Chiarenza: “Salvata da otto anni infernali”. Bertolini: “Vogliamo on-line atti processuali”
Dopo la sentenza di primo grado, le dichiarazioni e le emozioni di chi ha denunciato e promosso il processo a Predieri
Accanto agli aspetti tecnici e legali, emersi nelle dichiarazioni della difesa e delle parti offese, seguite alla sentenza di condanna che ha comminato in primo grado la pena di otto anni e sei mesi per violenza sessuale nei confronti del 32enne di Senigallia Alessandro Predieri, trovano spazio anche le reazioni e le emozioni di chi questo processo lo ha auspicato e promosso, denunciando.
Parliamo dei coniugi Marco Bertolini e Sandra Boschetti e di Alessia Chiarenza, che erano presenti insieme ai loro legali per commentare le decisioni della Corte di Ancona.
Alessia Chiarenza, accompagnata dalla madre, compariva per la prima volta pubblicamente dall’inizio della vicenda ed è comprensibile la commozione con la quale ha ascoltato gli avvocati Liso, suo legale, e Paradisi, mentre esaminavano gli esiti processuali.
Con la voce rotta dal pianto, la giovane ha dichiarato di aver vissuto “otto anni infernali, dai quali mi hanno salvata l’amore di chi m è stato vicino, la famiglia e la psicologa che mi ha seguito. Questa condanna non è solo una vittoria per me, ma per tutte le ragazze e per la famiglia Bertolini. Spero che da questo esito, anche altre capiscano che bisogna denunciare gli abusi. Confido anche che Jessica possa ancora essere salvata“.
Non sono così apertamente dello stesso parere i genitori di Jessica Bertolini, Marco e Sandra: “Purtroppo non abbiamo ottenuto il riconoscimento della riduzione in schiavitù – esordisce la madre con un filo di voce – e piango per mia figlia, che reputo costretta in questi anni a dire cose orribili verso di noi. Ora non possiamo fare altro per lei, questo è stato ed è un supplizio che non auguro a nessuno”.
Marco, il padre di Jessica Bertolini, invece denuncia: “Tanta omertà e tanta paura in molta gente, ma d’altra parte molta solidarietà attorno a noi e molto coraggio da parte di Alessia. Si è purtroppo persa l’occasione per costruire qualcosa di buono: qualcosa che possa aiutare altre donne, per le quali servirebbe una spinta che questa sentenza avrebbe potuto dare.
Siamo alla ricerca di un sito web, magari di un’associazione che si occupi di violenza di genere, che ci offra ospitalità per pubblicare tutte le carte processuali, tutte le deposizioni, gli atti, i documenti, i video, gli audio: vogliamo che tutto diventi accessibile a tutti per far conoscere questa storia.”
“Noi non possiamo fare altro per Jessica – conclude amaramente Marco Bertolini – ma facciamo appello a quanti hanno relazioni con lei sul lavoro o in altre circostanze affinchè le siano vicini”.
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