Alla Rocca Roveresca sabato 3 marzo si inaugura “Le donne i bambini, la guerra”
Quarant'anni di fotogiornalismo di guerra attraverso l’obbiettivo di Giorgio Pegoli
Nell’ambito delle attività della Scuola comunale di Pace “Vincenzo Buccelletti”, sabato 3 marzo, alle ore 17,30 alla Rocca Roveresca, sarà inaugurata la mostra del noto fotografo senigalliese Giorgio Pegoli “Le donne i bambini, la guerra”.
L’esposizione è incentrata sulla donna e sul suo ruolo cruciale nei momenti difficili e dolorosi della guerra. Le fotografie sono il risultato di oltre cinquanta viaggi volti a documentare i grandi conflitti della seconda parte del Novecento, dal Vietnam all’Iraq, dalla Bosnia al Ciad alla Russia. Oltre ad aver avuto la prestigiosa copertina del Times nel 1998, le opere di Pegoli sono esposte presso il Museo della Fotografia di Losanna, il Museo delle Culture europee di Berlino e la Fondazione Matiz di Città del Messico.
La mostra, che sarà visitabile fino a domenica 8 aprile, inaugura anche il programma di iniziative predisposto dal Comune di Senigallia in occasione del mese della donna.
“In attesa dell’imminente apertura della mostra di Robert Doisneau – afferma il sindaco Maurizio Mangialardi – inauguriamo un altro prestigioso appuntamento dedicato alla fotografia e all’arte del fotogiornalismo, di cui il nostro Giorgio Pegoli è indiscusso maestro. Un evento che contribuisce a rafforzare ulteriormente l’immagine di Senigallia Città della Fotografia, su cui l’Amministrazione comunale continua a lavorare con grande impegno per valorizzare l’immenso patrimonio non solo di opere, ma anche di competenze professionali, presenti nel nostro tessuto sociale. Oltre ai promotori dell’evento e allo stesso Pegoli, ancora una volta il mio sentito ringraziamento va al direttore del Musinf Carlo Emanuele Bugatti, per il suo instancabile lavoro, e al presidente della Fondazione Città di Senigallia Michelangelo Guzzonato, per il suo immancabile sostegno”
“Un ringraziamento speciale – dice l’assessore alla Cultura Simonetta Bucari – va alla nostra Scuola di Pace, che con la solita sensibilità ha scelto di valorizzare l’opera di un grande artista come Pegoli, per sottolineare le indicibili sofferenze patite dalle donne in ogni conflitto bellico come madri, mogli, profughe, ben oltre, dunque, la follia della guerra guerreggiata creata dagli uomini. Un evento importante, quindi, che ci consente di entrare nel mese che celebra la Giornata internazionale della Donna senza retoriche e focalizzando l’attenzione su un tema purtroppo ancora oggi di tragica attualità“.
“Non è una novità – sostiene il presidente di Fondazione Città di Senigallia Michelangelo Guzzonato – che Senigallia sia stata ospite di figure artistiche come Cavalli, Giacomelli, Ferroni, Gambelli e tutti coloro che, fotografi, hanno aderito, nel tempo, alla “Scuola del Misa”. Non è una novità che quei maestri del recente passato hanno lasciato un segno indiscusso e indelebile nel campo fotografico innovando e affermando, rivoluzionando e meravigliando tanto da essere, ancora oggi di ispirazione per nuovi talenti impegnati in quella stessa dimensione artistica. Al contrario appare come una novità proporre, in quel di Senigallia, un professionista come Giorgio Pegoli: un fotografo contemporaneo, vivente che, pur uscendo da quel contesto nobile, propone un suo originale percorso che lo porta a occuparsi fondamentalmente di fotogiornalismo”.
Tra gli obiettivi della Fondazione c’è anche quello di tramandare questa forma d’arte: “La Fondazione Città di Senigallia – aggiunge Guzzonato – nel concorrere alla realizzazione di questa mostra fotografica, in consonanza e in collaborazione con il Comune di Senigallia, intende iniziare un percorso composto di due parti, entrambe funzionali al passaggio di know how alle nuove generazioni”.
“A dare rilevanza critica internazionale all’opera di Pegoli – conclude il direttore del Musinf Carlo Emanuele Bugatti – è stato per primo Charles Henri Favrod, fondatore del Museo della fotografia di Losanna e animatore del progetto del Museo Alinari, avendo incluso gli scatti di Pegoli nella sua raccolta e nei suoi libri. Favrod amava sostenere che quello di Pegoli si manifesta come un reportage umanitario. Fatto dunque principalmente per raggiungere i cuori. Ma la testimonianza di Pegoli si è esercitata esemplarmente anche nella documentazione dei conflitti minori, marginali, dimenticati. Soprattutto là, dove senza la documentazione fotografica, il silenzio delle cronache e quwllo della storia si sarebbero sovrapposti, nascondendo il dolore e la sofferenza dei deboli agli occhi e alla coscienza dei più, Pegoli ha sempre voluto consegnare al pubblico, con semplicità da moderno cantastorie, la sostanza emotiva delle sue esperienze nei teatri di guerra”
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