Caritas Senigallia, i numeri dell’accoglienza: 18mila pasti e 45mila euro per i bisognosi
Volontari, simpatizzanti, operatori e amici insieme per festeggiare il primo anno dalla riapertura del Centro di Solidarietà
“Il bene più vero ha dentro di sé la gratuità: è questa la grande bellezza del bene”. Così don Giancarlo Giuliani, direttore di Caritas Senigallia, alla festa di compleanno del Centro di solidarietà di venerdì 28 settembre.
Tanta, tantissima “bella gente che fa del bene”, ha partecipato ai festeggiamenti, per guardarsi in faccia e riconoscere nell’altro la voglia di dare cura al prossimo e di fare volontariato.
Per il primo compleanno dopo la grande ristrutturazione del Centro a seguito dell’alluvione, i volontari, i simpatizzanti, gli operatori e gli amici di Caritas si sono incontrati prima al teatro Portone, per un momento di resoconto di un anno, poi al Centro per una cena aperitivo tutti insieme. “Le cose belle si fanno con amore” ha detto don Giancarlo “e questo è stato un anno proficuo in cui abbiamo camminato molto. Il grazie più grande va a voi volontari, perché il trasmettere bene agli altri ha bisogno di tanta gente. Tanta come siete oggi e ancora di più”.
L’invito a fare volontariato è sempre aperto, come ha spiegato Chiara Pongetti, elencando i vari modi per avvicinarsi a Caritas, dal Servizio civile alle settimane esperienziali: “L’incontro con l’altro ti fa rimettere in sesto la tua vita e apre squarci diversi alla tua giornata”. Ogni giorno, facendo una stima al ribasso, una ventina di volontari passano al Centro perché le attività che si svolgono sono svariate, i volontari lo sanno bene. Ognuno mette il suo sapere e le sue capacità a disposizione, perché tutti i volontari sono speciali nel loro essere unici.
Giovanni Bomprezzi, vice direttore, invece ha parlato di numeri, specchio di una realtà che cresce e si fa sempre più centrale nella nostra città: “Prima dell’alluvione avevamo 300 volontari al mese, poi abbiamo dovuto chiudere e il timore di aver perso le nostre risorse era forte. Invece oggi, mentre vi vedo tutti qui davanti a me, considerando anche gli assenti, provo una grande soddisfazione. I volontari sono storie, uomini, persone che regalano il loro tempo agli altri, che si prendono cura di chi soffre. Noi siamo una comunità che trasmette un messaggio assai diverso da quello che emerge dalla società in cui viviamo”.
I numeri quindi: in meno di un anno (10 mesi) ci sono state 353 accoglienze alla settimana, di cui 39% italiani e 88% uomini. Lo stile diverso dell’accoglienza, quello di ospitare per una settimana intera invece che per una notte, è specchio della scelta di prendersi in carico le persone in modo più profondo, cercando di trovare un percorso e di accompagnarle. 27 le persone soccorse dal Pronto soccorso sociale – che non è l’ambulatorio Paolo Simone, altra grande conquista del 2018 – di cui 3 mamme con bambini vittime di violenza. La mensa ha elargito circa 18.000 pasti, agli ospiti accolti, ai passanti e agli avventori della domenica. E poi 456 interventi economici di cui 40 per acquisti alimentari, 16 per affitto, 258 per bollette, 39 per motivi sanitari (extra ambulatorio), 21 per spese scolastiche, 28 per spese di trasporto, 24 per altri motivi, per un totale di più di 45.000€ spesi per chi ha bisogno.
“Un giorno riusciremo anche a calcolare le richieste che non siamo riusciti a soddisfare” continua Bomprezzi“che sono quelle che ci pesano di più e che sono il più crudele indicatore della povertà contemporanea”.
A chiudere l’incontro, prima del momento di festa e di cena insieme, la voce di Monsignor Franco Manenti, nostro vescovo: “Di solito si fanno i complimenti per gli anniversari, ma questa volta la prima parola che mi viene è un grande ‘grazie’. Grazie alle persone che animano questo luogo di accoglienza. Si può fare solidarietà senza anteporre le nostre difese e i personalismi. Possiamo prenderci cura delle persone senza perdere noi stessi, anzi, guadagnandoci, perché facendo del bene agli altri fai del bene a te stesso”.
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