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Migrazioni ed integrazione: successo a Senigallia per il progetto ‘Homo Migrans’

Pubblico numeroso per i vari momenti delle due giornate grazie a testimonianze, documentari e forum

Il convegno "homo migrans" al san Rocco di Senigallia- Foto FOTOART di Giuliana Tomassoni

Tra venerdì 4 e sabato 5 novembre si è svolto il progetto culturale interdisciplinare originale “homo migrans” (Pittura, cinema, teatro, musica, dibattito, bioetica, web),  evento focalizzato sul tema del “viaggio” come necessità  etica fondamentale dell’essere umano e come risorsa condivisa di crescita con l’altro. Con  questo primo appuntamento dal titolo “Lampedusa, l’isola che non c’è” si è affrontato il tema dei flussi migratori provenienti appunto da Lampedusa, con la partecipazione di testimoni diretti: grazie al loro vissuto si è condiviso un racconto realistico diverso dalle consuete dinamiche attuate dai media.

Organizzato dall’Associazione Culturale Arancia Donna Subsahariana (ACADS) di Senigallia con il patrocinio del Comune di Senigallia, il partnenariato  della Scuola di Pace “V. Bucceletti”, e con il MBAM – Mini Bantu African Museum, il Cinema Teatro Gabbiano, il Cabot Cove-Outdoor Sport caffè e Orto Antico, ed alcuni sostenitori tra cui Coop Alleanza, il progetto si è svolto in due giornate e ha affrontato il tema d’interesse, coinvolgendo per quanto riguarda l’aspetto organizzativo diversi ed importanti testimoni, esperti ed artisti, che hanno raggiunto un pubblico di ogni genere, inclusi moltissimi giovani.

Francesco Piobbichi al convegno "homo migrans" al san Rocco di Senigallia- Foto FOTOART di Giuliana TomassoniNella prima giornataFrancesco Piobbichi (FOTO a destra, Ndr), attraverso la sua dote artistica e i suoi acquerelli ha raccontato a circa 300 studenti provenienti dal liceo classico Perticari e dal liceo scientifico Medi alcune delle esperienze vissute in prima persona a Lampedusa come operatore umanitario con la onlus “Mediterranean Hope”, con tutto il “peso” tragico dell’emergenza migranti, cercando di capire le cause e non solo gli effetti del fenomeno migratorio.
Nel pomeriggio si è tenuto il forum “Condizione della donna esule in terra straniera” con vari interventi. Tra questi anche la professoressa Catherine Ori Iheme, mediatrice culturale e linguistica nigeriana trapiantata da lungo tempo a Senigallia e tra i fondatori dell’ACADS, conosciuta in regione per il suo impegno sociale su temi di immigrazione e integrazione fin dagli anni ’70. Un altro intervento è stato quello della dottoressa italo-senegalese Selly Kane, una delle responsabili nazionali della CGIL per le politiche dell’immigrazione ed esperta fin dagli anni ’90 del fenomeno migratorio, che ha spiegato, tra le altre cose, come il lavoro degli immigrati contribuisca, con il versamento dei contributi, al sostegno del welfare in Italia.
E’ intervenuta anche Chinyere Chidi Namdi, vedova nigeriana di Emmanuel Chidi Namdi, morto tragicamente a Fermo: ha raccontato i motivi che l’hanno indotta a lasciare il suo paese e il suo “viaggio” dalla Nigeria all’Italia, attraverso la Libia con l’approdo proprio a Lampedusa. Dal suo racconto traspare dignità, nonostante  i drammi della sua personale esperienza.
La dottoressa senigalliese Stefania Pagani ha parlato invece della sua esperienza di medico tra i migranti, durante un periodo trascorso a Lampedusa. E’ anche intervenuta telefonicamente Cecìle Kyenge, politica italiana di origini congolesi, ex ministro per l’integrazione durante il governo Letta e dal 2014 parlamentare europeo per il PD: ha illustrato gli sforzi spesi in Europa per migliorare la gestione del fenomeno migratorio per tutte le parti in gioco.

A seguire, al cinema teatro Gabbiano ha destato grande interesse la proiezione del film sperimentale Homeward Bound – Sulla strada di casa. Si tratta di una pellicola che affronta il tema dell’integrazione vista con gli occhi di immigrati adolescenti e che ha riscosso un grande interesse di critica. E’ stato interamente girato, nell’arco di un anno, all’Hotel House di Porto Recanati, un complesso residenziale di 17 piani e 480 appartamenti, che ospita circa 2000 persone che possono anche raddoppiare nel periodo estivo, con il 90% degli abitanti di origine straniera, in rappresentanza di circa 40 nazionalità diverse. La giornata si è conclusa con un reading con accompagnamento musicale al Cabot Cove, ad opera dell’attore Gabriele Parrillo, accompagnato dalla violoncellista italo-brasiliana Daniela Savoldi, sulla storia della piccola protagonista somala, Samia Yusuf Omar, che sognava le Olimpiadi, e che per raggiungere quel sogno e’ dovuta scappare dal suo paese per cercare di raggiungere  l’Europa come tanti, attraverso il deserto, con la tratta dei migranti.

Catherine Ori Iheme al convegno "homo migrans" al san Rocco di Senigallia- Foto FOTOART di Giuliana TomassoniLa seconda giornata si è interamente svolta al Museo Mini Bantu African Museum (MBAM) in località Gabriella di Senigallia, partendo dalla volontà di promuoverlo sempre di più come centro culturale legato al ponte fra i popoli. La professoressa Catherine Ori Iheme (FOTO a sinistra, Ndr), ideatrice del museo (unico in Italia gestito da una africana) ha illustrato al vasto pubblico intervenuto il museo e i reperti africani esposti, mettendoli in relazione con la cultura occidentale. Un’attività che la professoressa abitualmente svolge anche per gli studenti delle scuole.
Suo marito, Angelo Caroli, protagonista di numerose missioni umanitarie come medico chirurgo in diversi stati africani fin dagli anni ’60, ha quindi raccontato con la proiezione di alcune slides, le sue esperienze vissute in Nigeria, in Togo, in Tanzania e Mozambico, sottolineando gli aspetti di organizzazione socio-umanitari, le difficoltà legate all’emergenza e alla carenza di macchinari ospedalieri e medicinali.
Il pranzo con ricette africane, una lezione di bioetica di Eduardo Lo Giudice di Orto Antico sugli alimenti del sud del mondo e il reading dell’attore senigalliese Fausto Caroli, Il convegno "homo migrans" al san Rocco di Senigallia- Foto FOTOART di Giuliana Tomassoniaccompagnato dal violino di Nicola Principi, hanno infine concluso la due giorni di progetto.

Siamo molto soddisfatti di questa due giorni di eventi – ha affermato Michela Cavaterra, tra gli organizzatori del progetto “Homo Migrans”. Il favore del pubblico ci ripaga degli sforzi messi in campo per l’organizzazione, anche economici in quanto il progetto è stato quasi interamente autoprodotto. Sicuramente daremo un seguito a questo evento con altri appuntamenti nell’ambito di Homo Migrans, e molte idee sono già in cantiere a tal proposito”.
Una tra queste “educazione alla mondialità” riservata alle scuole. L’ACADS si conferma quindi come un interlocutore culturale e sociale di grande interesse sui temi del fenomeno migratorio e dell’integrazione e dello scambio tra popoli, temi sui quali ha l’obiettivo di confrontarsi anche in futuro in collaborazione con altre associazioni, organizzazioni e con le istituzioni pubbliche.

 

 

Foto per gentile concessione FOTOART di Giuliana Tomassoni

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