“Io me la prendo con l’amministrazione che vi foraggia con soldi pubblici”
L'ultima replica di Paradisi agli attivisti di Arvultùra: "siete solo comparse nel teatrino della politica del favoritismo"
Finalmente posso loro dar ragione. I figli di papà ad equo canone hanno detto l’unica cosa giusta e veritiera, dopo tante bugie: la mia critica è all’Amministrazione comunale (sindaco, Pd e Città Futura) non tanto a loro. Verissimo.
Di loro, che sono semplici comparse nel teatrino della politica del favoritismo di questa Amministrazione (il centro sociale con più prebende d’Italia è pari solo alla Uisp), mi interessa poco più di nulla. Ho voluto informare la città sulle tasse non pagate (e non sulle sanzioni che arrivano solo ora dopo che il sottoscritto ha preteso che un accertamento partisse dagli uffici) e sul surreale canone di affitto concesso non per attaccare i finti rivoluzionari, ma per dimostrare come l’Amministrazione comunale abbia due pesi e due misure.
D’altra parte, posso seriamente discutere con chi pensa di dare lezioni di “retorica” senza sapere nemmeno cosa sia confondendola con altra storica disciplina (l’eristica)? Posso discutere seriamente con chi non conosce la distinzione tra una imposta e una sanzione? O con chi non conosce la disciplina dell’accesso agli atti sancita dalle leggi dello Stato? O infine con chi pensa (studiate ragazzi) che una interrogazione a risposta scritta sia come una mozione di cui si debba discutere in Consiglio comunale (tranquilli, nessuno perderà tempo con voi in Consiglio)?
Ma al di là di questi dettagli, hanno ragione loro: io me la prendo in realtà con l’Amministrazione che li foraggia con le risorse pubbliche, non con mere comparse che incassano e si godono i favoritismi.
Il capibara vive in riva ai fiumi e ai laghi, nelle paludi e in genere in tutti i luoghi umidi nelle zone tropicali e temperate del Sud America, a est delle Ande.
È chiamato capibara, capivara, carpincho o chigüire in spagnolo e capivara o carpincho in portoghese, ma il suo nome originale deriva dal guaranì kapiÿva.
Il nome capibara deriva dal termine Tupi ka'apiûara, una complessa agglutinazione dei termini kaa (foglia) e píi (sottile) + ú (mangiare) + ara (suffisso utilizzato per indicare i nomi), con il significato di "colui che mangia foglie sottili" o più semplicemente "mangiatore d'erba". Il nome scientifico Hydrochoerus hydrochaeris deriva dall'unione dai termini greci ὕδωρ (acqua) e χοίρος (maiale).
I capibara adulti raggiungono tra i 105 e i 135 cm di lunghezza e un peso compreso tra 35 e 65 chili, alcuni esemplari possono arrivare anche a 70 kg. Hanno lineamenti tozzi e corporatura massiccia, la testa è pesante, con il muso tronco e squadrato, il labbro superiore è profondamente inciso. Hanno piccole orecchie, occhi sporgenti collocati nella parte alta del capo, quasi dorsalmente. Gli arti sono corti, con dita robuste e parzialmente palmate, quattro nelle zampe anteriori e tre in quelle posteriori, dotate di unghie robuste. La coda è corta e immersa nel mantello formato da setole non lunghe, ispide e rade, dalla tinta uniforme marrone.
[fonte: Wikipedia]
Non ci siamo proprio, spero sia più bravo (...omissis...)
Il fatto è che, perdendo tempo Paradisi a focalizzarsi su eristica e altri particolari secondari, ci conferma in pieno il detto secondo il quale quando il dito indica la luna non è da saggi guardare il dito...
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