La Città Futura: “Si abbia cura della nostra sanità”
"Non c’è unità operativa dell’ospedale di Senigallia che non sia in sofferenza"
La Città Futura si è sempre opposta al Piano di riordino del Sistema Sanitario Regionale fin dalla sua presentazione in Consiglio Comunale, nel giugno del 2013, da parte dell’ex assessore regionale Mezzolani e del direttore sanitario dell’ASUR Ciccarelli. Oggi tutti possono valutarne le conseguenze per il nostro territorio.
Ma bisogna fare un po’ di storia per capire meglio le responsabilità.
Il secondo governo Spacca applica il modello Marche (PD e centristi) e nel 2010 fa fuori tutta la sinistra, e inizia i tagli alla sanità pubblica con un occhio di riguardo per quella privata. A livello nazionale il governo Monti (PD e centrodestra) metteva mano alla spesa pubblica.
Il decreto Balduzzi (ministro della salute del governo Monti) , introduceva nel 2012 importanti modifiche al Sistema Sanitario Nazionale, alcune condivisibili come gli standard generali di qualità, altri fortemente penalizzanti, specialmente per il sistema ospedaliero delle Marche, e comunque orientate all’obbiettivo del contenimento della spesa pubblica, in particolare di quella sanitaria.
In base a tale decreto, i presidi ospedalieri di 1° livello, cioè la tipologia della stragrande maggioranza degli ospedali marchigiani, dovevano avere un bacino di utenza di 150.000/300.000 abitanti, altrimenti sarebbero stati declassati ad ospedali di base, con branche specialistiche solo essenziali, senza Dipartimenti di Emergenza e Accettazione ma solo Pronto Soccorso, senza servizio h24 di Radiologia dotata di Tac ed Ecografia, senza Laboratorio Analisi e Immunotrasfusionale h24. Chiaramente tutti i nostri ospedali o quasi erano a rischio declassamento.
La regione Marche, che vantava un rapporto costo/efficienza tra i migliori d’Italia, avrebbe potuto opporsi ma non lo fece e l’amministrazione Spacca, con direttore generale Ciccarelli, decise di riorganizzare il Sistema Sanitario Regionale in Aree Vaste, ciascuna con un presidio unico ospedaliero. La nostra Area Vasta 2 comprende Senigallia, Jesi, Fabriano ed Osimo. Quindi il presidio ospedaliero viene inteso come “diffuso” ma la centralità è individuata a Jesi e gli altri ospedali subiscono un lento graduale depotenziamento in termini di tecnologia ma sopratutto di risorse umane.
Il presidente Ceriscioli, che nel 2015 ha vinto le elezioni regionali anche grazie all’impegno di una discontinuità rispetto al riordino della sanità regionale, sta invece proseguendo nella stessa direzione del precedente governo Spacca. E così i nodi stanno venendo al pettine e non c’è unità operativa dell’ospedale di Senigallia che non sia in sofferenza in quanto ad organici.
Oggi si parla della Cardiologia che perde l’UTIC, domani del Pronto Soccorso carente di 3 medici, del 118 che è allo stremo perché deve coprire anche i turni di notte della postazione di Arcevia, poi della Radiologia declassata da tempo, del Laboratorio Analisi che da appuntamenti a 15 giorni, della Medicina che non riesce a sostituire i recenti pensionamenti multipli, della Ortopedia che fa volumi prestazionali incredibili con personale carente da tempo, della Gastroenterologia che dovrebbe essere capofila dell’AV2 in quanto Senigallia è sede della unica unità complessa ma che in mancanza della dovuta collaborazione delle unità semplici degli altri ospedali è costretta a sospendere l’attività di ricovero dal 1° luglio, quindi della Otorino che è un servizio di fatto soppresso, di una Fisiatria che – in un ospedale ad indirizzo riabilitativo, come più volte dichiarato – dovrebbe essere potenziata e invece è subordinata a Jesi e Fabriano.
L’Oculistica, l’Oncologia, la Neurologia e la Nefrologia non godono di buona salute e hanno una prognosi sospesa! Il poliambulatorio, che ovviamente può sempre meno avvalersi degli specialisti ospedalieri altrimenti impegnati, fatica a dare risposte ai cittadini e ai medici di famiglia. Esilaranti, se non fossero drammatici, i tempi di attesa per esami e prestazioni specialistiche. Parte del personale amministrativo sta lavorando ormai da anni in un sottotetto dell’ex direzione sanitaria. L’intero progetto di riordino del Sistema Sanitario Regionale viene percepito dai cittadini come una riduzione della accessibilità alle cure.
Il governo Ceriscioli, che riceve encomi dal governo nazionale per la razionalizzazione (tagli) della spesa sanitaria, ha la responsabilità politica di tali scelte. Occasionalmente, sollecitati dai propri concittadini, sindaci e gruppi politici cercano di mettersi di traverso e non sempre in modo ragionevole, come a Fabriano dove è stato impedito la chiusura del punto nascita che con soli 350 parti l’anno non garantisce proprio nessuno, in primo luogo le partorienti.
Certo a Senigallia non potremo dare ascolto alla destra nostrana che alle ultime elezioni sosteneva ancora Spacca, addirittura nel tentativo di conferma al terzo mandato. Però chiediamo al sindaco Mangialardi e al consigliere regionale Volpini, che hanno le conoscenze e le competenze necessarie per fermare le scelte regionali, di non accontentarsi delle promesse di rito dei direttori ASUR e di AV2 ma di pretendere impegni concreti con tempistiche stabilite e concordate per il ripristino delle funzioni e degli organici, la cui carenza sta impedendo il funzionamento ottimale della nostra struttura ospedaliera nonostante l’impegno e la dedizione del personale. Il pericolo non è la trasformazione dell’ospedale in poliambulatorio, come demagogicamente viene urlato, ma un reale declassamento ad ospedale di base, che ci porterebbe indietro nel tempo.
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