Al Musinf di Senigallia il riordino e la catalogazione di alcuni archivi
Decisa l'internazionalizzazione di una serie di foto dedicate agli artisti contemporanei
Prendendo spunto dalle esperienze e dal successo, che sta ottenendo l’Archivio Bonomi relativo all’Autoritratto fotografico, il prof. Bugatti, direttore del Musinf, ha incontrato nei giorni scorsi a Roma il fotografo Ruggero Passeri per l’organizzazione e l’internazionalizzazione di un progetto relativo al vastissimo Archivio fotografico dedicato agli artisti contemporanei, conservato dal Musinf.
Si tratta di un progetto che prevede il riordino, la catalogazione e l’ampliamento delle esistenti raccolte di settore. Il progetto è promosso dalla Biblioteca Arti visive del Musinf, coordinata dal prof. Stefano Schiavoni, in collaborazione con la Fondazione Senigallia, presieduta dal dr. Michelangelo Guzzonato.
Tra le raccolte di settore dal riconosciuto valore storico, ci sono al Musinf quelle di Maria Mulas, Antonio Masotti, Paolo Mengucci, Ruggero Passeri, Antonio D’Agostino (Fluxus), Giorgio Pegoli. Va segnalata anche la raccolta delle foto dei Reportages delle inaugurazioni delle Biennali di Venezia.
L’Archivio del Ritratto di Artisti contemporanei del Musinf sarà coordinato da Ruggero Passeri e Lorenzo Cicconi Massi, che si avvarranno della collaborazione di Giorgio Bonomi, Antonio D’Agostino, Giorgio Pegoli, Patrizia Lo Conte, Blanche Bugatti, Marco Mandolini, Massimo Marchini, Alberto Polonara, Anna Mencaroni, Stefania Ronchini, Walter Ferro ed altri docenti del corso di fotogiornalismo del Musinf.
La raccolta ritratti di Mario Giacomelli è composta dalle fotografie scattate da Paolo Mengucci per documentare la sua lunga e straordinaria esperienza di amicizia e collaborazione con Mario Giacomelli. La serie fotografica comprende i ritratti di Giacomelli, scattati da Paolo Mengucci e pubblicati su giornali e riviste di tutto il mondo, in occasione della mostra della civica raccolta Giacomelli alla Biblioteca nazionale di Parigi. Un’esposizione, la cui rassegna stampa aveva compreso decine e decine di periodici internazionali, con articoli scritti dai più autorevoli esperti del mondo. La fotografia, scattata da Paolo Mengucci, che ritrae Giacomelli con la sua macchina fotografica Kobel, il sigaro in mano, il basco e il Montgomery di tela jeans è divenuta, dopo la mostra di Parigi, un’icona per gli amanti della fotografia, che riconoscono in Mario Giacomelli uno dei grandi maestri del rinnovamento fotografico e della fotografia come arte.
La raccolta Antonio Masotti comprende, oltre alle fotografie per la proiezione del Vangelo secondo S. Matteo sulla camicia di Pier Paolo Pasolini, la suite dei ritratti dedicati da Antonio Masotti a Concetto Pozzati, Sepo, Mario Nanni, Scanavino, Aldo Borgonzoni, Marcello Jori, Luigi Carluccio e Cristina Roncati, Sergio Vacchi, Wilfredo Lam, lo scultore Cortellazzo, Omar Galliani, Marchiori e Mario Nanni, Mario Ceroli, Vasco Bedini, Pier Paolo Calzolari, Sergio Romiti Luciano de Vita, Bruno Saetti, Ilario Rossi, Maurizio Bonora, Arnaldo Pomodoro, Bruno Pulga, Giovanni Korompay, Giorgio Morandi, Luciano Minguzzi, Virgilio Guidi, Blasi e Pietro Bonfiglioli, John Ahearn Daze (Chris Ellis), Sartelli, Aherne, Carlo Zauli, Emilio Vedova e Renato Barilli, Francesca Alinovi, Angelo Biancini, Franco Gentilini, Eduard Pignon, Cesare Zavattin, Mascalchi, Quinto Ghermandi, Toxic on (Torrick Ablak), Cleto Tomba, Germano Sartelli, Carlo Mattioli, Severo Pozzati.
