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Successo al centro Mazziniano per il convegno su Girolamo Simoncelli

Ripercorse alcune della tappe della vita del patriota ucciso dai soldati al servizio dell'ultimo papa-re

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I relatori del convegno su Simoncelli a Senigallia

Grande successo giovedì 9 febbraio al Centro Mazziniano per il convegno su Girolamo Simoncelli, nel 168° anniversario della proclamazione della Repubblica Romana. Le foto di Roberto Polverari ritraggono alcuni momenti di un pomeriggio in cui la cittadinanza ha potuto assistere, nella sala “Chiostergi”, al convegno nazionale di studi su Girolamo Simoncelli, il “martire laico”, coraggioso protagonista della Repubblica romana del 1849. Simoncelli fu fucilato il 2 ottobre 1852 dal piombo svizzero asservito al papa-re proprio nel luogo dove oggi sorge il Centro fondato da Giuseppe Chiostergi nel 1948.
Ai presenti sono stati donati libri e un lume (presente in versione tricolore) con la scritta “Roma, Repubblica, Venite!”, il noto telegramma inviato da Mameli a Mazzini il 9 febbraio 1849 per annunciare l’avvento di una nuova epoca. Perché un lume? Il pubblico del convegno su Simoncelli a SenigalliaPer rinverdire l’antica tradizione ottocentesca – propria della Romagna e delle Marche settentrionali – di mettere un lume fuori della finestra nella notte del 9 febbraio per ricordare l’avvento di una luce, di una civiltà nuova, fondata sugli ideali repubblicani e democratici.

La Repubblica del ’49, primo nucleo di un’Italia repubblicana, laica e democratica, fu guidata da Mazzini, Garibaldi, Mameli e migliaia di patrioti italiani (ed europei) che reclamavano un’Italia di cittadini, e non più di sudditi, di persone libere e capaci di pensare laicamente e criticamente.

Enrico PergolesiMolto interessanti tutte le relazioni i cui atti saranno a disposizione della comunità a partire dal prossimo aprile. Il relatore Enrico Pergolesi ha esordito affermando: “nel 1997, mentre ero prossimo al diploma, decisi di fare una tesina, in vista dell’esame di maturità, su Girolamo Simoncelli perché, alla stregua dei miei compagni, ne sapevo poco o niente”. Così è stato per troppo, lungo tempo. Ma finché vivrà qualche coscienza onesta, di quelle che si ribellano a certe narrazioni ufficiali, inventate di sana pianta eppure molto di moda ai nostri tempi (del tipo, “Pio IX fu cacciato nel 1848 dai suoi domini”), non dovremo aver paura di veder espunto dalla dimensione culturale il racconto laico e libero del nostro comune passato.

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