Senigallia: induzione al suicidio e riduzione in schiavitù, il 6 dicembre nuova udienza
Nei giorni scorsi l'arringa difensiva dell'avvocato dell'imputato: "relazioni normali con le ragazze e non è un plagiatore"
Si è svolta nei giorni scorsi una nuova udienza nel processo in cui un giovane senigalliese è imputato per riduzione in schiavitù, violenza sessuale aggravata, lesioni e induzione al suicidio nei confronti di due ragazze, all’epoca dei fatti minorenni, una delle quali poi diventata sua moglie.
L’accusa aveva chiesto per l’imputato, Alessandro Predieri, cinque anni e mezzo di reclusione.
Nell’arringa difensiva, sostenuta dall’avvocato Massimiliano Cornacchia di fronte alla Corte d’Assise di Ancona, è stato ribadito invece con forza che l“imputato non è affatto un plagiatore, né una persona afflitta da disturbi psichici, come non lo sono le sue presunte vittime”: è stata ricordata la perizia dello psichiatra Roberto Ariatti, chiesta dal tribunale, che aveva considerato il senigalliese capace di intendere e di volere.
La tesi difensiva ha sostenuto l’assenza di condizioni di assoggettamento delle due ragazze, facendo quindi cadere la riduzione in schiavitù; per la difesa, mancano inoltre cartelle mediche che sostengano l’induzione al suicidio e le violenze.
Il legale delle difesa ha sostenuto la tesi di un rapporto normale, tra giovani fidanzati pienamente consenzienti.
Il processo è stato aggiornato al 6 dicembre.
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