La raccolta Maria Mulas, come indicano gli scritti di Gillo Dorfles e di altri i pannelli fotografici di Maria Mulas dedicati ai ritratti di artisti italiani appartengono ormai alla storia della fotografia italiana quanto alla storia dell’arte del secondo Novecento. Si impongono all’attenzione per la tecnica fotografica di esecuzione e per l’affettuosa, amichevole rilevazione degli autori e delle autrici più significative di quel periodo storico. Si tratta di pannelli di grandi dimensioni, con ritratti scattati nel 1979. Furono presentati in occasione della mostra tenutasi a Milano a Palazzo Reale nel maggio del 2012, “Addio Anni ‘70. Arte a Milano 1969-1980”. Hanno come titolo “Pac 1979 – 20 mm” e “L’altra metà del cielo”. I due pannelli con i ritratti di 30 intellettuali in tutto, sono una selezione degli scatti fatti nel ’79 dall’artista in occasione dell’inaugurazione in febbraio del Padiglione d’Arte Contemporanea in via Palestro a Milano, meglio noto come Pac. E’ stato ricordato che in una sola sera la Mulas scattò più di cento ritratti agli intellettuali presenti, tutti seduti nello stesso punto, sul muretto del Pac, deformandone l’aspetto per mezzo dell’obiettivo 20 mm. “La mia era una curiosità” ha scritto Maria Mulas “e volevo usare il 20 mm non riprendendo grandi spazi ma concentrandomi sull’effetto strano di questi corpi ripresi dall’alto verso il basso“. L’anno precedente, nel 1978, la Mulas aveva già messo in atto questo esperimento. Fuori dal Padiglione Italia della Biennale di Venezia aveva fatto sostare, spalle al muro, gli artisti presenti alla vernice e ripreso i loro volti a soli 2 cm di distanza dal volto, frontalmente, sempre con l’obiettivo da 20 mm. L’effetto fu quello di un super primo piano dei volti di artisti come Luigi Ontani, Francesco Clemente, Mimmo Rotella, Emilio Tadini, Gianni Colombo, Eliseo Mattiacci e tanti altri, deformati e resi a volte anche irriconoscibili.
Dopo le riprese dell’inaugurazione del Pac, la galleria Il Milione di via Bigli a Milano chiese alla Mulas di esporre i ritratti di quella sera assieme a quelli fatti l’estate precedente, nel 1978, alla Biennale di Venezia, unendo così le due deformazioni, molto diverse tra loro, in una mostra dal titolo “Biennale ’78 – Pac ’79”. La mostra ebbe un gran successo e destò la curiosità nel pubblico e negli intellettuali stessi che si videro ritratti e resi in quel modo, compreso Gillo Dorfles che, dalle pagine del quotidiano La Repubblica, recensendo la mostra, definì i soggetti ritratti “teste d’uovo“.“Guardando questi amici ripresi in questo modo” aveva precisato Maria Mulas “penso di aver messo a fuoco maggiormente il loro carattere e di conoscerli un po’ di più“.“Tra i tanti tentativi di dare una sistemazione alle infinite sfaccettature dell’arte fotografica” scriveva Gillo Dorfles “forse una delle categorie più calzanti al lavoro di Maria Mulas è quella di coloro che affidano tutto il risultato dell’operazione all’occhio, al momento dello scatto, alla valutazione psicologica del personaggio ritratto. Anche nei casi più insoliti e arrischiati si tratta sempre di un uso “normale” della fotografia che si trasforma, sì, ma seguendo sempre l’idea progettuale dell’artista. Non si tratta più quindi di semplici fotogrammi, più o meno riusciti dal punto di vista retinico, quanto di “opere visive“.
