Presentato a Senigallia uno dei “miracoli” di Paolo Simone, l’ambulatorio Maundodè
Teatro La Fenice pieno per il racconto dello straordinario progetto medico solidale, per garantire diritto alla salute
Pomeriggio commovente e caloroso quello di sabato 13 al Teatro La Fenice per la presentazione al pubblico dell’Ambulatorio medico solidale Paolo Simone Maundodé, che già a partire dal nome di origine africana è riuscito a raccontare il senso di un progetto così straordinario.
“Sono quello che sono grazie a loro” è il significato della parola Maundodé, e tutto questo è emerso con forza, sabato: abbiamo bisogno l’uno dell’altro, di cooperazione, “di soddisfare il desiderio di riempire la nostra vita e di farlo insieme agli altri”, come ha detto la dottoressa Emanuela Sbriscia Fioretti, moglie di Paolo, “mamma” e presidente onorario di Maundodé. È lei che ha raccontato a un teatro sorprendentemente strapieno, i dettagli dello studio multidisciplinare, partire dal contesto socioeconomico (la disuguaglianza sociale, la rinuncia alle cure per motivi economici, per liste d’attesa troppo lunghe, per l’eccessiva distanza dalla sede delle cure), e ha approfondito poi gli obiettivi, primo tra tutti quello di garantire il diritto alla salute alle fasce più deboli della popolazione, le modalità di accesso e le svariate attività sanitarie previste.
Il dottor Valter Mariotti, conduttore della serata, ha parlato dell’esordio del progetto, nato da “tante storie che si incrociano”, e dello scopo fondamentale per i tantissimi medici e infermieri (circa 40 ma in crescita continua) che partecipano a titolo volontario all’ambulatorio, cioè “prendersi cura delle persone, del loro percorso sanitario nella sua interezza, anche per accompagnarle verso la conoscenza dei diritti che hanno e talvolta non conoscono”. Un video molto emozionante ha ripercorso momenti della storia di Paolo Simone, uomo che ha segnato la vita cittadina con le sue azioni, il suo lavoro e i suoi ideali, e ancora oggi regala un respiro nuovo alla città tutta, che si è riscoperta più desiderosa di combattere e di indignarsi di fronte ai diritti negati e all’ingiustizia dell’emarginazione.
Come ci ha scherzosamente definiti Massimo Cirri di Rai Radio Due, “voi senigalliesi siete davvero stranini”, per dire che un sabato pomeriggio così intenso, così partecipato, è cosa rara e ammirevole tra tanta superficialità e rassegnazione sempre più diffuse. È sicuramente uno dei “miracoli” del dottor Simone, come ha ribadito il sindaco Mangialardi: “Paolo ha contagiato tutti noi nell’intento di diffondere la pace partendo da qui e ora, tutti i giorni, esprimendo la sua idea di fratellanza nell’esempio e nell’abbraccio quotidiano”.
Azioni tangibili per creare salute e benessere, quindi, in linea con la pedagogia dei fatti tanto cara a Caritas, ente che ospita l’ambulatorio a titolo gratuito e che segue la parte amministrativa, burocratica e partecipa in pieno al progetto: “Il malato povero” ha spiegato Giovanni Bomprezzi, direttore di Fondazione Caritas “è la forma più grave di emarginazione sociale ed è lui che mettiamo al centro della nostra attenzione. Il nostro è un progetto ambizioso, che prova a evitare il dramma futuro di chi non avendo la possibilità di curarsi oggi e di fare prevenzione si troverà domani a cadere di fronte alla malattia”.
Dopo l’intervento di Fabrizio Volpini su politica e welfare regionale e quello del vescovo Franco Manenti, che ha invitato a una riflessione sottile nell’ottica della creatività solidale (“Non chiediamoci più ‘Chi sono io’, ma ‘Per chi sono io’”), è entrata in scena Nicoletta Dentico sul diritto alla salute nel tempo della globalizzazione. Forte della sua grande esperienza ha scosso la platea mettendola di fronte a verità scomode: “Salute è molto più che medicina, salute significa fare pace e coltivare una visione di pace e cooperazione. Salute è politica e indignazione per la ricchezza smisurata in mano a pochi, che crea disuguaglianze spaventose e sempre più pericolose nei confronti dei più deboli”.
Tutto pronto quindi per dare il via a un piano che guarda ai poveri con maggiore consapevolezza e una grande voglia di mettersi insieme tutti, enti pubblici, privati e cittadini, per diffondere un’idea più profonda di uguaglianza e di pace.
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