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Gino De Dominicis: Sgarbi racconta il paradosso della scomparsa di un immortale

"Ho pianto tanto, riconoscendo nell'itinerario espositivo dei suoi dipinti la nostra vita di intellettuali immortali del Novecento"

Carlo Emanuele Bugatti

Nella vita” scrive il prof. Bugatti, direttore del Musinf di Senigallia, “mi è capitato di pubblicare i primi due libri di Enzo Cucchi e di presentare le sue prime due mostre, quella alla Loggia dei Mercanti di Ancona e quella alla Biblioteca di Chiaravalle. Ugualmente” continua “mi è capitato di essere alla Biennale di Venezia con Gino De Dominicis proprio il giorno e l’ora in cui era scoppiato lo scandalo di quella che la stampa del tempo aveva chiamato l’esposizione del mongoloide.

Così” spiega il prof. Bugatti “quando racconto che i miei rapporti con questi due grandi artisti sono stati solo di sincera amicizia nessuno mi crede, anzi qualcuno, storia dell’arte alla mano, si offende e pensa che io lo stia prendendo in giro. Anche nei giorni scorsi quando ho visitato la mostra di De Dominicis al Museo Riso di Palermo e ho raccontato che ero a Palermo per un gradevole dovere di ufficio per la coincidente presentazione dell’istallazione fotografica di Eva Frapiccini e che ero entrato al Museo Riso solo perchè attirato dalla visione delle vetrine museali dedicate al giovane scultore Marco Papa, nessuno mi ha creduto. Ma era proprio così. Infatti nulla sapevo dell’utilissima iniziativa della mostra di Sgarbi su De Dominicis. Così come, in verità nulla sapevo neppure della mostra di Marco Papa. Ma vedendo oltre le vetrine quelle forme, mi sono detto: quelle forme le conosco e ho guardato le locandine vedendo il nome di un giovane artista amico del Museo che dirigo. Poi mi hanno dato gentilmente un depliant della mostra di De Dominicis e come giornalista mi hanno dato pure un biglietto omaggio e accompagnato in mostra con l’ascensore di servizio. Insomma solo il destino mi ha introdotto in una mostra preziosa, rara, difficile da organizzare con tutte quelle opere di Gino”.

“Come a vedere un bel film” conclude il prof. Bugatti “ho pianto tanto, riconoscendo nell’itinerario espositivo dei suoi dipinti la sua vita, la mia vita, la nostra vita di intellettuali immortali del Novecento. Ormai tutti morti o, come me, quasi morti. Naturalmente ho fatto finta di non piangere, tossendo soffiandomi il naso. Con discrezione per non offendere la sensibilità delle giovani giapponesi, che scorrevano in visita di pellegrinaggio, elegantissime nei loro hot pants, attonite di fronte ai blu e agli ori di Gino. Dunque devo dire grazie a Sgarbi, grazie a Palermo. Grazie al Polo Museale regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, che ha presentato questa mostra, intitolata “GDD Genio della dimensione” dedicata a Gino De Dominicis, che si inserisce nel calendario degli eventi culturali promossi da Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, celebrando benissimo il ventennale della scomparsa dell’artista anconitano con l’omaggio al paradosso della scomparsa di un immortale”.

Sono una sessantina le opere allineate al Museo Riso. Si tratta di opere pittoriche e grafiche dagli anni ’80 alla fine degli anni ’90. Seguendo un percorso coerente dal punto di vista stilistico e concettuale, concentrato sui temi mitologici e dell’immortalità. Oggi il lavoro di De Dominicis ha assunto un respiro internazionale e le opere in mostra davvero evidenziano il ruolo complesso che la figura di De Dominicis ha assunto nel panorama culturale italiano e internazionale. Già dalla sua prima importante personale nel 1969, presso la galleria romana l’Attico, l’opera di De Dominicis si caratterizzava per un modo di porsi non convenzionale nei confronti dei dogmi della scienza e della cultura. E’ stato notato che Opere come Poltrona per un viaggio nello spazio, Due verifiche di invisibilità, e lo stesso Necrologio, hanno già tutte le sfumature paradossali del superamento dei limiti fisici e della realtà umana, della riflessione metalinguistica e dell’impossibile realizzazione di quanto descrivono nel loro stesso titolo.

Certamente l’istallazione audio dal titolo D’IO, presentata nella stessa galleria romana nel 1971, opera unica nello spazio completamente vuoto, è l’istrione acustico che ironicamente diffonde il mistero dell’identità trasfigurata dal mito. Oltre al personaggio mitizzato, le opere in mostra a Palazzo Riso restituiscono un percorso artistico in cui De Dominicis costruisce il proprio “personaggio” e lo inserisce in una storia dell’inattualità e della distanza critica della contemporaneità. Gli “alter ego” fantastici di De Dominicis, dall’eroe sumero Gilgamesh alle figure aliene smaterializzate d’oro, evidenziano l’attività dell’artista totale rispetto al discorso critico e di mercato, così è agevole riconoscere in lui il parodista, l’artista mimetico e performativo che rivendica il primato dell’opera e dell’artista.

In presentazione Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Polo Museale: “Il Museo Riso, spiega pure come la mostra di De Dominicis rappresenti un traguardo per l’unicità e grandiosità del personaggio, che amava considerare le sue opere parte integrante della sua vita”, la Li Vigni ricorda infine che “De Dominicis non amava etichettarsi moderno o contemporaneo. Rifuggiva infatti le scuole, tanto da non considerarsi mai affiliato ad un movimento o ad una moda critica del momento”.

Concludendo però che “allo stesso tempo De Dominics ha avuto nei confronti delle scuole una funzione ispiratrice. In questo senso riconoscendo che la sua stessa vita è divenuta un opera d’arte perché poeticamente e tragicamente è stata il gesto assoluto dell’arte sulla forma artistica”.

MUSINF
Pubblicato Venerdì 22 giugno, 2018 
alle ore 7:02
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