Il recupero della storia contro i simboli divisivi
"Gli stemmi di due autocrati in una piazza intitolata a Garibaldi: unico caso su oltre 4.000 Comuni italiani"
Con questo articolo inizia la protesta di 40 giorni indetta dal Consiglio Direttivo dell’Associazione di Storia Contemporanea contro l’Amministrazione comunale per aver posto gli stemmi di due autocrati in una piazza intitolata a Giuseppe Garibaldi, unico caso su oltre 4.000 Comuni italiani. L’Associazione, che si riserva ulteriori e civili forme di protesta, tornerà a far sentire la propria voce libera e critica dopo il 5 settembre.
La nuova piazza Garibaldi a Senigallia contiene due stemmi di altrettanti autocrati papali, un papa rispolverante attacchi antisemiti (Benedetto XIV) e uno che si è opposto in ogni modo all’unificazione italiana, non mancando di lordare le proprie mani di sangue (Pio IX): il sindaco e i suoi sostenitori, la banda della Polizia di Stato, ufficialità in gran parata e “altri” prenderanno parte, all’inaugurazione di questa piazza.
La cittadinanza che alla propria storia e alle tradizioni laiche e democratiche è sinceramente attaccata ha invece deciso di ritrovarsi in via Chiostergi, davanti al cippo che ricorda il patriota risorgimentale Girolamo Simoncelli (1817-1852), una delle migliaia di vittime della restaurazione papalina ottocentesca: qui si è svolto il “Dialogo sulla democrazia”, un’iniziativa in cui qualsiasi cittadino e cittadina ha pacificamente preso la parola per cinque minuti, recando una propria testimonianza.
Quest’ultima manifestazione è stata gratuita, gli stemmi e l’inaugurazione sono costati – a quanto risulta – 52.000 euro, pagati dal pubblico contribuente!
Comunque la si pensi, un dato appare incontestabile: Pio IX, la nuova piazza Garibaldi, lo stesso sindaco appaiono dei simboli divisivi; per non parlare di qualche prete ottuagenario che in questi giorni ha rispolverato i presunti miracoli di papa Mastai, ma non ha detto una parola sulle incertezze, i dubbi e i crimini da questo commessi, fatti che compaiono sui libri e manuali di storia e soprattutto nella magistrale biografia di un grande e compianto storico, il gesuita Giacomo Martina (1924-2012) che ha ricostruito le tante ombre sovrastanti l’ultimo papa-re della storia (Pio IX, Università Gregoriana Editrice, 1974, 1986, 1990).
Prima di farsi un’idea sbagliata, invitiamo tutti i cittadini a recarsi nella Biblioteca Antonelliana e chiedere in consultazione questo volume di 1.939 pagine: chi non reggesse tale lettura, può leggere le poche pagine di sintesi che Martina ha siglato per il Dizionario storico del Papato, alla voce Pio IX, che pure si può consultare nella civica Biblioteca.
Tantissimi cittadini si sono chiesti in queste settimane le ragioni dell’ostinazione del sindaco di Senigallia circa questi stemmi che richiamano dei tempi e un regime sconfitti dalla storia (ancor prima che li sconfiggessero gli italiani). In merito abbiamo una nostra, circostanziata idea, ma in omaggio alla protesta suddetta ce la teniamo per noi. Ci interessa, in questa sede, un’altra considerazione.
Le Associazioni che hanno dato vita alla protesta si sono richiamate al sindaco comunista Alberto Zavatti (1915-1970), il protagonista della ricostruzione post-bellica senigalliese che nel 1952 organizzò imponenti celebrazioni per ricordare e omaggiare il patriota repubblicano Simoncelli, mandato a morte da Pio IX con un processo farsesco e senza aver commesso alcun reato.
Quel sindaco aveva avuto poco tempo per studiare e, rimasto orfano dei genitori infante, aveva imparato a prezzo di tanti sacrifici la professione di sarto: ma Zavatti rispettava la storia e intendeva recuperarla, ponendola al centro di un dialogo costruttivo con le giovani generazioni.
Sono passati 74 anni che sembrano davvero un’enormità rispetto a un presente sempre più immemore, cieco e irriguardoso.
da Associazione di Storia Contemporanea
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