“Il Misa per Senigallia è risorsa e problema”. “Lavori sono già iniziati: servono 180 giorni”
Il Consiglio Grande: tutti gli interventi, le repliche, le polemiche, le proposte, le opposizioni. "I fondi arrivati sono un caso unico"
E’ durato circa cinque ore il Consiglio Grande di sabato 9 giugno, sessione straordinaria del Consiglio comunale, interamente dedicata al tema della programmazione di interventi per la gestione del bacino idrografico dei fiumi Misa e Nevola.
Aperto dagli interventi e dalle relazioni del sindaco Maurizio Mangialardi, dell’assessore regionale alla Difesa del suolo e della costa e alla Protezione civile Angelo Sciapichetti e del presidente del Consorzio di bonifica della Regione Marche Claudio Netti, il Consiglio Grande si è poi snodato attraverso altri 28 interventi di consiglieri comunali, associazioni, comitati, attori in gioco nella stesura del contratto di fiume, semplici cittadini. In chiusura le repliche dei tre relatori, il tutto moderato dal presidente del Consiglio Comunale di Senigallia, Dario Romano.
Per tutta la durata della seduta del Consiglio Grande, su Senigallia Notizie è stato possibile seguire la diretta video fornita dal Comune di Senigallia, che tornerà pienamente fruibile in differita una volta terminata l’elaborazione della registrazione.
Proponiamo qui uno schematico riassunto degli interventi, alcuni accesi e fonte di polemica, come quello di Fabio Amici, presidente dell’Associazione Amici della Trasparenza, che ha pesantemente attaccato o di Corrado Canafoglia, dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha incalzato i relatori con domande dirette, ma a cui non c’è stata risposta, e cercato di ottenere più minutaggio nel suo intervento, che non gli è però stato concesso da Romano. Altri interventi hanno gridato tutta l’inquietudine, la rabbia e la commozione di chi nell’alluvione del 3 maggio 2014 ha perso tanto e avuto danni e “da quattro anni non dorme”, come ha sottolineato Marco Bellagamba del Comitato alluvionati Portone.
L’apertura dei lavori è spettata al sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, il cui senso del discorso è stato indirizzato verso un ridisegnamento del piano di emergenza che va fatto dopo gli interventi di messa in sicurezza del fiume. “Se cedono gli argini, non ci sarà mai un piano di emergenza applicabile”, ha affermato, ribadendo l’assoluta necessità di realizzare le vasche di espansione, da troppi anni finanziate, ma i cui lavori non sono mai partiti, anche passando dal tema degli indennizzi per i proprietari delle aree interessate.
La parola è passata quindi all’assessore regionale Angelo Sciapichetti, che ha ribadito lo stanziamento totale di 22 milioni di euro per l’asta fluviale del Misa: “Pensate che quando sono entrato in carica, per tutti i fiumi avevo a disposizione 500mila euro: questo incremento è stato possibile grazie al piano Italia Sicura”. Sciapichetti ha assicurato la cura degli argini tra Bettolelle e Brugnetto e sul fosso del Sambuco, ma “non abbiamo la bacchetta magica, non tutti quello che ci siamo detti è sufficiente: questo è un primo passo avanti”.
Il presidente del Consorzio di Bonifica, Claudio Netti, amplia già il campo degli interventi: “I lavori sono iniziati e abbiamo già chiesto al Genio Civile quali possano essere ulteriori interventi da eseguire; i 4 km di argini su cui lavoreremo potrebbero diventare 5 km”. E ancora: “Il fiume deve recuperare i suoi spazi: dobbiamo aprire un ragionamento con il mondo dell’agricoltura. E’ necessario incrementare la possibilità di deflusso del corso d’acqua”. Per Netti: “Se ci prendiamo l’estate per il confronto, dal 1° settembre iniziamo a progettare. I tempi sono dettati anche dal fatto che ci muoviamo nel rispetto delle leggi, pur in regime di emergenza”.
E’ iniziata a questo punto la lunga serie di interventi, che sintetizzeremo al massimo, lasciando a voi lettori la possibilità di riascoltare tutte le dichiarazioni una volta disponibile il video completo.
