Sparatoria di Ostra Vetere, Paradisi commenta la condanna del carabiniere
"Chi giudica dovrebbe calarsi in quelle situazioni: se le forze dell'ordine smettessero di usare le armi sarebbe il caos"
Cosa succederebbe se i carabinieri e gli uomini in divisa in genere smettessero di rischiare in proprio e di usare la forza quando vengono messi in pericolo loro stessi e la cittadinanza inerme? La risposta è semplice e disarmante: vincerebbe il caos e ogni singolo malvivente saprebbe di poter contare sull’inerzia delle forze dell’ordine.
“Eccesso colposo di legittima difesa“, questo ha stabilito una sentenza condannando un giovane carabiniere “colpevole” di aver cercato di fermare un’auto in fuga con dei criminali che avevano tentato di investire i militari accorsi dopo un furto. Un colpo, accidentalmente, ha causato la morte di un criminale. Ovviamente è un dramma, ma è un dramma umano che non dovrebbe influenzare la sfera giuridica.
La domanda è una sola: quando si eccedono colpevolmente i limiti della difesa legittima? Rispondere a questa domanda da dietro una scrivania o in punta di diritto, tracciando ragionamenti dialettici e soppesando articoli e commi, è relativamente facile.
Più difficile è comprendere quel “limite” sottilissimo sospeso, quando si è in strada, nella frazione di qualche attimo. Chi giudica, più che districarsi in deduzioni e abduzioni, dovrebbe calarsi mentalmente in una strada di campagna. Dovrebbe provare a sentire quel fremito che un uomo, (sotto)pagato per difendere in armi la comunità dei giusti, prova nel momento stesso in cui vive un’esperienza fulminea in cui comprende in un istante, che sta giocando a scacchi con la morte. Dovrebbe sentire l’adrenalina che corre prima di una decisione che va presa in una manciata di istanti.
Molti giudici spiegano che l’eccesso colposo nasce quando si agisce valutando erroneamente il pericolo e l’adeguatezza dei mezzi usati. Ma non sempre, e chi sta sulla strada a rischiare in proprio lo sa, è possibile valutare in quella manciata di istanti l’esatto pericolo che si sta correndo. Tutti gli elementi che poi avvocati, giudici e pubblici ministeri soppeseranno e analizzeranno spaccando il capello in un’aula, in quella stradina di campagna, non possono essere conosciuti compiutamente dal carabiniere.
Sul punto c’è una sentenza della Cassazione che vale la pena ricordare. La Cassazione, nel 2003, ha assolto proprio due carabinieri che avevano sparato alle ruote di un’auto in fuga uccidendo accidentalmente (per colpo di rimbalzo) due occupanti dell’auto. Un caso identico a quello del nostro (“nostro” inteso in senso anche fraterno) carabiniere di Ostra Vetere. La Cassazione ha detto: il rischio del verificarsi di un evento non voluto è intrinsecamente collegato all’uso dell’arma da fuoco e tale rischio potrebbe essere evitato solo rinunciando preventivamente all’uso dell’arma stessa. Ecco, come la Cassazione, ha risposto alla domanda iniziale di questa riflessione.
Ecco perché abbiamo la necessità morale di schierarci con l’Arma dei carabinieri e con quel giovane che ha fatto il proprio dovere.
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