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Mancata assunzione all’Opera Pia: “Il razzismo non c’entra nulla”

A breve un incontro chiarificatore tra la 40enne, la cooperativa e la fondazione

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La onferenza Fondazione Opera pia Mastai Ferretti

Nessuna questione riguardante il razzismo ma solo una valutazione allo scopo di tutelare sia gli ospiti della struttura che il personale stesso”. E’ questa in sintesi la risposta pubblica ribadita da Mario Vichi, presidente della Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti, durante la conferenza indetta per cercare di smorzare la tempesta che si è abbattuta nelle ultime ore sulla struttura che ospita più di 200 anziani.

Questa la posizione  sulla vicenda che ha coinvolto Fatima Sy; la 40enne di origini senegalesi avrebbe denunciato  che, la mancata assunzione nella struttura dove aveva fatto una prova di alcuni giorni, fosse diretta conseguenza del colore della sua pelle.

La vicenda è rimbalzata sui media nazionali venendo ben presto etichettata come “episodio razzista”: epiteto che, secondo i rappresentanti della Fondazione e della cooperativa che gestisce parte del personale all’interno della casa di riposo, non c’entra nulla con il razzismo.

Nella nostra struttura – racconta il presidente della fondazione – lavorano tantissime persone che provengono da paesi stanieri come Nigeria, India, Perù, Albania, Tunisia, Romania, Algeria. Avere personale multietnico è la normalità; non esiste alcun tipo di razzismo alla base della questione ma solo una valutazione che potesse tutelare sia gli ospiti, che da sempre sono la nostra priorità, che il personale stesso, con cui da sempre abbiamo ottimi rapporti; non è affatto raro che alcuni anziani si rivolgano agli operatori con insulti, molti presentano delle demenze e prepariamo il personale a ciò; qualsiasi parola possa essere uscita dalla bocca dei nostri ospiti non può essere letta in alcun modo in chiave razzista ma va contestualizzata con casi clinici, spesso anche gravi. Alla base ella nostra scelta c’è stata sia la tutela degli ospiti che quella dell’operatrice che avrebbe rischiato di trovarsi a lavorare in un ambiente ostile” .

Dello stesso avviso Paola Fabri, presidente della Cooperativa Progetto Solidarietà che dal 1994 lavora con gli anziani, mettendo a disposizione delle strutture di riposo personale socio-sanitario e animatori.

Occupiamo un centinaio di donne e oltre il 15% del nostro personale è di origine straniera – interviene Paola Fabri, presidente della cooperativa – quindi far passare la vicenda per  razzismo ci sembra surreale; non vogliamo neanche che passino per razzisti alcuni ospiti che soffrono di demenze o altre malattie. Anzi cerchiamo di educare all’accoglienza di tutte le fragilità che lanziano ha e siamo molto attenti a questo aspetto. A Fatima era stato proposto di fare una prova in questa struttura ma  viste le problematiche emerse avremmo potuto valutare anche altre opzioni lavorative nelle altre strutture che seguiamo sempre sul territorio senigalliese. Probabilmente il nostro errore è stato di tempistiche o forse non siamo stati abbastanza chiari: la coincidenza con i ponti del 25 aprile e del 1° maggio, le ferie di una coordinatrice, hanno fatto si che le tempistiche si allungassero di una settimana…purtroppo prima di poter parlare della situazione è scoppiato questo caso mediatico – ed concluso ha la Fabbri – parlare di caso di razzismo è quanto mai fuori luogo: la tutela delle nostre operatrici, di cui molte straniere, è per noi un motivo di vanto e di orgoglio e poi, se fossimo stati prevenuti, per quale motivo avremmo dovuto far intraprendere a Fatima l’iter dei colloqui e la prova nella struttura?

Alla conferenza è intervenuta anche la stessa 40enne che riguardo le motivazioni di tutela verso le Fatima Syoperatrici ha ribattuto: “Avrei lavorato senza problemi nella casa di riposo, non temo gli insulti: in passato ho svolto incarichi come badante e assistente anche a disabili e quindi so che alcuni anziani possono lasciarsi andare in certi commenti. Posso dire che in mia presenza non l’hanno mai fatto. Chiedo soltanto di poter lavorare, di avere una dignità lavorativa ed una stabilità economica”.

Nonostante gli inevitabili rapporti tesi tra le due parti in causa, i rappresentanti della Cooperativa hanno anticipato che nei prossimi giorni si terrà l’incontro chiarificatore con la 40enne per valutare altre posizioni lavorative da farle ricoprire. La stessa Fatima si è detta più che possibilista riguardo un’eventuale occupazione anche nelle altre strutture gestite dalla Cooperativa.

Commenti
Ci sono 6 commenti
giulio
giulio 2018-05-04 19:46:21
Gentilissimo presidente Vichi, ormai la frittata è fatta. La notizia che è passata nei telegiornali e sui giornali (persino su Dagospia) è totale discredito sulla struttura ed anche (purtroppo) su Senigallia. Ora, nessuno è responsabile?
gino serretti 2018-05-05 07:08:34
C'è una sola persona responsabile che ha volutamente provocato questa situazione.
cicciamariuccia 2018-05-05 07:46:31
Questa è un'altra che ha capito che in Italia basta etichettare come "razzista" che tutti se la fanno sotto. Voleva il posto e l'ha ottenuto. Complimenti.
romolo
romolo 2018-05-05 10:43:04
Chissa il vescovo che ne pensa?
Non si pronuncia?
Siamo alle solite !!!!
giulio
giulio 2018-05-05 11:32:08
Chiedete i danni, siete stati diffamati urbi et orbi.
Mario2 2018-05-05 12:26:54
Questa storia del razzismo è diventata un arma di ricatto. Mia cara Sig.ra si chieda che cosa ha fatto lei per questo paese è che cosa ha fatto questo paese per lei prima di smuovere infondati polveroni. Una storia vergognosa e piena di demagogia, mi meraviglio di non aver ancora visto personaggi come la Senatrice Amati
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