“Hotel Marche di Senigallia in vendita, ma di chi è la responsabilità del suo degrado?”
"E chi ha permesso che i Giardini Morandi siano infestati dagli spacciatori? Fu solo l'incuria oppure c'era uno scopo?"
La signora Serrani è una fortunata sopravvissuta al Referendum costituzionale di Renzi. Mentre il suo partito cominciava a limarsi fino a raggiungere un anno dopo il limite dell’estinzione, lei veniva innalzata dai suoi (e non eletta dai cittadini) Presidente di quell’araba fenice che è la Provincia.
Porterà pazienza se la Regione ha scaricato su di lei il compito di svendere i Giardini Morandi e un pezzo di storia del nostro turismo qual è lo Stabilimento Balneario, impropriamente chiamato Hotel Marche. Lei la prese di petto e annunciò subito che esisteva un compratore.
E’ notizia di sabato 13 ottobre 2018 che l’acquisto di tutto questo è di interesse anche del Demanio.
Il punto della situazione è così descritto: “Sbloccata la vendita dell’ex Hotel Marche si apre una prospettiva per la riqualificazione del piazzale retrostante” [leggi: dopo ripetute aste andate deserte la proprietà pubblica procede alla vendita attraverso trattativa col Demanio o verso privati].
La stampa dà la cosa per assodata: dalla vendita dell’immobile il Comune di Senigallia ricaverà esattamente 742.000 euro! “Questi soldi saranno investiti nel restyling dell’isolato”, si spiega, “a partire dall’ex Azienda di Soggiorno, destinata a essere demolita”.
Del resto, “Piazzale Morandi era stato inserito nel 2010 dall’Amministrazione Comunale nell’atto di ricognizione dei parcheggi in struttura e sotterranei: c’è anche questa possibilità da sfruttare, trovando il finanziatore. Intanto però bisognerà attendere il proprietario dell’ex Hotel Marche”.
Fermiamoci qui, se vogliamo evitare il capogiro.
“Riqualificazione del piazzale retrostante”: compresi gli immobili? Ma sì: l’ex Azienda di Soggiorno verrà demolita. Lo conferma anche il sindaco Mangialardi: “Siamo disposti anche a demolirlo” [domanda: chi, noi?]. E lo Stabilimento?
Segue poi un commento non virgolettato: “recuperare un isolato degradato porterà un valore aggiunto alla città anche sul versante della sicurezza, visti i noti problemi di spaccio che interessano i Giardini Morandi” – che ha l’aria di fornire un senso più preciso alle parole del primo cittadino. Vi si leggono buone intenzioni, ma nel contesto di dichiarazioni così smozzicate leggiamo soltanto la preoccupazione di vendere per ricavare qualche soldo per far posto alle automobili: un programma non certo avveniristico al quale potrebbero far gioco anche il degrado dei palazzi e – pensa un po’ – perfino gli spacciatori di droghe illegali.
Ma quanta reticenza, e quale superficialità in queste parole pronunciate a mezza bocca, che lasciano solo indizi e avvisi di “non parlare al guidatore”, che dovrebbero essere i cittadini! La strategia del degrado vi trova clamorosa conferma: si tratterebbe di “una possibilità da sfruttare”!
Nessuna ammissione invece – quasi non fosse nemmeno un argomento – sulle responsabilità che presiedono a tale degrado.
Chi ha permesso che l’Hotel Marche e gli Uffici Turistici si riducessero a ruderi con tale perdita di valore che conviene addirittura abbatterli?
Chi ha permesso che i Giardini Morandi siano infestati dagli spacciatori?
Fu solo l’incuria oppure c’era uno scopo?
Diciamo che uno scopo si trova strada facendo. In termini di politica economica neoliberista il degrado è strategia e opportunità. Milton Friedman salterebbe di gioia, Naomi Klein di furore. E poi vengono a spiegarci cos’è la sinistra.
Perché non dovremmo pretendere che si faccia un conteggio dei danni che hanno prodotto alle finanze pubbliche e ai modi di vita dei senigalliesi questi rottamatori di futuro? Perché poi non dovremmo chiedere che vengano poste a confronto diverse soluzioni in modo da valutare cosa sia meglio in una prospettiva temporale che potrebbe arrivare facilmente al 2050 e oltre? Perizie di tal genere si fanno facilmente; previsioni del genere sono assolutamente necessarie.
In fin dei conti, lo Stabilimento ha avuto origine un secolo e mezzo fa, e nessuno aveva posto limiti alla sua durata.
Riccardo Pizzi
Meetup dell’Onda
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