Il pannello, ribattezzato per la mostra “Addio Anni ’70”, “L’altra metà del cielo”, ripropone le foto delle donne-artiste ritratte nel ‘79 in occasione della mostra curata da Lea Vergine dal titolo “L’altra metà dell’avanguardia, 1910-1940”. Nel 1979, a Parigi la Mulas, con Lea Vergine, fece loro visita ritraendole nei loro studi, case o atelier. In uno scorrere ritmico di volti Maria Mulas ci restituisce un quadro storico visivo di quelle donne-artiste di rilevanza artistica nel periodo della cosiddetta Avanguardia, che avevano avuto però meno fortuna e alla cui attività non aveva fatto seguito la stessa eco dei “colleghi” uomini del tempo. Nel pannello sono ritratte Sonia Delaunay, Marevna, Bice Lazzari, Alma Fidora, Gisele Prassinos, Viera da Silva, Meret Oppenheim, Isabelle Waldberg, Anne Beothy-Steiner, Marcelle Cahn, Gina Pane. “Pac 1979 – 20 mm”. Nel primo pannello sono ritratti: Ignazio Gardella, Lea Vergine, Emilio Tadini, Guido Ballo, Gae Aulenti, Carlo Tonioli ,Germano Celant, Ettore Sottsass, Carla Accardi, Enrico Baj, Giotto Stoppino, Emilio Battisti, Nanda Vigo, Ugo La Pietra, Rodolfo Aricò, Pac 1979, “Pac 1979 – 20 mm” . Nel secondo pannello sono ritratti: Carlo Bertelli, Ottiero Ottieri, Vittorio Gregotti – Tommaso Trini, Valentina Berardinone, Umberto Eco, Giorgio Marconi, Mario Rossello, Enzo Mari, Gianfranco Pardi, Bruno Di Bello, Emilio Isgrò, Gianni Colombo, Mario Nigro, Vanni Scheiwiller, Fernanda Pivano, Alba e Francesco Clemente.
La raccolta Antonio D’Agostino/Fluxus. Le fotografie scattate da Antonio D’Agostino nelle fasi della sua partecipazione alle esperienze di Fluxus sono entrate a far parte delle raccolte del Musinf, attraverso un lungo e minuzioso lavoro di ricerca, nuova catalogazione e ristampa nel classico formato 30×40, che è stato guidato personalmente dall’autore. Nel catalogo della mostra “The collective Eye”, Gianluca Ranzi, senza mancare in riferimento anche all’opera fotografica, aveva giustamente notato come “i filmati e le opere video di Antonio D’Agostino fossero in grado di esprimere tutta la complessa e articolata concezione estetica sviluppata nel corso della sua lunga carriera artistica, attraverso la sperimentazione di molteplici mezzi espressivi come la pittura, la fotografia la video arte, la performance e l’happeming“. Nel susseguirsi degli anni Antonio d’Agostino si è confrontato filologicamente e poeticamente con tutte le tecniche dell’arte, dalle più classiche fino alle più recenti tecnologie, raggiungendo risultati eccellenti in ogni campo. Il suo lavoro nell’ambito delle esperienze di Fluxus in anni recenti ha anche ottenuto il riconoscimento della chiamata a partecipare alla mostra itinerante, curata da Achille Bonito Oliva, intitolata “Il gioco è fatto”, al Museo Vostell e ai Musei d’arte contemporanea di Cordoba e Siviglia (2008). Nel 2010 partecipa alla “Biennale Fluxus” all’Auditorium di Roma, curata da Achille Bonito Oliva, presentando le foto realizzate negli anni ’70 durante le performance di Nam June Paik e Giuseppe Chiari. La creatività di Fluxus si estrinseca in azioni, eventi che tendono a sottolineare quanto la quotidianità e la banalità della vita di ogni individuo possano essere intese in sè come evento artistico. Perciò Maciunas poteva affermare che: “tutto è arte e tutti possono farne“. Perciò Dick Higgins poteva aggiungere che “Fluxus non è un movimento, un momento