La Rotonda di Senigallia, il sogno di una concert hall sul mare
Dal dramma del terremoto del 1930 alla rinascita col turismo balneare, perché i sogni possono muovere le montagne
Quella mattina del 1930 qualcuno, dagli altanini delle imponenti ville che guardavano la spiaggia, si era accorto che il mare sembrava comportarsi in modo strano.
Forse il risultato di una mareggiata della notte precedente? Certo nessuno ricordava di aver mai visto la linea dei flutti ritrarsi verso il largo in maniera così repentina ed evidente.
Prima che si potesse filosofeggiare su quale fosse l’origine di un simile inspiegabile fenomeno, un profondo e terrificante boato colse di sorpresa questa volta non alcuni, pochi osservatori attenti ma la cittadinanza tutta. La gente cominciò ad uscire in strada, ci si chiedeva l’un l’altro cosa potesse significare, del resto il ricordo delle bombe della Marina Imperiale austriaca non era poi così lontano nel tempo.
Al boato seguì una scossa devastante. In pochi minuti il volto della ridente cittadina balneare di Senigallia mutò per sempre. Nel centro storico crollò gran parte degli ultimi piani dei palazzi, il Teatro La Fenice – tempio della lirica locale che anni prima aveva ospitato lo stesso Mascagni, – fu danneggiato irreparabilmente e nei giardini di fronte alle ville sulla spiaggia si aprirono delle piccole e preoccupanti voragini, prima che il mare tornasse indietro con tutta la forza devastante di cui era capace.
E da qui, da questo evento disastroso, nacque il sogno.
Come diceva Fitzcarraldo, matto a sufficienza da voler costruire un teatro dell’opera nella giungla amazzonica, “chi sogna può muovere le montagne” e allora un pugno di uomini che avevano assistito al terremoto e che, per dirla con Kipling, avevano visto crollare tutto ciò a cui avevano dedicato la loro vita, decisero non solo di curare le ferite causate dal sisma ma di usare il sogno per rilanciare il turismo balneare.
Già perché solo qualcuno che sogna può immaginarsi di costruire una sala da ballo, da musica, un locale elegante non già di fronte al mare ma, in effetti, sopra il mare stesso. La Rotonda nasce così, con la ferma intenzione di donare alla cittadina ferita un nuovo simbolo che la renda unica e le infonda la speranza per il domani.
Imbevuti di una non inusuale anglofilia, questi uomini, i consiglieri della Azienda Autonoma di Cura Soggiorno e Turismo, presero ispirazione dalla cittadina inglese di Brighton, allora località alla moda oltre Manica, e dotata appunto di un Palace Pier, una piattaforma che come una lingua di terra si protende verso il mare e dove le persone possono ancor oggi stazionare, fermarsi, chiacchierare, bere un aperitivo.
Siamo nel pieno del razionalismo fascista così anche la forma, della Rotonda, sarà insolita e futuristica: non una semplice piattaforma quadrangolare ma si deciderà di favorire il progetto dell’ingegner Cardelli che proponeva una curiosa forma a conchiglia, quasi ellittica, una sorta di astronave pronta a partire alla volta di chissà quali insospettati mondi.
A dispetto delle sue linee così avveniristiche la Rotonda però, sin da subito, viene gestita come un luogo di eleganza e prestigio: viene impiegata una orchestra stabile di Milano e alla gestione di bar e ristorante si aggiunse anche quella delle feste che – veri trattenimenti d’altri tempi, – prevedevano un dress code da sera, smoking per i signori e lungo per le signore, e dovevano accompagnare i villeggianti e gli ospiti occasionali lungo tutta la stagione.
Un servizio di eleganti motoscafi fu organizzato per unire il Porto alla Rotonda. Lì dove sorgeva il vecchio faro – che poi sarebbe stato spazzato via nel 1944 dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, – si scendevano i pochi gradini verso il mare e si saliva su una lancia pronta a condurre gli ospiti al pontile retrostante alla Rotonda.
In un giorno di luglio del 1933 era arrivato anche lui, Umberto di Savoia, il Principe di Piemonte con quell’aria sempre triste, elegantissimo nella linda uniforme bianca, ad inaugurare questa strana, curiosa costruzione che sembrava voler portare la terra sopra il mare.
Le vicende della Rotonda furono poi multiformi: deposito bombardato durante la guerra, risorse come dancing negli anni ’50, di nuovo chiusa ed in semi abbandono, quindi di nuovo restaurata, nel recentissimo passato, e restituita alla fruizione della cittadinanza e dei turisti.
Ne ha viste tante, la Rotonda, da quel lontano 1933 quando il principe triste le porse il suo inaugurale saluto. Ma come l’improbabile teatro di Fitzcarraldo è ancora lì, a ricordarci che il sogno può muovere le montagne.
Gaspare B. Cremonini
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