“Solidarietà al sindaco dai supporters della sinistra ma non agli alluvionati”
Bello interviene sulle dichiarazioni di molti esponenti e sigle politiche cittadine
La verità dei fatti è quella che conta, e alla fine della partita conterà solo quella. In queste ore, è stata divulgata una notizia (tra l’altro, non smentita dalla Procura della Repubblica), che afferma vi sarebbero undici indagati sui fatti gravi relativi all’evento alluvionale del 2014. Le ipotesi di reato, altrettanto gravi, sarebbero disastro colposo, omicidio colposo, abusi ed omissioni.
Uno dei presunti indagati cade dalle nuvole ed esterna rituali frasi di convenienza, mentre gli altri tacciono. I diversi supporters dell’indagato n. 1, che ha esternato incredulità e serenità innanzi alla notizia, hanno manifestato la loro solidarietà, soprattutto a lui, e solo a lui, mentre a tutti gli altri solo un lieve accenno di dovuto sostegno, senza tener conto, però, che le indagini partano da più lontano rispetto a quel fatidico 3 maggio 2014, altrimenti non avrebbe senso indagare anche sull’amministrazione precedente (Angeloni) a quella guidata da Mangialardi.
In questo ennesimo capitolo della vicenda, dopo la fuga di notizie, i diversi supporters hanno espresso solidarietà e ribadito la prontezza, con cui l’Amministrazione in carica ha rimesso in piedi la città, e hanno condannato qualsiasi dichiarazione su una vicenda, che per i supporters è oramai un capitolo chiuso. Quindi, sempre per loro, nessuno ha il diritto e il dovere di parola e di opinione su una questione in verità ancora aperta.
L’aspetto più grave, in tutto questo, è che i diversi supporters non fanno alcun accenno alla gravità delle indagini e delle ipotesi di reato (non si tratta di diffamazione a mezzo stampa), e a coloro che sono davvero le vittime di quella tragedia.
Per questi supporters, tanto autorevoli quanto di dichiarata appartenenza ideologica ed ideale ad una precisa parte politica (pronti a schierarsi senza domandarsi alcunché, ma supinamente pronti a sfoderare comunicati stampa fotocopia nella migliore tradizione sovietica), l’alluvione del 3 maggio 2014 è ormai solo un brutto ricordo perché alla fine, comunque, tutto è stato risolto, grazie ad amministratori pubblici e tecnici, che sono stati bravissimi a tal punto che i primi hanno avuto addirittura una riconferma elettorale proprio l’anno successivo!
Certo, essere indagati non significa affatto essere colpevoli; suggerire le dimissioni non significa poi rassegnarle doverosamente. Anche perché in Italia – né da destra, né da sinistra – si sono mai viste dimissioni da incarichi pubblici solo perché si sarebbe iscritti nel registro degli indagati. In Germania, in Francia, nel Regno Unito e negli USA, ad esempio, basta davvero poco per dimettersi che auspicarlo da noi sembrerebbe un paradosso. La presunzione di innocenza e i tre gradi del processo sono un diritto del presunto indagato. E su questo siamo tutti d’accordo, anche se ciò dovrebbe valere sempre e non quando fa più comodo!
Quindi, qual è il problema? Perché far tornare alla luce questo vecchio e brutto ricordo? Perché la Procura della Repubblica dovrebbe indagare ancora ed, eventualmente, rinviare a giudizio i presunti indagati? Perché paragonare l’alluvione di Genova a quella di Senigallia? Cosa vuoi che siano tre morti, più di 180 milioni di danni a privati e a imprese, e un fiume Misa che fa ancora paura? Che bisogno ci sarebbe di suggerire le dimissioni di amministratori pubblici e di tornare sull’argomento? Che c’entrerebbe ancora il Comitato Alluvionati, coordinati dall’avvocato Corrado Canafoglia, che, grazie al lavoro certosino del legale, avrebbe fornito alla Magistratura prove documentali e fattuali, puntuali ed inequivocabili? Cosa vuole ancora la città intera? Perché aprire una vecchia ferita?
Ecco, la situazione attuale: da una parte, chi vuole nascondersi dietro ad un dito e far dimenticare; dall’altra, chi desidera semplicemente conoscere la verità dei fatti e dei documenti, ma soprattutto che non ha intenzione di dimenticare o di cancellare quanto accaduto quel 3 maggio 2014, che non ha paura di parlare e di discutere, e aspetta fiduciosa; da una parte, ancora, chi – come il “Comitato Alluvionati” – ha dedicato mesi alla ricostruzione documentale e dei fatti relativi al disastro.
Invece, i diversi supporters di sinistra dell’Amministrazione comunale in carica, in modo servile tanto da ricordare gli ‘orchetti di Sauron’ nella trilogia de ‘Il Signore degli Anelli‘, si preoccupano – uno ad uno – di uscire sulla stampa locale a difendere il loro sistema di potere, quel sistema pronto a ritrovare unità appena uno di loro o parte di loro si trovino protagonisti di una vicenda che, diciamolo ad alta voce, vi è stata, è stata gravissima, non è stata affatto eccezionale o imprevedibile, ha provocato tre morti, oltre 180 milioni di danni ad imprese e privati, lasciando strascichi emotivi e materiali indelebili e di difficile soluzione.
Associazione culturale-politica “Energie per Senigallia”
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