Il “Votate sì” del Sindaco al referendum; ma anche la nostra idea di Quorum
MoVimento 5 Stelle: "Il quorum è uno strumento che deve essere cancellato"
Una mozione firma del Sindaco del 9 marzo scorso aveva determinato il preciso impegno, suo e della Giunta, ad invitare gli elettori a partecipare al referendum del 17 aprile e ad esprimersi con un “sì”. Noi gli abbiamo creduto, e speriamo che i senigalliesi se ne ricordino alle prossime consultazioni elettorali.
Perché ci poniamo questo dubbio? Perché all’indomani dei risultati del Referendum sulle Trivelle il Premier Renzi (e anche i ministri del suo entourage) ha confermato il suo pensiero anti-Referendum in ogni dove, inclusa la rete e i social network a lui tanto cari, arrivando a sentenziare sul suo profilo facebook: “Risultati ottimi. I lavoratori hanno vinto, qualche consigliere regionale ha perso”. Non che ci interessi cosa pensa Renzi di Ceriscioli né tantomeno ci interessano i suoi vaneggiamenti che rappresentano solo un “cartellino giallo” politico verso una parte di quello che rimane del suo partito (il “fu” PD).
Più che altro ci interessa la coerenza del nostro Sindaco, anche politica. Non vorremmo, infatti, che il nostro primo cittadino dopo aver espresso il suo parere in consiglio comunale orientato verso il “Si” e dopo aver incensato il governatore Ceriscioli per le sue attivitá a favore del Referendum, assecondi il Premier Renzi che ha espresso l’esatta tesi contraria.
Arrivando a criticare fortemente le Regioni promotrici del Referendum. Mangialardi, per coerenza con le sue esternazioni in ConsiglioComunaledovrebbe dissociarsi dalle affermazioni di Renzi anche attraverso i canali preferiti dal Premier: Twitter e Facebook.
In tempi di referendum come questo sulle trivelle, viene spontanea una riflessione sul quorum e come la pensiamo noi del MoVimento 5 Stelle è chiaro: il quorum è uno strumento che deve essere cancellato!
Portammo tale discussione in Consiglio comunale il 21 dicembre 2015 con una proposta di delibera presentata a luglio 2015 che, fra le tante cose che si proponeva di modificare a livello di partecipazione popolare, andava a togliere proprio il quorum da tutti i tipi di referendum comunali.
Perché togliere il quorum da tutti i tipi di referendum, a tutti i livelli (nazionale, regionale e comunale)?
Oltre a rappresentare un ostacolo alle richieste di referendum, il quorum pone su piani diversi la campagna per il sì e quella per il no, favorendo sempre questa ultima. Infatti, mentre i proponenti si devono impegnare e spendere soldi per banchetti, manifesti, volantini ed incontri pubblici (oltre alle spese pubbliche per la realizzazione del Referendum stesso), chi è per il no può puntare semplicemente sull’astensionismo e sperare che il giorno della votazione ci sia tanto sole (per andare al mare) o che diluvi. Noi vogliamo che i cittadini vadano a votare e che partecipino alle scelte.
Se l’astensione fosse considerata una delega a chi, invece, decidesse di votare, non si potrebbe equiparare chi si astiene con chi esprime la sua contrarietà. Non hanno certo ragione i colleghi consiglieri del PD quando sostengono che, togliendo il quorum, si deresponsabilizzano i cittadini.
Infatti, il cittadino che ora non vota e vede come va senza troppi patemi, in un referendum senza il quorum si sentirebbe più responsabilizzato perché lì decide chi va a votare. Cercherà di informarsi per capire le ragioni del sì e del no, parlerà con amici, parenti …. in poche parole, si riporterebbe la discussione politica dove è nata, nelle piazze, togliendola dagli angusti spazi di una commissione o dalle stanze oscure della giunta (o del consiglio dei ministri).
Non solo, un referendum con il quorum si rivela quasi sempre uno spreco di soldi pubblici, ma è soprattutto in aperta contraddizione con le elezioni dove, anche se a votare ci va il 30% degli aventi diritto, il voto è valido, ma se ciò accade al referendum quel 30% non conta: un vero controsenso!
E mentre il voto alle elezioni è segreto, con il quorum si sa già che la maggioranza di chi si reca al seggio voterà per approvare il quesito formulato sulla scheda. Senza quorum non si saprebbe a priori se chi va a votare vota sì o vota no.
Noi ci abbiamo provato a portare questo cambiamento anche a Senigallia, ma con questa Amministrazione non è stato possibile tanto che la nostra proposta è stata sonoramente bocciata, e altrettanto è accaduto per gli gli emendamenti proposti da noi stessi in base ad osservazioni effettuate in Commissione consiliare da un consigliere PD.
Ma non ci fermeremo e non ci arrenderemo a tanta evidente ostilità finché, a Senigallia, non si compirà una vera e propria rivoluzione in materia di partecipazione.
Loro non si arrenderanno mai, noi neppure!
da Marco BOZZI e Riccardo MANDOLINI
Consiglieri comunali M5S Senigallia
La Costituzione
Parte II
Ordinamento della Repubblica
Titolo I
Il Parlamento
Sezione II
La formazione delle leggi
Articolo 75
E` indetto referendum popolare [cfr. art. 87 c. 6] per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge [cfr. artt. 76, 77], quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio [cfr. art. 81], di amnistia e di indulto [cfr. art. 79], di autorizzazione a ratificare trattati internazionali [cfr. art. 80].
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum
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