Risarcimenti alle imprese alluvionate, risultato “storico” per Senigallia
Monachesi (Obiettivo Comune): "Dopo le famiglie, ecco 5,5 milioni per le aziende. Concretezza contro i polemisti"
La caparbietà, il lavoro duro svolto dal sindaco, dall’amministrazione e dalla struttura del Comune, la collaborazione della senatrice Silvana Amati, della Regione Marche e delle associazioni di categoria, hanno permesso un risultato storico ed eccezionale. Dopo gli 8,3 milioni di risarcimento alle famiglie, ecco arrivarne altri 5,5 per le aziende.
Dopo solo tre anni, questa Amministrazione imboccata l’unica strada possibile, quella della concretezza, della legalità e della trasparenza, quella del dialogo serio e determinato, evitando inutili e perfino dannosi conflitti istituzionali che una certa politica cittadina spingeva ed auspicava, alimentando la polemica, insinuando continuamente dubbi.
Due impegni avevamo preso: uno, liberare la città il prima possibile da fango, detriti e devastazione per permettere alla regina del turismo marchigiano di sostenere il suo ruolo. Due, risarcire le famiglie alluvionate, economicamente in ginocchio, e sostenere le aziende messe a dura prova.
Ora possiamo dire: “Fatto”!
Grazie a chi si è fidato, grazie a chi si è fatto guidare, grazie all’amministrazione e struttura comunale, grazie alla sen. Amati, grazie al sindaco Mangialardi.
da Obiettivo Comune
Vi copio/incollo un articolo sulla sentenza genovese pubblicato su "La Stampa", per farvi capire quanto state andando fuoristrada, con queste autocelebrazioni.
Abbiate più rispetto perfavore.
-oo0oo-
Ad alluvione in corso, la macchina dei soccorsi era senza il suo membro più importante, impegnato a prestarsi alle telecamere piuttosto che a coordinare i soccorsi: «Il sindaco Marta Vincenzi, pur essendo il capo della Protezione Civile, aveva ritenuto prioritario chiudere i lavori del convegno Eurocities, pronunciando (anziché delegare un sostituto), una prolusione di pochi minuti, e prestandosi a comparire in fotografie promozionali con lo sponsor della manifestazione, piuttosto che dirigere in prima persona le attività di protezione civile in allerta 2, come era suo dovere fare e come previsto dalla legge».
È un giudizio durissimo quello contenuto nelle motivazioni della sentenza con cui il giudice Adriana Petri ha condannato l’ex primo cittadino di Genova a 5 anni per disastro e omicidio colposo plurimo (l’onda killer del Fereggiano, il 4 novembre del 2011, uccise 6 persone): «Avendo sottovalutato la gravità dell’evento calamitoso atteso, hanno errato nel calibrare le misure di prevenzione - nel senso che, proprio come da contestazione, le hanno omesse -e si sono fatti trovare impreparati all’emergenza».
Il fallimento della macchina dei soccorsi viene completato con un quadro desolante dell’amministrazione guidata da Vincenzi: «Tutti, quella mattina, avevano fretta di allontanarsi dal comitato di Protezione civile - prosegue Petri - L’ assessore alla Protezione civile Francesco Scidone (condannato a 4 anni e 9 mesi) sceglieva di presenziare a una giunta di poca importanza, ma poi era costretto a lasciarla precipitosamente, attraversando il centro cittadino già allagato. Il collega Pasquale Ottonello riteneva preferibile presenziare a una cerimonia di inaugurazione di fioriere. Seguendo l’esempio degli assessori, Gianfranco Delponte (dirigente comunale dell’Area Sicurezza, condannato a 4 anni e 5 mesi), dopo avere udito, per così dire, la relazione meteo (della quale, in realtà, non sapeva riferire alcun dettaglio), e ritenendo che “non stesse succedendo alcunché”, si ritirava nel suo ufficio e ne usciva solo perché chiamato, arrivando al Coc senza gli occhiali (!), ciò che lo autorizzava ad affermare, nel corso del suo esame, di non avere colto, per questa sua impossibilità personale, la gravità delle precipitazioni che venivano costantemente riportate sul videowall».
Furono «condizioni di opportunità» - la paura di fare brutta figura come alcuni mesi prima, quando fu dichiarata l’Allerta per una nevicata che poi non arrivò - e non di prevenzione, a guidare la scelta di non chiudere le scuole, senza la quale «almeno 5 vittime su 6 sarebbero vive»: «Vincenzi interpretò i segnali di pericolo in arrivo solo a beneficio della sua giunta, mettendo in secondo piano la sicurezza dei cittadini». A completare il quadro accusatorio, si aggiunge anche l’atteggiamento processuale: «Di fronte alle vittime, sempre composte nel loro dolore, gli imputati Marta Vincenzi, Francesco Scidone e Gianfranco Delponte non hanno mostrato alcuna “compassione” per le sofferenze provocate ai parenti delle vittime a causa dei comportamenti gravemente imprudenti e negligenti seguiti alle scelte da loro compiute, nell’esercizio delle loro funzioni ed incarichi di garanti della protezione civile comunale. In alcuni momenti del loro esame, anzi, sono emersi atteggiamenti protervi e scevri da empatia».
www.lastampa.it
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!