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Il prof. Bugatti alla Luas guida alla comprensione della fotografia concettuale

Una lezione in biblioteca da Seurat a Bonamini. Applaudito anche l'intervento del prof. Gianfranceschi

Carlo Emanuele Bugatti, foto di Massimo Marchini

In biblioteca venerdì pomeriggio, 10 febbraio, per il corso di storia e tecniche della fotografia della Luas, il prof. Carlo Emanuele Bugatti, direttore del Musinf, ha fornito una guida storica e filosofica per capire la fotografia concettuale e l’arte contemporanea più in generale.

“L’arte è sempre contemporanea – ha premesso il prof. Bugatti, continuando a spiegare – Georges Seurat fu il primo a concepire l’idea di un sistema della pittura, fondato esclusivamente sulle relazioni sintattiche dei segni all’interno dell’opera. Con ciò Seurat spezzava la tradizione della conformità dell’iconografia ad un referente naturale. A questo Seurat era giunto scomponendo la pratica del dipingere in unità cromatiche e lineari di base. Quando nell’arte contemporanea si parla di arte concettuale però si va assai oltre, sottolineando l’assolutezza di un agire creativo, che punta tutto sull’analisi dell’arte in sè stessa.

Si tratta di un processo per cui l’opera d’arte si trasforma in oggetto, perdendo quell’indirizzo referenziale figurativo e mimetico, che l’aveva legata lungamente alla realtà. Si registra poi, in progressione, anche la perdita in itinere dell’interesse per l’espressività, che sta a fondamento ed esito emotivo dell’opera d’arte astratta. Si registra infine persino la perdita dell’interesse per il significato, superando la motivazione generica dell’arte concettuale. Resta così in campo solo l’analisi, la riflessione specifica, radicale sull’arte e sul rapporto materiale che intercorre fra l’opera come oggetto fisico e l’autore.”

“Nella fotografia – ha argomentato dettagliatamente il prof. Bugatti – l’approccio concettuale si fa spazio nel momento stesso in cui la fotografia rivendica e conquista il ruolo di arte autonoma, caratterizzata da uno specifico linguaggio. Un passaggio, quello della fotografia come arte, che ha avuto storicamente ed esteticamente, quali protagonisti Giuseppe Cavalli ed il Gruppo Misa di Senigallia.

Il prof. Bugatti ha poi segnalato l’esperienza espositiva sull’arte concettuale di Bonamini, proprio ora in corso alla Rocca Roveresca. Si tratta di una mostra, che si inserisce, completandolo, in un percorso espositivo che era stato aperto dall’esposizione “Struttura pittura”, allestita, dal Musinf al Palazzo del Duca in occasione della Giornata Nazionale del Contemporaneo.

L’itinerario espositivo al Palazzo del Duca aveva compreso opere di Pino Pinelli, Elio Marchegiani, Gottardo Ortelli, Antonio D’Agostino, Carlo Battaglia, Enzo Cacciola, Giorgio Griffa, Paolo Masi, Riccardo Guarneri, Claudio Olivieri, Francesco Guerrieri, Paolo Cotani, Claudio Verna, Gianfranco Zappettini e Anna Galassini. L’evento espositivo senigalliese aveva fornito gli strumenti per chiarire le comuni motivazioni degli importanti artisti esposti.

Un passaggio, che disponeva strumenti utili per poter leggere una pagina importante dell’arte contemporanea italiana, inserendo le produzioni di rilevanti autori in un contesto più ampio, valorizzandone finalmente i tratti innovatori. Attraverso l’apparato degli scritti critici e delle testimonianze di Maurizio Cesarini, Rolando Anselmi, Carlo Battaglia, Giorgio Bonomi, Giorgio Cortenova, Cinzia Folcarelli, Paolo Fossati, Elena Galassini, Elio Marchegiani, Marco Meneguzo, Filiberto Menna, Italo Mussa, Caterina Niccolini, Caudio Olivieri, Pino Pinelli, Alberto Rigoni, Sergio Troisi, Emanuele Zucchini, nella mostra al Palazzo del Duca di Senigallia si era ragionato su artisti la cui ricerca aveva avuto luogo parallelamente alla proliferazione di sperimentazioni e performances creative.

Tale proliferazione era avvenuta anche grazie allo sviluppo della fotografia e della cinematografia, mettendo a dura prova le forme espressive tradizionali. Tutti i dipinti esposti nella mostra intitolata “Struttura Pittura” si proponevano domande e risposte a uno stesso quesito sul senso profondo di fare arte. Quesito, che ha implicato la volontà degli autori esposti nel porsi come ricercatori e sperimentatori della materia e delle forme. Sostanzialmente affrontando il comune tentativo di attuare una pittura autoreferenziale, in cui il linguaggio era luogo della ricerca.

Piazza Manni, foto di Massimo MarchiniProprio dal successo della mostra “Struttura pittura”, Stefano Schiavoni aveva preso le mosse, con Antonio D’Agostino e Giorgio Bonomi per promuovere la costituzione di una raccolta permanente presso il Musinf di opere concettuali. Una raccolta che ha già parecchie acquisizioni. Nell’incontro alla Luas è intervenuto, parlando del nuovo libro, realizzato con il fotografo Massimo Marchini, il prof. Glauco Gianfranceschi.

L’intervento di Gianfranceschi è stato assai applaudito e ha riguardato le strutture del linguaggio dialettale, ma anche gli specifici della slow photo, che stanno alla base della fotografia stenopeica, praticata da Massimo Marchini per la realizzazione delle illustrazioni del libro.

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