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Scapezzano di Senigallia ricorda la “sua” Giulia Berna, “la prima donna”

Mercoledì 13 dicembre nella frazione la presentazione di un libro

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Giulia Berna coi suoi studenti

Ha scritto Goethe che le donne “sono in tutto più avanti”, che hanno “mille passi di vantaggio”: e se da piccolo il famoso poeta francofortese aveva conosciuto e frequentato solo due donne (la madre e la sorella), da grande si rifece, vivendo passioni e storie d’amore di vario tipo.

Ma non basta una frase di un poeta universale per scalzare la millenaria discriminazione che l’uomo ha operato nei confronti della donna. Certo è che molte donne sono rimaste a lungo in un angolo buio e dimenticato.

Uno di questi casi, solo di recente lumeggiato, è quello di Giulia Berna (Senigallia, 1871-Ancona, 1957), la “maestra di Scapezzano” che, a 60 anni dalla morte, torna da protagonista nella località collinare in cui a lungo ha vissuto e lavorato. Ci torna con la biografia Giulia, la prima donna (Ed. Marsilio, 2017) di Marco Severini, che ne parlerà insieme a don Vittorio Mencucci, presibitero e filosofo, e alla prof.ssa Lidia Pupilli, Vicepresidente dell’ Associazione di Storia Contemporanea.

L’appuntamento è per mercoledì 13 dicembre, alle 17.00, presso l’Auditorium di Scapezzano. Non si tratta di una donna qualsiasi, poiché Giulia divenne, nel 1906, insieme a nove sue amiche e colleghe – come lei, giovani e precarie – una delle prime elettrici italiane ed europee: circostanza rimasta sepolta per 90 anni nel più assoluto oblio. Tuttavia, Giulia non fu mai alla ricerca di allori e notorietà cosicché, dopo il momento di fama (parlarono della vicenda i principali quotidiani nazionali), tornò alla routine grigia da cui proveniva, una routine fatta però di coraggiose battaglie per ottenere quei diritti che uno Stato maschilista e tradizionalista (la monarchia sabauda) negava in faccia alle disposizioni di legge.

Giulia protestò un’intera esistenza per ottenere un orario di lavorio e uno stipendio equi, uno straccio di pensione e il rispetto dei propri diritti. Diritti che, invece, furono continuamente calpestati.

Nel 1893, per aver osato concepire un figlio fuori dal matrimonio, fu condannata dalle autorità scolastiche a due mesi di sospensione!

Prima e dopo questa vicenda, Giulia trascorse gli 86 anni della sua esistenza a fare ciò a cui era stata educata: insegnare e trovare nel mondo della scuola un’autentica missione (i genitori erano entrambi bidelli); vivere di un poco considerato essenziale (era nata in una famiglia povera e povera, e dimenticata, morì); formare e crescere una nuova famiglia (ebbe cinque figli); aiutare e sostenere chi si trovava in difficoltà.

Una donna coraggiosa e moderna, la cui vicenda appare ancora incredibilmente attuale.

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