Referendum Costituzionale, Brignone: “La casta elegge e protegge la casta”
"Questo è il principale risultato della riforma"
Siamo giunti al termine di una campagna referendaria durissima, che ha spaccato il Paese, tra promesse che nulla hanno a che vedere con la Costituzione, slogan senza senso e accuse di ogni genere.
Il Paese si è spaccato sulla Costituzione, la stessa Costituzione che ha unito il Paese dopo la lacerazione di un regime funesto e di una guerra civile, che è stato il punto di riferimento di ogni italiano, che, come disse l’On. Ruini, presidente della Commissione per la Costituzione il giorno in cui il testo è arrivato in Assemblea: “questa è la Carta in cui tutti i rappresentanti del popolo possono dire: questa Costituzione è mia, perché l’ho discussa e vi ho messo dentro qualcosa”.
Invece ora questo Paese, che non aveva certo bisogno di ulteriori divisioni, si spacca proprio su quel testo, che sicuramente presenta dei limiti superabili e di cui erano consci gli stessi costituenti, ma di cui andava per lo meno rispettato il profondo valore unitario che rappresenta.
Ho avuto la possibilità di esprimere il mio convinto NO dai banchi della Camera e domenica prossima replicherò lo stesso NO sulla scheda elettorale.
In questi mesi insieme a tante e tanti compagni di viaggio, ho girato l’Italia cercando di spiegare il perché di questo voto e perché questa riforma sia così sbagliata, nel merito, punto per punto.
E’ un ragionamento troppo lungo e complesso da spiegare in poche righe, mi limiterò agli aspetti che reputo fondamentali:
– Perché è una brutta riforma. Scritta male, di difficile applicazione, incapace non solo di dare risposta ai problemi del Paese, ma che li peggiora ulteriormente. Cambia, sì, ma in peggio.
– Non supera il bicameralismo perfetto, ma introduce un bicameralismo confuso. E’ sufficiente leggere l’originario articolo 70 (9 parole) con il nuovo (439, incomprensibili, parole) per capire quanta confusione e rallentamenti nei processi ingenera la riforma.
– Per un risparmio di 80 centesimi a persona toglie sovranità ai cittadini: nega loro il diritto di scegliere i propri rappresenti in Senato. Sorvoliamo sul patetico e goffo tentativo last minute del premier di presentare una scheda elettorale che non esiste e che peraltro sarebbe incostituzionale per la legge da lui stesso voluta, che abroga l’articolo 58 (i senatori sono eletti a suffragio universale) e recita testualmente: “i consigli regionali eleggono i senatori tra i loro componenti”. Eleggono, non ratificano. Le parole sono importanti, ma nella Costituzione sono essenziali.
Perché negare il voto ai cittadini? Cosa hanno a che fare la velocità, lo snellimento della burocrazia, il risparmio dei costi della politica, così tanto proclamati dal Premier, con il voto dei cittadini? Nessuno dei sostenitori del SI questo è riuscito a spiegarlo.
Forse perché la riforma ha molto poco a che vedere con la velocità, con la burocrazia, con il risparmio dei costi e molto ha a che vedere con la limitazione della sovranità e, quindi, del controllo, dei cittadini.
In compenso, però, mentre con una mano si toglie il diritto di voto, con l’altra si estende l’immunità parlamentare a sindaci e consiglieri regionali.
La casta politica elegge e protegge la casta politica: questo è il principale risultato della riforma.
Questa Costituzione nasce certamente migliorabile, ma con una consapevolezza chiara dovuta alle ceneri da cui è sorta: chiunque può salire al potere, proprio per questo i padri costituenti ci hanno lasciato un recinto democratico entro il quale proteggerci. La Costituzione non ci ha ostacolato ci ha protetto, limitando i danni, anche della peggiore classe politica, che deve tornare a rispondere di più ai cittadini, non di meno.
Il cambiamento non è un valore in sé, se non porta un miglioramento.
Chi cambierebbe una Costituzione che ha unito, con una che divide? Io No.
da On.Beatrice Brignone, Deputata di Possibile
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