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Fratelli d’Italia sull’alluvione a Senigallia: “A distanza di due anni nulla è cambiato”

Liverani: "In Italia bisognerebbe come prima cosa superare una volta per tutte la 'logica dell'emergenza'"

Marcello Liverani

Fratelli d’Italia sull’ alluvione Senigallia, a distanza di due anni nulla è cambiato, e lo abbiamo visto la scorsa settimana quando è mancato veramente poco a rivivere il dramma del 3 maggio 2014. Un altro paio di ore di pioggia e il Misa sarebbe tracimato. Siamo stati fortunati, probabilmente qualcuno “lassù” si è ricordato che Senigallia, e i Cittadini, avevano pagato salato e abbondantemente l’esondazione di due anni addietro e ha interrotto la pioggia.

Niente è cambiato da allora, ma proprio nulla. Tante belle chiacchiere, tante belle promesse, tante parole inutili e niente più. “L’erbetta” che è stata tolta in qualche punto ha dimostrato che non è di certo quello l’intervento che potrebbe mettere in sicurezza, o almeno mitigare, il fiume Misa. Il fiume versa sempre in uno stato disastroso che mette a rischio, e con il patema d’animo, l’intera popolazione ogni volta che piove.

A nulla sono valse tutte le relazioni dei tecnici (fior di tecnici), ad oggi niente è stato fatto. I ponti continuano ad essere sempre quelli con i piloni e non a campata unica (ma vallo a spiegare a qualche “maestro”), nessuna pulizia del fondale è stata fatta e non è neanche in programma, e si che il letto del fiume ha perso “metri” di pescaggio, e perdere anche un solo metro significa impedire a milioni e milioni di metri cubi di acqua di scorrere nel letto del fiume.

Le vasche di espansione “partono partono”, ma sempre a parole ovviamente, e comunque, sempre per bocca dei tecnici, non sono la risoluzione di tutti i mali, mentre invece i lavori del nuovo porto pare che creino diversi problemi.

Una cosa però è certa: gli eventi tragici non hanno insegnato nulla a chi governa e a chi amministra. Solo parole, tante, e zero fatti. E’ quindi palese che in Italia oggi si viva con il terrore quando piove e si ha un fiume nella città o vicino.

In Italia bisognerebbe come prima cosa superare una volta per tutte la “logica dell’emergenza” e “dell’intervento tampone” e puntare su soluzioni efficaci, strutturali e definitive. Un esempio? In Germania, dopo l’alluvione del Reno del 1998, furono acquistati circa 1000 Km quadrati di territorio e allargati gli argini. Questo ora permette al fiume di “allagare” una fascia più ampia e sfogarsi senza distruggere. Improponibile da noi? Assolutamente no, se ci fosse la volontà politica sarebbe semplice, ma la volontà non c’è e quindi tutto rimane come sempre con i relativi rischi molto alti.

Il Wwf indica cinque punti fondamentali sui quali intervenire per risolvere il problema in maniera sinergica e adeguata:
– Istituire le Autorità di Distretto, come previsto dalle Direttive Europee, affidando loro il coordinamento delle misure e degli interventi per difendere i terreni e le acque della zona;
– In secondo luogo, per redigere programmi adeguati per la difesa, la gestione e la manutenzione del suolo sarebbe opportuno riferirsi al Bacino Idrografico e non ai confini amministrativi regionali, come avviene oggi;
– Terzo: è necessario recuperare i finanziamenti per la difesa del suolo che sono stati drasticamente tagliati se non proprio scomparsi dai continui tagli dei governi ad ogni finanziaria;
– Garantire una progettazione multidisciplinare, perchè per pianificare e difendere il territorio è necessario mettere in campo competenze diverse, che vanno dalla idrogeologia all’ecologia, passando per le scienze forestali;
– Il quinto punto della ricetta del WWF riguarda l’avviamento di un’azione diffusa per rilanciare il territorio, che prevede il ripristino di piante e arbusti in grado di impedire le frane e le valanghe.

Noi aggiungiamo, come sempre scritto dai tecnici, che i fiumi andrebbero ripuliti in maniera drastica e totale per riportare il livello di altezza del letto al suo stato naturale, in modo che l’acqua possa scorrere nel fiume senza straripare o, quando questo accade, esondare in maniera limitata.

Tutto questo ovviamente non accadrà mai nel nostro Paese così come a Senigallia, quindi ad ogni pioggia si starà in ansia ben sapendo che se non verranno mai prese soluzioni serie e non palliative o a tampone, prima o poi il Misa ci verrà nuovamente a bussare alle porte delle nostre case. Brutto dirlo vero? Ma questa è la verità cari Signori, non quella che ci viene raccontata da chi amministra (male) le città. La natura è ciclica, lo dice la storia, non il sottoscritto…
da Marcello Liverani
Coordinatore Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale di Senigallia

Commenti
Solo un commento
Alberto Diambra 2016-04-03 11:58:19
Siamo nella volontà e condizionati solo dalle variazioni metereologiche in quanto sia Il Sindaco che l'area tecnica del Comune di Senigallia non sono in grado di garantire la sicurezza personale ed ambientale della città in quanto non comprendono appieno tutte le problematiche del territorio ma solo le convenienze del momento con il risultato del massacro del territorio.
Sono anni che i già residenti la ZONA PEEP MISA di Senigallia rappresentano le problematiche idrogeologiche della zona a tutte le Istituzioni ,anche a Senatrici,con il risultato che non appena l'alveo del Misa sale di livello ,i già residenti si ritrovano con acqua e fango nelle abitazioni in attesa di una tragedia e siamo nel 2016,ci chiediamo se esistono delle INTELLIGHIENZE atte a risolvere queste gravi problematiche idrogeologiche sorte dopo il massacro del territorio.
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