La vita da fotoreporter di guerra di Giorgio Pegoli in mostra alla Rocca di Senigallia
"Stampe a colori che risultano anche più spettacolari di quelle di McCurry", sottolinea il Musinf: mostra a marzo
In apertura dell’incontro con Roberto Mutti al Palazzetto Baviera, il prof. Bugatti, direttore dl Musinf, sorride soddisfatto e ci tiene a sottolineare che la mostra curata da Salvalai al Palazzo del Duca ha avuto un grande successo anche di pubblico (più di 1500 ingressi, registrati dai biglietti venduti) perché la gente ha capito che si trattava di una mostra di foto originali, di vintage e non di una mostra commerciale, di giro.
Visto il successo la mostra è stata prorogata fino all’11 febbraio. “Poi”, aggiunge il prof. Bugatti, “didatticamente utili sono gli incontri di approfondimento tenuti al Palazzetto Baviera come l’incontro con Mutti il quale è in grado di approfondire la comprensione dell’importanza dei manifesti di estetica della fotografia, quale quello del Gruppo Misa e quello del Manifesto del Passaggio di frontiera”.
“Insomma”, conclude il prof. Bugatti, “il progetto di Senigallia Città della fotografia finalmente si muove con un passo spedito come dimostrano anche le molte proposte espositive alla Rocca Roveresca che l’Assessore alla Cultura Simonetta Bucari sta mettendo a punto per il 2018″.
Si tratta di un programma che comprende la mostra dell’autoritratto fotografico con la presentazione del nuovo libro di Giorgio Bonomi, una nuova rassegna degli artisti concettuali e una mostra fotografica di Lorenzo Cicconi Massi. Tra queste proposte si segnala a marzo la mostra dedicata alla vita da fotoreporter di Giorgio Pegoli, articolata sulle grandi stampe a colori realizzate nell’ambito del progetto di catalogazione avviato dalla Fondazione Senigallia su proposta del presidente Michelangelo Guzzonato.
Quelle di Giorgio Pegoli sono fotografie riprese sui principali scenari di guerra del secondo Novecento con particolare volontà di documentare le sofferenze dei più deboli, i bambini, le donne, gli anziani. Nel complesso quindi le immagini scattate da Giorgio Pegoli configurano quella che Favrod aveva definito una fotografia umanitaria. Le mostre ed i libri dedicati a Giorgio Pegoli non si contano, ma l’evento espositivo alla Rocca Roveresca costituirà una sorpresa per via delle dimensioni delle stampe anche a colori di Giorgio Pegoli, che risultano anche più spettacolari di quelle di McCurry.
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