Evasio Sebastianelli, direttore regionale CIA e al tavolo del contratto di fiume, ha mirato il suo intervento sugli indennizzi che è necessario pianificare per gli agricoltori interessati dalle vasche di espansione.
Massimo Gennaro, di ACU Marche e al tavolo del contratto di fiume, ha auspicato la collaborazione tra tutti gli attori in campo.
Luciano Montesi, dell’associazione Confluenze e al tavolo del contratto di fiume, aveva anticipato il suo intervento in questo articolo.
Paolo Landi, dell’associazione Il Novum, ci aveva analogamente anticipato il suo intervento e ha continuato a sottolineare l’inutilità delle vasche di espansione.
Riccardo Pizzi, delegato a parlare per Paolo Turchi del Comitato a difesa del territorio area agricola di compensazione idrica località Brugnetto, ha evidenziato come la rottura degli argini il 3 maggio 2014 è avvenuta anche a monte della zona in cui le vasche dovranno essere realizzate.
Corrado Canafoglia, dell’Unione Nazionale Consumatori, prima di innescare la polemica per ottenere più minutaggio sfruttando lo spazio che sarebbe stato destinato a Marco Minardi, ha sottolineato come finora non sia emersa nessuna soluzione tecnica, evidenziando ai relatori come, ad oggi, il fiume non sia ancora in sicurezza e si sia alle prese con sgomberi dei residenti e mancata pianificazione.
Alberto Romagnoli, Presidente Ordine degli Ingegneri di Ancona, ha invece puntato il dito su quella che ha definito la “demolizione del Genio Civile, che viene smantellato passando le competenze ai Comuni, già sovraccarichi di mansioni”.
Marco Minardi, del Comitato alluvionati via Capanna, ha passato la parola perchè non è stata accolta la richiesta di delega a Corrado Canafoglia.
Abramo Barbaresi, del Comitato alluvionati Borgo Bicchia, ha posto l’attenzione su portelle non funzionanti, canali mancanti, assenza della figura del Guardiano di Fiume, gestione carente dell’allerta: “I cittadini non sanno quali sono le strade da percorrere e luoghi da raggiungere”.
Stefano Zandri, del Comitato alluvionati Borgo Molino, ha ricordato che è stato tombato il canale Vallato, è ora presente un tunnel non sufficiente al deflusso delle acque e per questo motivo il Borgo Molino si allaga sistematicamente. Chiede di modificare il piano di interventi, rivedere il livello delle strade attorno al quartiere, che ora fanno da argine all’acqua, dragare la foce del Misa, allungare la banchina di levante, riaprire il collegamento tra fiume e terza darsena del porto.
Alberto Bacchiocchi, della Fondazione Città di Senigallia, ha preso come esempio interventi svolti dalla Loccioni a Serra San Quirico e parlato della realizzazione di un parco fluviale che possa essere una ulteriore area di deflusso dell’acqua.
Marco Pietroni, WWF Ancona Macerata e contratto di fiume, è intervenuto non per proporre progetti puntuali, ma linee di indirizzo naturalistico e rispettoso dell’ambiente, citando proprio il caso Loccioni come esempio che “grida vendetta” per non aver seguito quella linea.
Stefano Mencarelli, del Comitato alluvionati Marazzana, ha ricordato le rotture del 1976, 1991, 1994, 2011, 2014 degli argini del fosso del Sambuco: un problema non certo nuovo. “Occorre raddrizzare il fosso nel tratto terminale, rinforzare l’argine sinistro, così come si è fatto col destro, sistemare le erosioni sulla sponda sinistra del Misa, risolvere il problema delle tane”.
Marco Bellagamba, del Comitato alluvionati Portone e al tavolo del contratto di fiume, ha ribadito la necessità della micromanutenzione, che va affiancata alle grandi opere di cui si sta parlando.
Fabio Amici, del Comitato Amici della Trasparenza, in tema di appalti che si stanno assengando, ha parlato dei problemi di inflitrazioni malavitose proprio nel territorio marchigiano, chiedendo il massimo impegno contro la corruzione.
