Inaugurata alla Rocca Roveresca di Senigallia la mostra di Coccia
Un ponte tra Senigallia e l'altra parte dell'Adriatico
Il sindaco Maurizio Mangialardi, visitando la mostra sull’Adriatico, ha fatto notare che, avendo vinto Ignacio Coccia il Premio Senigallia Io Fotoreporter 2016, era logico che Senigallia, sentita e vissuta da molti in Italia e all’estero come città delle fotografia, venisse scelta per aprire i percorsi espositivi dell’importante rilevazione fotografica di Coccia prodotta nell’ambito di Varcare la frontiera #4 – Flussi di marea.
Si tratta di un ciclo di iniziative culturali organizzato dall’Associazione Cizerouno di Trieste con il sostegno della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, e curato da Mila Lazic e Massimiliano Schiozzi. L’abbraccio e le parole con cui Lorenzo Cicconi Massi ha salutato Ignacio Coccia hanno poi sottolineato l’attenzione con cui gli specialisti del settore fotografico attendevano questo itinerario espositivo. Un itinerario, che si compone di quaranta fotografie, completate da un’audioguida costruita intorno a storie e interviste raccolte in quasi due anni di viaggio.
Il racconto del fotografo Coccia e del giornalista Tacconi è di impianto anti-retorico. La fotografia viene magistralmente usata come efficace strumento per studiare l’attualità economica dell’Adriatico, mettendo il nostro mare al centro dell’attenzione in un nuovo evento fotografico di grande attualità. L’assessore alla cultura Simonetta Bucari ha fatto notare come la mostra voglia verificare idea della traiettoria storica comune e del destino inevitabile, che uniformano i popoli rivieraschi.
Infatti l’Adriatico rappresentato dalla mostra è fatto da tanti microcosmi diversi, a volte tra loro molto distanti a causa di profondi squilibri economici per le sopraggiunte difficoltà nel fare dialogo, per gli anti nodi storici irrisolti. Oggi l’Adriatico risente della sindrome del Mediterraneo, cui si consegna come mare/fossato nella realtà e come mare/colla nel racconto mitico.
L’Adriatico di oggi non è un mare spento. E’ un mare corto nelle storie effettivamente registrate e fissate per avviare una riflessione che possa essere colta da chi, a livello strategico e decisionale, ha il compito di rendere la distanza tra le sponde adriatiche meno ampia. Già ma a che punto stanno le decisioni? Il prof Bugatti,direttore del Museo civico di Senigallia, nel suo intervento, ha ricordato che sotto il profilo degli interscambi culturali tra le due sponde adriatiche una mostra di fotografie del famoso fotografo senigalliese Mario Giacomelli era stata allestita al palazzo ducale di Zara, ottenendo notevole successo.
Ad inaugurare la mostra, relativa alle opere raccolte da Katiuscia Biondi Giacomelli con il titolo “Sotto la pelle del reale” era stato Stipe Zrilić, prefetto della contea di Zara. Per l’occasione l’assessore alla cultura di Senigallia, prof. Stefano Schiavoni era stato ufficialmente accolto da Renata Peros, direttore del Museo Nazionale di Zara. Giustamente la Peros aveva sottolineato che questa mostra andava oltre i confini e conduceva il Museo Nazionale di Zara ad un alto grado della cooperazione internazionale nel settore della fotografia, Si tratta di un settore in cui Zara si segnala storicamente per le opere di Ante Brkan e di suo fratello Zvonimir. La Peros aveva anche notato come la presentazione delle opere di questi fotografi a mostre ed eventi frequenti conduceva a non dimenticare la ricchezza che essi hanno lasciato attraverso il loro lavoro creativo. Giacomelli e i fratelli Brkan hanno iscritto i loro nomi nella storia della fotografia mondiale per l’eccezionale qualità del loro lavoro. L’occasione di confrontare l’ingegno fotografico dei Brkan con quello espresso nelle foto di Giacomelli esposte a Zara aveva e ha significato anche per sottolineare analogie nella loro modalità di ripresa e nella loro capacità di indurre sentimenti e poesia. Renata Peros e l’assessore Stefano Schiavoni avevano annunciato la speranza che presto l’opera di Ante potesse presto essere esposta a Senigallia nell’ambito della collaborazione iniziata per le attività della Macroregione Adriatico-Jonica.
Quindi almeno per chi ama la fotografia la domanda è che fine ha fatto questo progetto? Si tratta di una produzione di alto interesse per la storia della fotografia d’arte quindi è dovere di insistere perché le fila della collaborazione internazionale vengano riannodate, giungendo ad una mostra, già programmata, di vasto richiamo culturale, ma anche, è implicito, turistico. Il prof. Bugatti ha chiuso ricordando pure che con la Galleria Galic di Spalato era stata avviata una collaborazione presentando il lavoro creativo di Cicconi Massi: dalle prime serie sul gioco dei bambini, con cui ha vinto il premio Canon nel 2000, fino a “Cammino verso niente” nel 2008. In tutto erano stati in mostra a Spalato 43 scatti di sei differenti serie. L’evento di Spalato era nato dalla collaborazione tra il Comune di Spalato, l’associazione croata Hulu presieduta da Mateo Perasovic, già direttore dell’Accademia di Belle Arti della città Dalmata, il Comune di Senigallia e il Musinf, il museo Comunale d’Arte Moderna e della Fotografia. Va ancora segnalato che l’evento si era inserito in un progetto di scambi culturali avviato dal prof. Stefano Schiavoni, al tempo assessore alla cultura di Senigallia, che aveva portato anche all’allestimento di una mostra di artisti croati a Senigallia. La mostra di Cicconi Massi a Spalato era stata inaugurata alla presenza dell’Assessore alla Cultura di quella Città, Maja Munivrana, e del Console d’Italia in Croazia, Paola Cogliandro.
A rappresentare il Comune di Senigallia a Spalato c’era stato il consigliere delegato per le politiche dell’Unione Europea, Dario Romano, coerentemente e diligentemente presente anche all’inaugurazione della Mostra sull’Adriatico alla Rocca Roveresca.
Lorenzo Cicconi Massi, per sottolineare il profondo legame culturale che unisce Senigallia all’altra costa dell’Adriatico ha raccontato alla Rocca Roveresca un aneddoto che aveva raccontato anche a Spalato.
E’ relativo ad un sogno che fa in maniera ricorrente, consistente nell’arrivare in spiaggia a Senigallia e trovarsi davanti, a poche centinaia di metri, le coste croate, imponenti e maestose con le loro catene montuose alle spalle. Si tratta di un sogno che manifesta il sentimento profondo di contiguità tra la costa nativa e la bellezza ospitale della terra dalmata.
E’ un sentimento costantemente presente nella cultura senigalliese e tanto spesso raccontato anche negli scritti di Sergio Anselmi, il primo a delineare concettualmente il sentimento di koinè adriatica, che definisce l’unità culturale dei popoli che vivono sulle coste dell’Adriatico.
La mostra sarà visitabile durante i normali orari di apertura della Rocca Roveresca.
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