Italia Nostra, da Senigallia alla scoperta delle città del tufo
Il 6 e 7 maggio l'iniziativa alla volta della Toscana
Italia Nostra di Senigallia nell’ambito delle sue escursioni culturali propone quest’anno la Toscana meridionale o Tuscia e la gita si svolgerà nelle giornate del 6 e 7 maggio. Mete saranno le località di Pitigliano, Sovana e Sorano.
Tutte e tre sono accomunate dal fatto di sorgere su colline tufacee, dalla diffusa presenza nelle loro vicinanze di testimonianze della civiltà etrusca (le necropoli e le famose vie cave) e dalla forte impronta medievale dei loro centri storici.
Hanno fatto parte tutte e tre nel medioevo del dominio dei conti Aldobrandeschi e poi degli Orsini. Dall’alto delle loro mura si gode di un ampio panorama sulle verdi colline che li circondano.
PITIGLIANO si erge imponente su una collina tufacea e si snoda attraverso più di 60 vicoli, passaggi e piccole piazze, che rappresentano l’elemento più suggestivo e originale della città medievale. Non manca di edifici monumentali, quali la cattedrale e il palazzo Orsini. La cittadina era nota anche con la denominazione di Piccola Gerusalemme per l’importante insediamento ebraico di cui resta il quartiere del Ghetto con la sinagoga. L’altura su cui sorge il paese è circondata da necropoli etrusche e vie cave, fra cui il museo archeologico all’aperto A. Manzi.
SOVANA è nota per essere stata la patria del monaco Ildebrando poi papa Gregorio VII, il riformatore della Chiesa nelle lotte per le investiture contro l’Impero. Già importante feudo degli Aldobrandeschi, poi degli Orsini, si presenta oggi come un piccolo e solitario paese medievale, in parte abbandonato, che conserva tuttavia intatta l’atmosfera medievale, con i resti della rocca, la piazza del pretorio, il bellissimo duomo romanico. Fu importante centro etrusco di cui resta la necropoli in prossimità del centro storico.
SORANO si allunga su un’altura tufacea e si caratterizza soprattutto per le imponenti fortificazioni che lo chiudono ai due estremi, la fortezza Orsini di architettura quattro/cinquecentesca e il Masso Leopoldino, di origini più antiche, ma così denominato perché restaurato dal granduca Leopoldo dopo una frana agli inizi dell’Ottocento.
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