Leggo le repliche del sindaco (che dà tutta la colpa ai bilanci, e lo capisco) e del direttore del Musinf, che ammette “fatiscenza e inadeguatezza” del museo che dirige (anche se poi sembra pentirsene) dandone anche lui la colpa ai bilanci magri. Ci sono cose in effetti che i soldi risolvono, ma anche cose che, a mio modesto avviso, si possono migliorare anche senza soldi.

Forse il professor Bugatti non lo ricorda, ma sono stato in passato ospite del Musinf. Nel 2012 partecipai a un convegno sulla fotografia stenopeica, al Palazzo del Duca, dove vidi spazi curati e un allestimento pulito e dignitoso. Non feci in tempo quella volta a visitare la sede vera e propria del museo, dove mi avevano detto trovarsi molte stampe originali di Mario Giacomelli e della grande stagione del Misa. Finalmente, approfittando di un invito fotografico al festival di Morro d’Alba, sono riuscito a farlo. Non sono tornato al palazzo del Duca perché, nel tempo che avevo a disposizione, volevo vedere proprio quelle fotografie, che stanno solo lì.

Non ho voluto dare alcun giudizio sulle attività del museo, che non conosco bene, né sull’impegno delle persone che ci lavorano e che gli offrono a vario titolo il loro contributo. Quella che ho raccontato è la mia semplice esperienza di visitatore comune di una collezione di pregevoli opere, nella sede che è a loro deputata. Ho raccontato le difficoltà nel cercare faticosamente informazioni online e la sede fisica del museo, e poi quel che ho visto girando fra le sue stanze. Vedo che mi si rimprovera di non aver chiesto informazioni. Nel museo non c’era alcuna forma di accoglienza. Un visitatore, in un museo efficiente, le informazioni le riceve, non deve andare a cercarle bussando alle porte degli uffici, sentendosi nella posizione imbarazzante di chi interrompe il lavoro di persone indaffarate, o riunioni di lavoro in corso.

Quanto a quello che avrei visto male. Premendo il bottone, l’ascensore non è arrivato. Avrò sbagliato bottone? Forse, non so, ma se è così non ho problemi a scusarmi. Ma il “corridoio che conduce ai cessi del museo” è appunto quello dove sono esposte alcune opere del museo, come si vede nella foto, di fianco a sgabuzzini disordinati che un semplice paravento o una porta basterebbero a togliere dalla vista sgradevole.

Il “gruppo fotocopiatrice”, secondo il direttore, è invece stato messo lì apposta, non per errore o disordine, ma in quanto oggetto “funzionale” alle attività del museo. La mia opinione è che una fotocopiatrice e un tavolo disordinato che mi impediscono di osservare da vicino le opere sono forse il servizio giusto messo nel posto sbagliato.
Mi sembra di capire che questo museo chieda “pazienza” ai suoi visitatori. Non mi pare di essere stato impaziente né “manganellatore”, solo deluso.

Tutta la polemica, con le sue venature politiche, le dietrologie e i riferimenti, mi par di capire, a polemiche ancora più vecchie, che è seguita mio malgrado al mio semplice post su Facebook (dove non avevo neppure, per i dietrologi, nominato il Musinf), non la capisco, non mi riguarda e voglio starne ben lontano.

Auguro al Musinf, in nome della comune passione per la fotografia, di trovare presto una collocazione più degna per le sue pregevoli collezioni, più ordinata e accogliente per il visitatore.

Michele Smargiassi
giornalista di Repubblica, curatore della rubrica Fotocrazia