Carlo Frutti, dell’Associazione Nazionale Difesa del Suolo, ha evidenziato l’aumento esponenziale delle precipitazioni negli ultimi 10 anni precipitazioni: “Con le moderne tecnologie è possibile un monitoraggio costante del territorio ed esistono soluzioni come il ‘rain garden’. Fondamentali gli aspetti della resilienza e del coinvolgimento del cittadino”.
Endrio Martini, facilitatore che ha lavorato alla stesura contratto di fiume, si sente un “ponte tra parte pubblica e parte privata”; ha parlato di conflitti di interessi da risolvere e di approccio delicato all’acqua e ai territori che essa attraversa. “Dal contratto di fiume arrivano proposte: i numeri spettano a progettisti. Proporremo di istituire tre tavoli di lavoro: non dobbiamo occuparci solo del rischio idraulico, ma anche dell’ambiente fluviale”. Martini ha chiesto qualità nella progettazione e rispetto dei tempi.
I signori Barbaresi e Vici, residenti di Borgo Bicchia, affermano di aver baulato campo, come è stato loro richiesto: “Ma lo devono fare tutti: se per legge i terreni vanno manutenuti, si controlli che tutti rispettino le norme. Noi abbiamo speso tanto, ma non basta: servono capofossi e canali, ora mancanti”.
Bruno Annicchiarico, altro cittadino di Borgo Bicchia, si è invece lasciato prendere la mano andando fuori tema e parlando di mafia ed evasione fiscale, stoppato a fatica dal presidente Romano.
La parola è passata quindi ai capigruppo consiliari di Senigallia.
Luigi Rebecchini, Unione Civica, ha additato responsabilità governo precedente, che ha tagliato fondi e personale smembrando le Province, esortando poi: “Si inizi intanto a progettare, poi si amplieranno interventi”.
Vilma Profili, Obiettivo Comune: “La città dopo il 3 maggio 2014 si è rimesa in piedi in 10 giorni, Regione e Provincia non sono state altrettanto tempestive negli interventi, a distanza di quattro anni”.
Maurizio Perini, Progetto in Comune e consigliere delegato Protezione Civile, ha sottolineato come le numerose allerte meteo, che non sono calate dall’alto ma sono emesse a livello regionale, attivano correttamente il sistema e i protocolli di emergenza, ma servirebbe nel territorio di Senigallia un punto di raccolta dei mezzi di Protezione Civile, per interventi più rapidi.
Alan Canestrari, Forza Italia, è tornato sui tempi di progetti e appalti, evidenziando poi la possibilità di istiutire nuovi sistemi allarme e di creare, attraverso deleghe assessoriali, un filo diretto con la Regione, per avere relazioni periodiche sullo stato dei lavori.
Nausicaa Fileri, La Città Futura, reputa responsabili gli enti regionali per la mancata manutenzione negli anni, si dice soddisfatta per le somme stanziate e auspica un modello come quello proposto dall’Associazione Confluenze.
Giorgio Sartini, Senigallia Bene Comune, ha sottolineato come l’alluvione del 1976 sia avvenuta per sormonto degli argini e dopo 25 cm di precipitazioni, mentre nel 2014 ha avuto origine dal collasso degli argini, in seguito a soli 7,8 cm di pioggia caduta. “Le vasche sarebbero insufficienti, il problema è nel tratto cittadino: servono dragaggio della foce, riapertura del collegamento con la terza darsena, prolungamento della banchina levante, rifacimento dei ponti“.
Adriano Brucchini, Vivi Senigallia, chiede che la Regione individui altre zone di compensazione idraulica.
Stefania Martinangeli, Movimento 5 Stelle, ha chiesto ancora conto di tempi e fondi, sostenendo che gli argini dovevano essere monitorati e manutenuti nel tempo, mentre sono in abbandono. La consigliera si è poi concentrata sulla errata perimetrazione del Piano di Assetto Idrogeologico, e sul fatto che operi il Consorzio di Bonifica e non direttamente la Regione Marche.
