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“Quella classe va salvata, la scuola è identità locale, tradizione, anima di un luogo”

Paradisi: "Farebbe bene il direttore generale Marco Felisetti a tornare sui propri passi"

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Roberto Paradisi

Hanno ragione i genitori degli alunni di San Angelo che si oppongono energicamente alla soppressione (con conseguente accorpamento) di un’intera classe nella loro frazione. Sopprimere una classe elementare già avviata, peraltro con numero di alunni già autorizzato a suo tempo dall’Ufficio scolastico regionale, è atto inopportuno e al limite della legittimità.

Quando si parla di scuola e di formazione sarebbe sempre opportuno valutare a 360 gradi ogni iniziativa, senza puntare unicamente (se pure certamente importanti) ai dati prettamente economici e funzionali. La scuola è fatta di continuità educativa e formativa, valorizzazione del territorio, difesa delle istituzioni e dei plessi storici. Se si è deciso di avviare una classe con dieci alunni in una frazione, significa che vi era a monte una progettualità pluriennale ed occorre immaginare, da parte delle istituzioni scolastiche (ad iniziare dall’Ufficio scolastico regionale), una visione non limitata all’immediato ma prospettica.

Diversamente scadremmo nel pressappochismo e nell’assenza di visioni strategiche. La scuola primaria di S. Angelo ha già un precedente, con una classe di 8 alunni già proposta (e poi autorizzata) dall’allora direttrice Baione che, alla pari dell’attuale dirigente Giometti (che vorrebbe mantenere l’attuale classe a S.Angelo) aveva una visione corretta e strategica dell’istituzione scolastica, anche in relazione alla ricaduta sociale, culturale ed identitaria in un territorio.

Appare quantomeno stravagante ipotizzare la soppressione (ingiusta) di una classe di dieci alunni e mantenere (giustamente) quella di otto. Qualcosa non torna. E bene farebbe il direttore generale Marco Felisetti a tornare sui propri passi. Quel che è certo è che la scuola, soprattutto una scuola che tiene viva una frazione storica, non è un prodotto aritmetico di risultanze economiche. E’ molto di più: è tradizione, è identità di un territorio, è risorsa culturale. La scuola è l’anima di un luogo. Chi non lo comprende, cambi mestiere.

Roberto Paradisi
Pubblicato Venerdì 21 luglio, 2017 
alle ore 17:13
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