“Ecco perché non funziona il Pronto Soccorso di Senigallia”
Paradisi tuona contro l'amministrazione sanitaria: "Non investe sul Pronto Soccorso e lo lascia sotto organico"
Un trauma sportivo che sembrava banale. Il giorno dopo, la caviglia si gonfia e i dolori aumentano. Arrivo al Pronto Soccorso alle 18. Ci vogliono oltre 20 minuti prima di ottenere un codice al “Triage” (la postazione di accoglienza che stabilisce i codici di urgenza). D’altra parte gli infermieri sono sotto organico e, generalmente, chi sta al “triage” fa anche assistenza dentro gli ambulatori.
Prima stortura. Il mio codice è verde. Non ci sono moltissime persone in fila. È un pomeriggio, per fortuna, relativamente tranquillo. Il terminale in sala d’attesa indica solo due codici gialli, nessun rosso e 8 codici verdi. Che poi diventeranno dieci. L’attesa si preannuncia relativamente breve. Uscirò dall’ospedale pochi minuti prima di mezzanotte con l’invito a presentarmi in ortopedia il giorno dopo per una lieve infrazione al malleolo. Sei ore di attesa (e mi è andata anche molto bene) senza che vi fossero né numeri importanti di utenti né codici rossi.
Il problema? Eccolo: in Pronto Soccorso la direzione sanitaria ha previsto la presenza di soli due medici (gli infermieri sono ovviamente sotto organico cronico). Uno si occupa delle urgenze, l’altro dei codici banchi e verdi. Il problema è che questo secondo medico è responsabile sia degli interventi in Pronto Soccorso, sia della presenza in Osservatorio Breve, sia (udite udite) della guardia in tutti gli altri reparti ospedalieri (incredibile ma vero). Insomma, in Pronto Soccorso ci sta quando capita. Prove generali di smantellamento?
Mi chiedo: ci si stupisce davvero poi che i medici del Pronto Soccorso siano particolarmente stressati e sotto pressione? E’ accettabile questo comportamento della pubblica amministrazione gravemente lesivo dei diritti dei cittadini utenti che pagano le tasse sanitarie più alte al mondo? E’ accettabile far attendere pazienti (anche anziani) per ore e ore, sfiancandoli (magari solo per farsi rilasciare un referto con l’invito a presentarsi in altro reparto il giorno seguente), scegliendo deliberatamente di non investire sul reparto forse più importante e strategico di un polo ospedaliero? Il problema è che i signori della sanità locale politicizzata preferiscono investire le risorse in altro modo. Faccio un esempio: il direttore generale Marini, tra gennaio e marzo, ha firmato una quantità impressionante di determine di affidamento di incarichi ben remunerati a uno stuolo impressionante di avvocati esterni pur essendo dotata la Asur di uffici legali interni e professionisti stipendiati. Decine di migliaia di euro sprecate. Allora le risorse, direttore, ci sono! Ma è meglio pagare gli avvocati esterni (con nomine che non conoscono bandi pubblici) che investire sulla salute.
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