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Quarto libro per Chiara Michelon, tema: i rifugiati

Si intitola "La fuga. Percorsi di rifugiati d’Oriente e d’Africa"

La copertina del libro di Chiara Michelon "La fuga"

Un nuovo lavoro letterario per Chiara Michelon, giornalista ed editor di Padova ma nostra concittadina da ormai quindici anni: è uscito in tutte le librerie il suo quarto libro “La fuga. Percorsi di rifugiati d’Oriente e d’Africa”, edito da Infinito edizioni.
Il romanzo, scritto nello stile narrativo a cui Chiara ci ha abituati con i suoi precedenti “Noi bambini di strada” (Laterza), “Una vita per il sindacato” (Quaderni regionali delle Marche) e “Buon pranzo, buona domenica” (Ventura edizioni), racconta le storie di quattro rifugiati che vivono a Senigallia, accolti nella nostra città grazie a Fondazione Caritas e al progetto SPRAR (Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo). “La fuga” è un libro a metà tra un’indagine giornalistica, un saggio storico e un romanzo, in cui l’autrice assume il suo punto di vista privilegiato di interlocutore per svelarci la vita di stranieri che vengono all’Iran, dal Pakistan, dall’Afghanistan e dal Sudan.

Le quattro storie sono unite dal momento tragico della “rottura”, in ogni Paese avvenuta per cause differenti (attentati, dittature, torture, terrorismo dilagante, fanatismo religioso o politico, mancanza di libertà), che le ha portate a dover scappare e intraprendere un viaggio verso un luogo più sicuro, dove L’aspetto emotivo e drammatico delle vicende vissute non è affrontato in modo patetico né sensazionale, cercando di preservare la dignità dei soggetti intervistati e il livello del racconto. Il risvolto malinconico dei rifugiati verso la propria terra, diventata irriconoscibile ma terribilmente amata, però, emerge con chiarezza e volutamente. “Mi piacerebbe” dice l’autrice “che il libro venisse letto da molti, al di là delle loro idee politiche o religiose, perché prima di schierarci dovremmo conoscere, visto che non sappiamo quasi niente della vita che c’è dietro ogni migrante e di quanta sofferenza ognuno di loro si porta addosso, come un valigia indesiderata”.

Prefazioni e introduzioni di altissimo livello accompagnano il libro: l’arcivescovo di Palermo Franco Montenegro, il “vescovo dei migranti”, ha scritto una bellissima introduzione al libro e l’antropologo Marco Aime una prefazione intensa e precisa. “Loro non vengono da un altro pianeta” scrive Monsignor Montenegro “anche se li definiamo extracomunitari. Sono esseri umani. Qualche volta sembra che lo dimentichino anche loro; noi, quelli del perbenismo, lo facciamo spesso”.

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