“Le Festività Natalizie di un Senigalliese”
Alcune riflessioni di Lega Nord Senigallia sul Natale ed i suoi simboli
Ricordo il Natale di quando ero bambino, l’attesa si colorava di luci nel buio delle sere invernali e la casa risplendeva di speranza.
Ogni giorno aprivamo una finestrella sul calendario dell’avvento e restavamo a osservarla in tutti i dettagli e con l’impazienza tipica dei bambini, non vedevamo l’ora che fosse domani per aprirne una nuova. Per la vigilia eravamo cosi carichi che nostra madre faticava a portarci a letto.
La Magia aleggiava e l’aria era così carica che avrebbe acceso le lampadine dell’albero senza nemmeno la corrente elettrica. La mattina poi non era necessario che la mamma ci svegliasse come gli altri giorni, saltavamo giù dal letto come molle per vedere se Babbo Natale fosse passato e se ci avesse portato i regali che gli avevamo scritto sulle letterine affidate al vento che sferzava il balcone. E in quel giorno vedevamo nostro padre ancora in pigiama, cosa rara durante tutto il resto dell’anno. Non capivamo molto del Natale, del suo significato spirituale ma eravamo capaci di capire che in quel giorno c’era la Grazia dell’amore a scendere e ad avvolgerci. Tutti insieme.
E allora tutti insieme si metteva il bambinello nel presepe, l’unica statuetta ancora intatta perché Giuseppe e Maria e tutte le altre avevano già fatto una ‘guerra’ di sopravvivenza con le nostre mani e la nostra attesa.
Poi venne l’età in cui capii che Babbo Natale non esiste e la Magia del Natale finì. Finì la sua slitta e le sue renne e smisi di fissare il cielo scuro per cercare di vederlo passare. Mi sbagliavo. Babbo Natale esiste veramente, ma il suo piano di esistenza non è quello fisico. Babbo Natale sono i nostri sogni e rivive dentro il nostro cuore per portarci a Casa ogni anno con il suo siderale viaggio la notte di Natale.
E mentre ci sorride e striglia le renne dalla sua slitta, suonano le campanelle a svegliarci dai nostri affanni per portarci il solo e unico dono di cui abbiamo bisogno: Speranza.
Nella mia mente è impresso il volto di Maria. Quella vecchia statuetta di gesso colorato odorava di cantina, ha un volto bello, composto, ma velato di tristezza. E Prega. Sembra aprirsi alla luce che emerge dalla povera culla, da quel bambino che necessita amore per vivere, ma il cui destino è già segnato.
Morirà sulla croce un giorno come un comune criminale. Come il peggior criminale. Il cui crimine commesso sarà aver osato predicare l’Amore di Dio.
Mi sento offeso quando vedo la travisazione dei presepi allestiti oggi secondo la propaganda pret-a-porter di qualsivoglia idea, passando da zattere canotti o barchette fino alle madonne nere e/o musulmane. Vìola il significato del presepe e ciò che rappresenta per un mero calcolo di convenienza, insinuando il suo veleno fin sotto la paglia della mangiatoia.
Sono empi e meschini nonché ipocriti quelli che lo propinano.
Ma il Globalismo che ci è stato imposto in questi tempi ha la sua agenda da perseguire, e uno dei punti cardine è di scardinare le tradizioni che costituiscono il retaggio della nostra storia e che ci distingue come gente e come Nazione. Anche il Natale e i suoi simboli devono essere rimossi per creare quel popolo apolide funzionale al Nuovo Ordine che vorrebbero creare. E se non è possibile annientarli, li si sfrutta come cavalli di troia per infiltrare subdolamente la sua ideologia.
E così, con la pretesa che lo stato debba essere laico si rimuovono i crocefissi dai luoghi pubblici, quasi fosse essi stessi i simboli dell’ingerenza dello stato della Chiesa, e se non basta, ecco la giustificazione a non offendere i credenti delle altre religioni (per altro minoritarie ancora in Italia) e che potrebbero essere turbati dagli stessi, a sostegno di questo laicismo ignorante, equiparabile solo all’ignoranza di chi pensa che l’equità’ di genere possa essere superata coniugando al femminile i sostantivi.
E si rimuove l’Avvento dalle scuole. Nel nome del rispetto per le altre religioni. I canti di Natale che i nostri bambini imparavano, sono sostituiti da canzoni politicamente corrette, come succede alla scuola Rodari, dove i canti diventano In-Canto ma senza riferimenti natalizi perché non si posso turbare le altre religioni.
O come alla scuola Pascoli, dove per le stesse ragioni, il presepe è sostituito dal modellino della scuola squallido e spoglio come la scuola stessa. Resiste tuttavia qualche stella alla finestra a segnalare che qualcosa c’e’ ancora. Mi chiedo e vi chiedo, perché dobbiamo dissimulare le nostre tradizioni con questi trucchetti? E’ per voi il Natale così offensivo da doverlo negare ai vostri figli? E in nome di quale ragionevole ragione?
Cammino per il centro e mi piacciono le nuove luminarie istallate dall’amministrazione quest’anno. Davanti al corso c’e’ una fila di alberi di Natale illuminati che indica il centro. Stanno sopra i blocchi di cemento da 5 tonnellate posti per dissuadere qualche ‘pazzo’ dal lanciarsi con un automezzo in mezzo al corso pieno di passanti.
La Magia del Natale ricopre anche quelli ma lo smalto non nasconde il motivo per cui ci stanno. Ci sono anche le forze dell’ordine, ferme a controllare chi va e chi viene. Li vedo quegli agenti, con un macigno sulle spalle grande quasi come quelli schierati, infreddoliti dal vento e forse a maledire questo Natale che devono difendere con i loro corpi e col loro spirito di abnegazione. Ma la gente gli passa davanti quasi infastidita dalla loro presenza, li ignora come s’ignorano i sassi per la strada. Eppure restano lì a vegliare intrepidi il passeggio.
A capodanno schiereranno ancora più agenti e blocchi di cemento per farci fare la festa in centro. Come se fossimo assediati. Ma lo chiamano progresso, lo chiamano multiculturalismo, lo chiamano società aperta. Resterò ad aspettare la mezzanotte guardando il cielo nel freddo del vento. La notte dovrà pur finire.
da Gruppo Lega Nord Senigallia
Ma non vi venivano meglio le gare di rutti in Val Brembana?
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