le finestre chiuse, perché il “puzzo” invadeva anche gli interni delle nostre abitazioni provocando un senso di soffocamento e una brama di scappare, ma dove?
I motori delle moto, inoltre, emettono un fastidiosissimo rumore: sordo, continuo e vibrante, simile a quello di certi insetti. Chi riesce a sopportare il ronzio di una zanzara o tanto peggio quello di uno sciame per un’intera giornata? Si è mai chiesto perché le piste da motocross, da sempre, sono ubicate in zone lontane dalle abitazioni?
Un vecchio detto recita: La mia libertà finisce dove comincia la tua e la tua termina dove inizia la mia.
A me non sembra più di essere un cittadino che vive nel 2019, ma un “suddito” medievale, epoca in cui la popolazione era costretta a subire, a capo chino, i soprusi dei potenti. Noi residenti ci sentiamo ormai declassati a tale condizione: subire le decisioni di persone che non sentiamo più come nostri rappresentanti, a cui, almeno io, ho concesso il mio voto, ma forzatamente sottomessi ad un’amministrazione asservita a non so quali interessi. Non ci venga a dire che la suddetta manifestazione incrementa il turismo: oltre ai motociclisti e ad alcuni loro amici e parenti, contrariamente a quanto divulgato dagli organizzatori, di turisti non ne ho visti.
Penso che tali manifestazioni provochino l’effetto contrario: molte persone, provenienti dalle città o dai paesi dell’entroterra scelgono la nostra città per un tranquillo fine settimana, anche in gennaio. Vengono, mangiano e poi ineluttabile: una passeggiata sul lungomare aspirando a pieni polmoni la salutare aria di mare e ascoltando lo sciabordio delle onde, voce del mare assai cara a chi lo ama. Trasformare Senigallia in una Cingoli dell’Adriatico non penso sia un’attrattiva per il turismo. Sfigurare la spiaggia con precari terrapieni, seppur provvisori, è un ulteriore esempio degli scempi attuati dall’uomo e già troppe volte visto. Per paradosso, ben visibili dal marciapiede, svettano i cartelli: “vietato calpestare le dune”; e l’altro, riferito ai fratini, naturali abitatori della spiaggia, che ammonisce: ”non disturbare gli animali”. Inoltre, non sono geologo, ma vivo qui da quasi sessant’anni, l’enorme quantità di sabbia movimentata e utilizzata per la costruzione delle piste anche se verrà spianata di nuovo, finché il mare non la ricompatterà, fenomeno raro che possa raggiungere intero l’arenile, alla prima burrasca, quella sabbia, tornerà ancor più, a coprire la strada e penetrerà fin dentro le nostre case come già accaduto innumerevoli volte. Un ulteriore appunto: voglio ricordarle che la maggior parte di quelle moto sono a due tempi e scaricano sulla sabbia gli oli incombusti espulsi di loro scarichi peggiorando ancor più il delicato equilibrio naturale.
Questa è la “spiaggia di velluto” che lei vuole? E’ questo il bene per la città che lei spesso decanta?
Queste sono le nostre rimostranze, che noi abbiamo già esternato, sempre in maniera civile e garbata alle autorità competenti, e anche in articoli e commenti pubblicati sui giornali, ma siamo stati bersagliati, specialmente dagli utenti dei social, di insulti di vario genere che ovviamente dimostra il loro livello di educazione e civiltà. Ultima e più biasimevole, ieri pomeriggio (27 gennaio ndr): siamo stati accusati più o meno velatamente di aver sparso chiodi sulla pista. Gesto ignobile che tutti noi residenti deprechiamo risolutamente.
A chi muove certe insinuazioni voglio rimarcare che, tutti noi residenti, siamo gente tranquilla e nessuno, “crossisti” compresi, può sostenere il contrario. Come cittadini, anche se a volte viene il dubbio di esserlo, abbiamo la libertà, che nessuno ci può togliere, di esternare, civilmente, come abbiamo sempre fatto, i nostri problemi e reclamare i nostri diritti, per noi e per tutti quelli, vicini o lontani, che la pensano come noi e, che come me, non si fanno trascinare in polemiche da “osteria”, tanto praticate dagli utenti dei social, che le fanno apparire come il parere dei più.
In attesa di una sua concreta risposta
Distinti saluti,
Claudio Massacci
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