Brexit: la Gran Bretagna gira le spalle all’Europa
Dimissioni per il premier inglese David Cameron
La Gran Bretagna gira le spalle all’Europa. Nonostante gli ultimi sondaggi sembravano pendere sulla scelta dei cittadini britannici a favore dell’Unione Europea, a notte fonda è arrivato il ribaltone che ha sancito il verdetto: al referendum sul Brexitil 51,8% degli inglesi ha votato per il ‘Leave’.
Tante le reazioni al voto, come quella arrivata dal Segretario generale dell’Osce Lamberto Zannier su Twitter. “Il voto nel Regno Unito dimostra che i leader stanno sottovalutando la reazione delle persone di un mondo in rapida evoluzione. Una lezione che dobbiamo imparare in fretta e con umiltà”. Intanto reagiscono anche i mercati con le Borse a picco e la sterlina che si svaluta immediatamente.
Il trionfo del ‘Leave’ ha un effetto domino che contagia in tutta Europa gli euroscettici: l’estrema destra francese e olandese chiede subito consultazioni simili nei loro Paesi, Matteo Salvini rileva: “Ora tocca a noi”, sottolineando: “Cuore, testa e orgoglio battono bugie, minacce e ricatti“. E il deputato del Movimento 5 Stelle, Danilo Toninelli, twitta: “I britannici hanno scelto la Brexit. Ha vinto la democrazia e perso l’Europa delle banche. Il vento di cambiamento è sempre più forte!”.
Dati alla mano, si ha la sensazione che, a scegliere per il futuro del Regno Unito sia stata paradossalmente la fascia anziana della popolazione:
Il 75% dei votanti tra i 18 e i 24 anni ha votato “Remain”, e tra i 25 e i 49 anni lo ha fatto il 56%. Oltre i 50 anni hanno vinto le ragioni della “Brexit”.
Il voto del referendum delinea anche un paese estremamente frammentato: in Scozia (dove il Remain ha vinto in tutti i 32 distretti in cui è suddiviso il Paese con 1.661.191 voti contro i 1.018.322 andati al Leave, con un’affluenza del 67,2%) e Irlanda del Nord (ha vinto il fronte degli euroconvinti con 440.437 voti, il 55,78% dei voti , contro i 349.442 andati agli euroscettici, con un’affluenza del 62,9%) hanno votato per rimanere, il Galles e l’Inghilterra per uscire. Poche ore dopo quel voto, arrivano le conseguenze politiche più immediate: il premier inglese David Cameron si è infatti dimesso, spiegando: “Ci dovrà essere un nuovo primo ministro eletto a ottobre”. Poi ha aggiunto: “Non ci saranno cambiamenti immediati per i cittadini dell’Unione Europea che vivono in Gran Bretagna e per i britannici che vivono in altri Paesi dell’Unione Europea“.
In un primo momento, il governo aveva deciso di restare in carica, con l’obiettivo di “stabilizzare la situazione nel breve periodo e trovare le migliori soluzioni nel lungo periodo”, come chiarito dal ministro degli Esteri Philip Hammond. Intanto, mentre gli euroscettici parlano già di effetto domino, il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in un’intervista alla tv pubblica tedesca Zdf rassicura: “Non ci sarà alcuna reazione a catena, non credo che altri Paesi saranno incoraggiati a percorrere questa strada pericolosa”.
Nel frattempo, anche il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha dichiarato che la Ue è “determinata a mantenere la sua unità a 27”, includendo dunque la Gran Bretagna, ma i Paesi fondatori corrono comunque ai ripari: si svolgerà domani a Berlino la riunione dei 6 ministri degli Esteri degli Stati fondatori dell’Ue. Lo ha confermato questa mattina il ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier.
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