Lorenzo Cicconi Massi racconta le sue donne volanti
Intervista al fotografo senigalliese che descrive il suo ultimo progetto artistico
Alla vigilia dell’inaugurazione della mostra ‘Le donne volanti’ al Museo Nori De’ Nobili di Trecastelli (ndr: è stata inaugurata giovedì 4 agosto) abbiamo intervistato Lorenzo Cicconi Massi, figura di spicco della fotografia nazionale, che affonda le sue radici nel gruppo Misa di Senigallia e in Mario Giacomelli.
Quale è stata la genesi della mostra ‘Le donne volanti’?
Ad essere sincero sono giorni che me lo domando e non sono ancora stato in grado di rispondermi. Lavori del genere spesso sono frutto di intuizioni che ti pervadono ma a cui allo stesso tempo è difficile dare una forma, tramutarli in un progetto; l’idea delle ‘Donne volanti’ risale al 2011. Oltre alle difficoltà concettuali ci sono state diverse problematiche di carattere logistico nella realizzazione; l’idea di base era quella di usare delle impalcature ed il cielo come sfondo. Dopo i primi tentativi il progetto è stato per un po’ accantonato; l’anno scorso ho deciso di riprenderlo in mano con risultati discordanti; l’input decisivo è arrivato quest’anno con l’invito da parte dei curatori del Museo De Nobili. Va detto che dall’’idea iniziale il lavoro è andato incontro ad una evoluzione: a volte ho in testa un’immagine poi però non riesco a tirarla fuori. Ecco, è così che il lavoro è frutto di numerose prove ed esperimenti anche se credo che la serie non sia ancora conclusa: mancherebbero ancora alcune foto.
Come mai la scelta stilistica dell’uso del Bianco&Nero?
Il mio mondo è in Bianco e Nero, artisticamente penso in Bianco&nero e credo che sarà sempre così. La realtà in questo modo viene ridotta all’essenzialità, bastano pochi semplici tratti per raccontare una storia.
Parlando di B/N, ed essendo tu senigalliese, il discorso cade inevitabilmente su Mario Giacomelli, un totem ed un punto di riferimento per tantissimi. Credi che questo ‘culto’ abbia rappresentato un freno? I fotografi della cosiddetta scuola senigalliese sono forse rimasti schiavi e troppo legati alle sue opere?
Credo di no, anche se il discorso è abbastanza variegato: sicuramente Giacomelli ha rappresentato un traino e non un freno; c’è chi è rimasto forse troppo legato e rischia di cadere nell’imitazione: le sue opere dovrebbero essere invece un punto di partenza. Riguardo la ‘Scuola senigalliese’ o anche ‘Senigallia Città della Fotografia’ c’è da dire che per potersi definire tale bisognerebbe fare molto di più: ispirarsi ad altre realtà che sono state in grado di organizzare eventi all’altezza di questa nomea.
Quanto ha influenzato Giacomelli il tuo modo di intendere la fotografia?
Tanto, ma non in maniera consapevole: Giacomelli sta dentro di me ma ci sono il mare, le colline ed il bianco e nero. Sono cose che ti crescono dentro e che si rielaborano con la propria sensibilità.
Ti sei avvicinato alla fotografia relativamente tardi: quando è scattata la scintilla verso questa forma artistica?
Al festival di fotografia ad Arles nel 1998 dove portai alcune foto rimaste per anni in un cassetto: ricevetti non pochi apprezzamenti e da lì capii che avevo qualcosa da raccontare; dopo quella esperienza vennero i premi, vedi il concorso Canon e la chiamata di Contrasto.
C’è un progetto fotografico a cui ti senti particolarmente legato?
Direi di no; non ne ho fatti molti e sono per me tutti quanti significativi ed importanti, frutto di un percorso che spesso passa per una lunga decantazione interiore. Lo stesso progetto delle “Donne volanti” è iniziato svariati anni fa; sicuramente sono molto geloso dei miei lavori e non amo condividerli sui social proprio perché sono il frutto di una lunga gestazione.
A proposito di “Social”: si parla tanto di condivisone sul web e di nuove tecnologie. Che impatto stanno avendo i social network sulla fotografia? Si sta andando incontro ad una involuzione?
Non sta a me dirlo: è difficile fare una valutazione dei tempi in cui viviamo. Personalmente ho una certa avversione e ritrosia nei riguardi delle nuove tecnologie; il fatto che chiunque acquisti una reflex ed abbia qualche nozione di Photoshop si senta un fotografo è, per certi versi, anche pericoloso perché da una dimensione distorta di questa professione. Le persone che si avvicinano a questo mondo andrebbero messe in guardia: la fotografia è anche sacrificio, abnegazione e riflessione.
La mostra LE DONNE VOLANTI è promossa dal Comune di Trecastelli e dal Museo Nori De’ Nobili in collaborazione con il Musinf di Senigallia ed ha il patrocinio della Commissione per le Pari Opportunità tra uomo e donna della Regione Marche.
L’esposizione sarà visitabile fino al 30 settembre da martedì a venerdì, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17.30 alle 21.30, sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 18.00 alle 22.00 e domenica dalle 17.00 alle 22.00. Le visite guidate, per singole persone e gruppi, sia alla mostra che al museo, sono ad ingresso libero.
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