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L’omaggio di Fermo a Mario Giacomelli

Esposto il ritratto che il grande fotografo di Senigallia ha dedicato alla madre

Mario Giacomelli

Dopo il successo al Museo di Roma della mostra di Mario Giacomelli, il prof. Bugatti, direttore del Musinf, segnala un nuovo importante omaggio all’arte del fotografo senigalliese Mario Giacomelli.

Dal 30 luglio infatti, nello splendido Palazzo dei Priori di Fermo, è esposto il ritratto da lui dedicato alla madre, conservato nella raccolta del Musinf di Senigallia e appena rientrato dalla mostra tenutasi al Museo di Sens. Il contesto è assai significativo perchè la mostra di Fermo allinea opere di grandi artisti come Peter Paul Rubens, Giovanni Francesco Guerrieri, Amanzio Moroncelli, Francesco Hayez, Van Gogh, Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Adolfo De Carolis, Mario Giacomelli, Osvaldo Licini, Vanessa Beecroft, Lorenzo Cianchi e Michele Tajariol, Andrea Salvino, Matteo Nasini, Francesco Barocco, Mark Boulos. La mostra prende spunto dalla dea Cupra, partendo dall’anellone a nodi, un unicum nel suo genere che spicca per importanza nelle collezioni fermane, ritrovamento archeologico associato alle donne picene.

L’anellone con i suoi caratteristici nodi, di cui ancora oggi non si comprende a pieno l’uso e il significato, viene assunto a icona della femminilità e nella sua simbolica circolarità diventa il punto di partenza e l’immagine stessa del percorso espositivo. La dea Cupra, per caratteristiche e iconografia, precorre la nascita di Venere, ritenuta l’anello di congiunzione tra tutte le immagini di donne – a partire dalla dea sumera Inanna e dalla babilonese Ishtar – che, a sua volta, lascerà in eredità parte dei suoi attributi iconografici alla figura monoteista e cristiana della Vergine Maria.

Una vasta e consolidata bibliografia traccia il profilo di una dea-matrice, una Grande Madre o una Grande Dea che indenne attraversa il tempo e la storia di molti popoli, fino ad approdare alla concezione stessa di matriarcato di età moderna. Le teorie filologiche ed archeologiche più attuali confutano questo modello, riferendo dell’esistenza non di una, ma di numerose figure divine femminili all’interno dei pantheon antichi, ciascuna Grande e distinta dalle altre. Per questo motivo in mostra si trovano affiancati “ritratti” e modelli di femminilità molto diversi tra loro, ognuno caratterizzato da un’idea di unicità e non convenzionalità, in una visione trasversale che abbraccia tutte le epoche fino ai giorni nostri: le Storie di Santa Lucia di Jacobello del Fiore, l’Adorazione dei Pastori di Peter Paul Rubens, La Maddalena Penitente di Francesco Hayez, Les bretonnes et le pardon de Pont Aven di Vincent Van Gogh, Le due madri di Giovanni Segantini, La quiete di Gaetano Previati, Ritratto a mia madre di Mario Giacomelli.

La mostra si caratterizza come un percorso nel mondo stratificato e multiforme della femminilità, procedendo per suggestioni e salti temporali con accostamenti inediti tra diverse figure: la dea progenitrice, la vergine, la santa, la prostituta, la profetessa, la regina, la femme fatale, l’eroina, la madre.

Accanto alla visione storico-iconografica della donna, la mostra ne offre una più ampia e universale, legata all’idea della terra (Gea), rappresentata idealmente dal grande Mappamondo conservato nella Biblioteca di Fermo, realizzato dal cartografo Amanzio Moroncelli nel 1713.

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