Intervista a Giampiero Ingrassia a Senigallia con il suo ‘Cabaret’
“Chi viene a vedere questo spettacolo deve sapere che si emozionerà!”
Al Teatro La Fenice sta per andare in scena ‘Cabaret’: abbiamo intervistato a Giampiero Ingrassia che ci ha raccontato la sua visione di questo spettacolo che da anni emoziona e suscita reazioni forti da cui scaturiscono domande e riflessioni sempre attuali.
Come nasce la Sua passione per i musical?
Di questo genere mi sono innamorato nel 1975 la prima volta che vidi Jesus Christ Superstar… mi chiesi “Perché canta?”, fu una folgorazione, un colpo di fulmine. Dopo vennero Tommy degli Who, Greese, La Febbre del Sabato Sera e ancora il Rocky Horror Pictures Show… questo genere suscitava in me una fortissima curiosità! Ad alimentare ulteriormente questa mia inclinazione ci fu una mia amica di ritorno da Broadway che mi raccontava di aver assistito a Cats!… mi disse che fu un’esperienza incredibile! Quando mi si presentò l’occasione nel 1989 con La compagnia della Rancia che mi propose “La piccola bottega degli orrori” non mi feci pregare due volte!
Cabaret è un musical per certi versi anomalo, più incline alla prosa e al dramma, eppure è tra i ‘classici’ preferiti dal grande pubblico: qual è il suo segreto?
In Italia c’è una cattiva abitudine che tende ad associare al concetto di musical qualcosa di ‘leggero’, fatto di risate, luce e brillantini. Un luogo comune che bisognerebbe superare… Cabaret ne è un esempio molto calzante… un musical drammatico, che si svolge negli anni ‘30, durante l’avvento del nazismo eppure il pubblico da sempre lo ama perché sa che è capace di suscitare emozioni e sentimenti veri.
Alla luce del particolare periodo storico che stiamo vivendo è giusto dire che Cabaret sia estremamente contemporaneo, una vera e propria chiave di lettura dei tempi moderni?
Assolutamente si! Cabaret lancia un messaggio attualissimo… mi ricordo che lo portammo in scena durante la tragedia del Bataclan e anche il giorno seguente alla tragedia…quando finimmo lo spettacolo e ci venne riferito quanto era successo…ecco, quello che ci veniva riferito ricalcava i fatti storici che raccontavamo sul palco, corsi e ricorsi che dimostravano quanto la storia si ripeta continuamente nei suoi orrori.
Nella costruzione del Suo personaggio ha attinto da diverse figure moderne… una summa di alcuni ‘cattivi’ storici dell’immaginario collettivo eppure il filo conduttore non sembra la cattiveria… è giusto dire che la chiave di lettura del Suo personaggio sia la disperazione?
Hai colto il punto: il mio personaggio strizza l’occhio ai supereroi moderni..o ai super cattivi! C’è la follia del Joker di Batman, di un clown, di una rockstar, dei drughi di Arancia Meccanica… il personaggio arriva a fondersi nella sua maschera fino ad esserne un tutt’uno…e poi, come hai anticipato, la sua cifra stilistica non è la perfidia, bensì la disperazione che diventa il carburante delle sue azioni più cattive. Cabaret parla di personaggi alimentati dalla disperazione, gente che cerca in tutti i modi di realizzare i propri sogni senza riuscirci… vittime di un meccanismo crudele più grande di loro.
Il Teatro La Fenice si prepara a registrare il suo ennesimo sold out: cosa devono attendersi i tanti spettatori che affolleranno la platea senigalliese?
Emozioni, si devono preparare ad emozioni forti e vere, magari qualche risata in meno ma chi viene a vedere questo spettacolo deve sapere che si emozionerà!
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