Senigallia: tre persone in una “casa” di 12 mq
Il grido di aiuto di una famiglia che si è rivolta ai servizi sociali, al sindaco e ora a Fratelli d'Italia
Tre persone (padre, madre e un bambino di 7 anni) costrette a vivere a rate in 12 metri quadrati. Una situazione pressoché insostenibile per risolvere la quale è stato chiesto aiuto al servizio affari sociali del Comune di Senigallia e al primo cittadino.
Già, perché serve un’abitazione più grande e dignitosa per poterli far convivere assieme, come disposto dal giudice del tribunale per i minori. Giudice che ha stabilito che la mamma debba alternare la presenza in casa con periodi in una comunità, come riferisce Marcello Liverani, coordinatore Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale di Senigallia.
A tutto ciò si aggiunge anche un’invalidità del bambino, riscontrata, con tanto di pensione mensile (280 € al mese) e un lavoro arrivato solo due mesi fa.
A fronte di tutto ciò, la famiglia si è rivolta a Liverano per rendere nota la situazione e la mancata risposta da parte del primo cittadino. “Un sindaco che non conosce neanche l’educazione, perché rispondere è cortesia, ma diventa un obbligo quando sei il primo cittadino. Un comportamento da censurare a tutto tondo”.
Di seguito le tre lettere inviate al primo cittadino:
Prima lettera
Caro sig. Sindaco sono…(OMISSIS)… ed ho appena visto il servizio di oggi sugli occupanti di Casa Stella che si lamentavano di vivere in 30 mq. Noi, mio marito e mio figlio di 3 anni viviamo in 12 mq. Vorrei che lei venisse a vedere in che condizioni dobbiamo non vivere, ma sopravvivere. Vorrei solo farle capire che ci sono tante persone che soffrono, ma non vengono ascoltate, solo perché non hanno il coraggio di mostrare le proprie difficoltà. Noi non chiediamo dei soldi gratis, ma un umile lavoro. Vorremmo una vita semplice, ma in queste condizioni è impossibile. Le chiedo gentilmente di prendere in considerazione il nostro caso visto che sono 3 volte che cerchiamo di avere una risposta. Mi creda, siamo davvero in condizioni pessime… spero in un suo contatto telefonico.
Seconda lettera
Caro Sindaco ho visto che hai letto il mio messaggio ma non ha avuto un minuto del suo tempo per rispondermi e questo mi dispiace. Lo so che ha un cognome conosciuto, ma un minimo…io sto ancora aspettando una sua risposta o magari un appuntamento in comune per parlare a voce. Lo so la mia situazione è bruttissima ma un minuto per me…la ringrazio anticipatamente e buona giornata.
Terza lettera
Caro Sindaco aiutami per favore sto cercando una casa. Sicuramente la mia storia la sa, è dura, io e mio figlio siamo in comunità e vorremmo tornare nel nostro paese nativo, ma rincominciare da zero è dura e poi con un bambino. Lo so che neppure leggerà il mio messaggio, ma come posso fare per avere un aiuto da lei visto che sono seguita dagli assistenti sociali di Senigallia, ma senza aver risposta. La prego io non vorrei arrivare a chiamare tv e giornali per raccontare la mia situazione, solo con le brutte maniere si ottiene qualche cosa. Ora sono molto stanca, mi aiuti la prego, non è una minaccia ma un grido di aiuto. La ringrazio anticipatamente se mi fa sapere qualche cosa sarei grata. Buona giornata.
“Non ci volevamo credere – spiega Liverani – che tre persone potessero vivere in 12 mq: siamo andati sul posto e dopo l’incredulità abbiamo scattato alcune foto per documentarne la tragica realtà. Il lavoro il padre ora lo ha, può permettersi di pagare un affitto, non cifre astronomiche ovviamente, ma senza una fidejussione nessuno gliela mette a disposizione una casa. Hanno fatto richiesta di alloggio popolare, e stranamente, pur avendo una condizione sociale non agevole e un figlio di 7 anni con una disabilità, sono ben oltre il centesimo posto in graduatoria. Fino a quando non avranno una casa la mamma non potrà lasciare definitivamente la comunità, se lo facesse i giudici le toglierebbero il figlio. Senza la casa decente, perché ora in teoria una ne hanno, di 12 mq di proprietà del nonno paterno del ragazzo, ma è palese che giudice e assistenti sociali non permettono che si viva in tre in uno spazio angusto”.
“Forse la loro unica colpa è quella di non essere extracomunitari – conclude il coordinatore locale di FdI-AN – perché state pur certi che a quel punto, o il Sindaco o il Dott. Mandolini, una sistemazione degna l’avrebbero già trovata. Tra alberghi e case popolari sono tutti sistemati, mentre gli Italiani devono tribolare e dannarsi l’anima. Si degnerà il Sindaco di rispondere adesso? Il Dott. Mandolini riuscirà a trovare un alloggio decente alla famiglia visto che possono anche pagare un affitto? Di case popolari vuote ce ne sono. Noi di certo seguiremo questa storia”.
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