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Reddito di inclusione 2018 per molti ma non per tutti, Rapporto Svimez

Il Sud Italia che esce dalla recessione giova all'intero Paese, ma resta l'emergenza sociale

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In Italia, contro la povertà e contro l’esclusione sociale, il reddito di inclusione avvia finalmente un processo che permette anche al nostro Paese di dotarsi di una forma universalistica di sostegno agli individui ed alle famiglie meno abbienti. Pur tuttavia, a livello finanziario, l’impegno per l’introduzione del reddito di inclusione risulta essere del tutto insufficiente.

E’ questa, in particolare, la posizione della SVIMEZ, l’associazione privata che, senza fini di lucro, include nel suo statuto, tra l’altro, lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche delle Regioni del Mezzogiorno.

E’ vero che in questo momento l’economia italiana è in moderata ripresa e lo stesso dicasi per la capacità di risparmio delle famiglie, e per gli investimenti dei privati sui mercati finanziari, ed al riguardo Mercati24 spiega cos’è il forex, ma secondo la Svimez il contesto sociale, in ogni caso, non migliora in quanto nel 2016 per ogni 100 cittadini del Meridione ben 10 si trovavano in condizioni di povertà assoluta rispetto ad un rapporto pari a poco più di 6 su 100 nelle Regioni del Nord Italia.

In accordo con le previsioni dell’associazione, il REI, Reddito di Inclusione 2018, sarà accessibile solo dal 38% di coloro che attualmente si trovano in condizioni di povertà assoluta che, nelle Regioni del Mezzogiorno, aumenta nei Comuni più grandi ed in generale nelle periferie delle aree metropolitane. Non a caso, rispetto alla media nazionale, nel Sud Italia il rischio di cadere in povertà per gli individui e per le famiglie tende a triplicare, e si attesta addirittura al 40% in Regioni come la Campania e la Sicilia.

Con la conseguenza che, sempre secondo la Svimez, per sfuggire da questi rischi nel Meridione per le famiglie l’unica carta da giocare, per migliorare le proprie condizioni economiche, è spesso quella dell’emigrazione. La Svimez, di riflesso, caldeggia l’ampliamento della platea di fruitori del reddito di inclusione attraverso delle scelte redistributive tali da non pesare sui conti pubblici. Tale scelta, tra l’altro, andrebbe a generare un impatto positivo notevole sui consumi interni.

Il Sud Italia che esce dalla recessione non può che giovare all’intero Paese, ma c’è nello stesso tempo da fare i conti con l’emergenza sociale che resta grave e che, insieme al depauperamento del capitale umano nel Meridione, rischia di incidere negativamente sul consolidamento del processo di sviluppo.

Inoltre, a livello nazionale, la Svimez rileva un aumento dell’occupazione ma attraverso un lavoro caratterizzato non solo dalle basse retribuzioni, ma anche dalla crescita del part time involontario. E così, nonostante i risultati positivi della misura ‘Occupazione Sud’ nelle Regioni del Mezzogiorno, che ha portato all’incentivazione di 90 mila rapporti di lavoro nei primi otto mesi del corrente anno. nel meridione d’Italia il tasso di occupazione risulta essere ancora il più basso d’Europa. E come se non bastasse, lo scenario futuro per il Mezzogiorno non sembra essere roseo se si considera che il Sud Italia si presente non solo come un’area non più giovane, ma neanche come serbatoio di nascite del Paese.

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