della storia, un’organizzazione, ma Fluxus è un’idea, un modo di vivere, un gruppo di persone non fisso che compie fluxuslavori“. Quindi in Fluxus c’è la teorizzazione di un modo di fare arte che è un fluire ininterrotto di situazioni, percezioni ed esperienze estetiche e sperimentali, senza confini tra spazio autoriale e spazio di fruizione come in tutti i videotape e le performance eseguite da Antonio D’Agostino dagli anni ’60 ad oggi. La fotografia in D’Agostino specificamente si propone e si afferma come modo di partecipazione agli eventi e si manifesta come evento autoriale essa stessa. La suite comprende le immagini, scattate e filmate da Antonio D’Agostino, che testimoniano, documentano e interpretano, la sua esperienza Fluxus. Vi compaiono protagoniste e protagonisti Fluxus come: Geoffrey Hendricks, Giuseppe Chiari, Yoko Ono, Nam June Paik, Charlotte Moorman, Joe Jonas, Takako Saito, ed altri.
L’Archivio Ruggero Passeri all’origine allineava quaranta ritratti dei maggiori artisti contemporanei tra cui Pablo Echaurren, Sandro Chia, Mirella Bentivoglio, Mark Kostabi, Gino Marotta, Pietro Cascella, Luca Patella, Lamberto Pignotti, Nanni Balestrini, Nicola Carrino, Manfredi e Flavio Beninati, Chima Sunada. Rappresentava il frutto del lavoro di documentazione, che l’artista romano ha voluto dedicare all’arte di fine Novecento, rappresentando la testimonianza della sua volontà di conoscere da vicino modi essere, di vivere, di lavorare delle donne e degli uomini, che hanno interpretato un capitolo della cultura visiva italiana. Si tratta di una galleria di presenze affascinante e panoramica, in cui ciascun artista appare esistere nel suo mondo quotidiano, al di là della dimensione della cronaca d’arte e di mercato. Quella di Ruggero Passeri è una modalità di rappresentare percorsa dall’ammirazione per gli autori, che ha voluto incontrare, perché li riteneva rappresentativi di un’epoca avventurosa e difficile, dagli esiti storici in itinere. E’ quindi una volontà di rappresentare diversa dalla formalità della fotografia di reportage, quanto immune dall’intenzione di catalogazione illuministica per generi e per razze estetiche. Nel suo ritrarre Passeri interpreta e traduce la strada delle scelte per affinità elettive. Il percorso risulta viva, reale, poetica somma di mondi individuali. Volendo una somma di ammirevoli, poetiche solitudini e di coraggiose, anche eroiche, contrapposizioni ad una società, che si è andata inesorabilmente strutturando sull’egemonia dei consumi, progressivamente rendendo marginale il contributo di pensiero e di ricerca degli artisti e degli intellettuali.
La raccolta Reportage Biennale di Venezia comprende gli scatti effettuati da due equipes di fotografi senigalliesi accreditati ufficialmente per il reportage delle inaugurazioni della Biennale d’arte di Venezia. Comprende centinaia di immagini di opere ed artisti, tra cui Favre, Ai Wei Wei, Enzo Cucchi.
Stefano Bascone, Roberto Grassi, Patrizia Lo Conte, Alfonso Napolitano erano stati accreditati ufficialmente dalla rivista Arte Contemporanea per le riprese fotografiche e video all’inaugurazione della Biennale di Venezia. Biennale d’arte ai Giardini della Biennale e all’Arsenale. L’altra equipe di fotografi senigalliesi accreditati era composta da Alberto Polonara, Anna Mencaroni, Stefania Ronchini e Anna Mancini.
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!