Cardiologia, il Tribunale del Malato di Senigallia alza la voce: “basta, si parli chiaro”
La sezione locale: "si trasforma un reparto, ma non si ha il coraggio di dirlo e non si stabilisce un'organizzazione alternativa"
Utic Sì, Utic No, il Tribunale del Malato ora pretende chiarezza dalla politica e risposte certe ai cittadini sul destino del reparto di Cardiologia dell’ospedale di Senigallia.
A chiederla è il responsabile locale del Tribunale del Malato Umberto Solazzi, che evidenzia pure il progressivo depauperamento dell’ospedale senigalliese e le conseguenti difficoltà dei cittadini, che “ormai sono sempre più frastornati”.
“Noi non entriamo nel merito delle decisioni tecniche adottate nella riorganizzazione della sanità regionale. Il nostro ruolo però ci impone di valutare se le decisioni prese tengano nella dovuta considerazione i diritti del cittadino ad una sanità pubblica efficiente e ad un’informazione precisa su quanto sta avvenendo.
Per Cardiologia, tutti questi principi sono stati completamente disattesi“, sottolinea Solazzi, che poi entra nel merito.
“Il Reparto è stato designato ad indirizzo riabilitativo, perdendo di fatto l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (Utic): lo dicono le DG Asur 481/2016, 316/2017 e, da ultimo, 732 del 15 dicembre 2017. Personalmente, anche attraverso la stampa, già nel 2013 avevo manifestato i timori di una perdita dell’Utic: ricordo allora le parole del sindaco Mangialardi e dell’assessore Volpini che si dichiaravano pronti alle barricate se l’ospedale di Senigallia fosse stato depauperato. Quel momento è arrivato: la Cardiologia riabilitativa, per definizione e per le sue linee di indirizzo organizzative, non può infatti ricoverare pazienti cardiologici acuti, ma solo pazienti che abbiano già superato la fase acuta“.
Eppure, continua Solazzi, “a voce, o attraverso la stampa, ma senza alcun documento ufficiale scritto, sia il Direttore Asur Marini, sia il sindaco Mangialardi, sia il consigliere regionale Volpini, sia l’assessore alla sanità di Senigallia Girolametti, hanno assicurato che nulla cambierà rispetto all’attività svolta fino ad ora. E’ vero, la Cardiologia, al momento, sta continuando a svolgere il compito che ha sempre svolto, di fatto contravvenendo però alla direttiva 732/2017 del dicembre scorso. Una situazione confusa e contradditoria. Per questo abbiamo chiesto, con una lettera alla dottoressa Storti, informazioni all’Asur”.
“Avremmo voluto sapere – sottolinea Carlo Massacci, già primario di Cardiologia dell’ospedale di Civitanova Marche e ora, in pensione, componente del Tribunale del Malato – qualche notizia certa sulla riorganizzazione. Quali casi di patologie acute possono essere trattati e quali trasferiti? Quanti sono i posti letto a disposizione? L’impianto e la sostituzione dei pace maker continueranno? Quali sono le tempistiche della trasformazione in atto?
Non abbiamo avuto alcuna risposta. Di fatto, si trasforma un reparto, ma non si ha il coraggio di dirlo e, ancor più grave, non si predispone una precisa organizzazione alternativa con una chiara tempistica, che dia certezze agli utenti, ma pure al personale medico”.
Personale medico che, nel reparto, è in calo secondo i numeri forniti dal Tribunale del Malato: “in pochi anni i medici sono passati da 10 a 8, con una maternità che non è stata ancora sostituita, ma soprattutto le prestazioni sono passate da 7.000 a 3.500 all’anno”, spiegano Solazzi e Massacci.
“Magra consolazione – conclude il responsabile del Tribunale – è che questo modo di agire sia diffuso in tutto il sistema sanitario regionale. Cardiologia non è certo l’unico problema dell’ospedale di Senigallia, ma in questo caso mancano completamente la pianificazione, la chiarezza e il coraggio di parlare. Tra Marini, Mangialardi, Volpini e Girolametti, chi è disposto a dimettersi per non aver detto tutta la verità, visto che la prima determina che parla di Cardiologia Riabilitativa, e non più di Utic, risale al 2016?
Noi siamo disponibili al confronto, ma non vogliamo essere presi in giro. Sulla sanità non si può scherzare”.
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