Luana Pedroni, Partito Democratico, ha esaltato le azioni dell’Amministrazione Mangialardi: la liquidazione dei rimborsi, l’apertura sportelli per agevolare i cittadini nelle procedure, i solleciti per gli indennizzi alle aziende. “Rimettiamo la nostra fiducia nelle figure individuate dalla Regione e attendiamo notizia dell’inizio dei lavori”.
Ai tre relatori, Netti, Sciapichetti e Mangialardi, è stato quindi concesso uno spazio finale per le repliche.
Claudio Netti ha immediatamente invitato Romagnoli a “studiare di più”, perchè non è vero che il Genio Civile è stato smantellato, ma impiega sempre le stesse persone.
“Il Consorzio di Bonifica non è un ente privato nè un poltronificio, – ha continuato Netti – ma recupera le istanze del territorio e dai sindaci, attraverso assemblee consortili. Grazie all’interfacciamento con le imprese agricole abbiamo un presidio costante sul territorio, che monitoriamo in questo modo”.
Netti ha poi iniziato ad enumerare alcuni degli interventi tecnici, sui quali non si è poi potuto dilungare per problemi di tempi, ma ha stimato in 180 giorni continuativi il tempo necessario per portare a termine i lavori sull’asta fluviale del Misa.
Angelo Sciapichetti, affermando di aver ascoltato con attenzione tutti gli interventi, non ha fatto a meno di sollevare la questione della competenza delle varie parti in causa: “In Italia ci troviamo spesso di fronte a 60 milioni di CT della Nazionale, poi a 60 milioni di costituzionalisti. Teniamo a mente che non siamo tutti ingegneri idraulici”.
“Il passaggio di consegne tra Province e Regione ha ritardato i tempi, – ammette l’assessore regionale – ma ora su Senigallia abbiamo uno stanziamento di 18 milioni di euro, che si sommano ai precedenti 4, che è unico nelle Marche, dove ci sarebbero altre aste fluviali su cui intervenire. Le reazioni che ho sentito non sono state di soddisfazione, ma si sta chiedendo ancora di più, quando fino a poco fa non c’era nulla”.
Sciapichetti, in definitiva, non ha trovato l’apprezzamento che si aspettava per l’intervento che si metterà in campo. Al termine del suo intervento, dall’assessore all’ambiente un ringraziamento alla Protezione Civile e al sindaco Mangialardi: “Sotto indagine per un evento di cui non ha nessuna responsabilità”.
Maurizio Mangialardi, nell’intervento di chiusura del Consiglio Grande sul tema della gestione idrografica dei fiumi Misa e Nevola, ha ricordato come prima del 2014, intervenire sui corsi fluviali fosse estremamente complicato.
“Anni fa avevamo 80mila euro a bilancio per tutta la manutenzione, ora arrivano milioni. Adesso possiamo progettare e guardare oltre, senza interventi in apnea: tenete conto che solo nel 2018 abbiamo già gestito 39 allerte meteo, attivando i protocolli del caso. Con questi stanziamenti, i lavori sono già iniziati a maggio, come promesso da Netti, altri ne saranno progettati, appaltati e realizzati sugli argini e con le vasche di espansione. A quel punto dovremo riperimetrare le aree di rischio idrogeologico e lavoriamo già a un sistema di allertamento puntuale, per superare allarmi generali, sirene, vigili che passano in strada: dobbiamo dire a ciascuno cosa fare in caso di emergenza”.
“Il fiume, – conclude il sindaco – come affermato da Luciano Montesi, è da una parte una grande risorsa, dall’altra un problema. Così sarà sempre. Prosegua questa impronta da parte della Regione Marche, attraverso lo strumento da utilizzare e condividere: il contratto di fiume“.
E' vero esattamente il contrario!
Il piano di emergenza serve, appunto, come dice il nome stesso, per gestire le emergenze, esattamente come può essere la rottura di un argine.
Quindi deve essere fatto, e non bisogna di certo stare ad aspettare nessuno!
Ma cosa sta dicendo il Sindaco???
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