SenigalliaNotizie.it
Versione ottimizzata per la stampa

Dai campi all’uomo: i danni diretti ed indiretti dei pesticidi

La Città Futura: "Anche nelle valli Misa e Nevola tutto ciò accade nella maggior parte dei campi"

1.932 Letture
commenti
Applicazione pesticidi sui campi

Le conoscenze scientifiche ricavate da studi e ricerche a livello mondiale, negli ultimi anni, hanno ormai appurato che i pesticidi sono nocivi sia all’ambiente che all’uomo. Per questo sosteniamo la recente campagna #StopGlifosato, condivisa da 32 associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, volta a spingere le istituzioni regionali, nazionali e sopratutto europee a proibire l’uso di diserbanti e pesticidi nelle nostre campagne e città.

Su questo, da qualche anno le conoscenze da parte dell’opinione pubblica si sono molto diffuse. E’ di pochi giorni fa la notizia che i ministri italiani delle Politiche Agricole e della Salute, recependo le istanze della campagna #StopGlifosato, sono stati determinanti per il rinvio, da parte della Commissione Europea, della proroga di 15 anni dell’uso del glifosato in Europa.

La nostra amministrazione di Senigallia e tutto il consiglio comunale hanno già deliberato in merito (ordine del giorno n° 66 del 9/6/2010 e n°64 del 29/07/2015): nei marciapiedi e ai bordi delle strade della nostra città non vengono più irrorati diserbanti e/o pesticidi!

Resta purtroppo l’uso nelle campagne, anche quelle vicine ai centri abitati: questo costituisce un grave rischio per la salute degli stessi agricoltori, dei loro familiari e di tutti gli abitanti che si trovano a respirare quei prodotti vaporizzati.

Il rischio e il danno per l’uomo e l’ambiente, purtroppo, persistono per anni anche dopo i trattamenti a base di glifosato, e sono:

1. contaminazione delle acque superficiali e sotterranee, causata dal convogliamento nei fossi di scolo delle acque raccolte dai campi e dai bordi delle sedi stradali in occasione di eventi piovosi;
2. minore efficacia da parte della vegetazione in termini di assorbimento e abbattimento di gas e sostanze inquinanti;
3. impoverimento della biodiversità e della funzionalità ecologica degli ambiti naturali soggetti a trattamento;
4. esposizione delle scarpate, dei bordi e dei fossi a fenomeni di erosione superficiale e di indebolimento strutturale (piccole frane e smottamenti);
5. distruzione dei microrganismi utili nel terreno ed essenziali per la vita delle piante e (al contrario) facilitazione della proliferazione di agenti patogeni che causano le malattie delle piante.

Secondo i produttori del glifosato e dei suoi derivati questi trattamenti portano ad una riduzione del lavoro e a risparmi finanziari grazie al miglior controllo delle erbe infestanti.

Queste pratiche però hanno impoverito i campi del prezioso humus e dei microrganismi che li rendevano fertili, costringendo ad aumentare i fertilizzanti chimici per garantire produzioni sempre maggiori (poiché “drogate”) che nel tempo hanno manifestato i propri limiti di produzione e di qualità: basta assaggiare prodotti certificati Bio e fare il confronto.

In Italia si fa ancora molto uso dei pesticidi e il glifosato, insieme all’AMPA (suo prodotto di degradazione), si trova nelle acque superficiali e sotterranee in dosi superiori ai limiti della soglia fissata dalla Legge (si veda il report “Pesticidi nelle acque”, a cura dell’Ispra edizione 2014).

Anche nelle valli Misa e Nevola tutto ciò accade nella maggior parte dei campi e questo ci interessa più direttamente tanto da sollecitare maggiormente la pressione politica  affinché ci sia uno “#StopGlifosato” non solo nelle città ma anche nelle campagne di tutto il bacino idrografico.

I sindaci interessati sanno che possono contare, oltre che sul principio di precauzione, anche su dei riferimenti normativi ormai noti, quali:
– gli articoli 2, 6 e 37 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Nizza, 2000) riguardanti la diffusione nell’ambiente di sostanze tossiche,
– il Decreto Legislativo del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale” con, tra l’altro, il principio “chi inquina paga

Quindi intervenire è urgente anche perché il glifosate è stato trovato recentemente in 14 tipi di birre tedesche e negli assorbenti igienici femminili, oltre che nei seguenti prodotti: cavolfiori, lenticchie, porri, fichi, pompelmi, patate, frumento ed avena.

Lo Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha condotto un’analisi sul glifosato: tra gli studi considerati ce ne sono tre che confermano la presenza di rischi per l’essere umano tanto da indurre l’Agenzia ad inserire il Glifosato tra le sostanze «probabilmente cancerogene».
Secondo altri studi il glifosato indurrebbe nelle cellule danni a livello genetico e stress ossidativo.

Inoltre i pesticidi in genere ed in particolare quelli neonicotinoidi sono responsabili, assieme ai cambiamenti climatici, della moria delle api registrata negli ultimi anni. Effetti nocivi sono registrati anche su pesci, anfibi, uccelli e mammiferi. Molto importanti sono i lombrichi (la loro presenza indica la fertilità del suolo): ripetute applicazioni di glifosate influenzano significativamente la crescita e la sopravvivenza dei lombrichi che tendono ad evitare le zone trattate. I lombrichi sono vitali per la salute del suolo e ogni effetto nocivo su di loro ha effetti deleteri per la salute di tutti gli habitat terrestri.

Un discorso a parte va fatto sull’humus, non a caso spesso associato alla presenza di lombrichi; l’humus è una sostanza organica complessa, contenente carbonio, derivata dalla decomposizione dei residui vegetali e animali e dall’attività di sintesi dei microrganismi: in pratica è la parte più fertile del terreno.

La buona dotazione in humus si traduce in condizioni di abitabilità e nutrizione migliori per le piante e i microrganismi e, nel contempo, condizioni meccaniche che riducono i costi delle lavorazioni e dell’irrigazione.

In un progetto di rigenerazione del Bacino Misa-Nevola sarà indispensabile aumentare la presenza di humus nei campi anche per i seguenti motivi:
1. trattiene l’acqua piovana, opponendosi all’azione erosiva e al dilavamento, e diminuendo il tempo di corrivazione delle acque apporta un contributo di minor rischio di alluvioni
2. contribuisce a limitare l’inquinamento delle falde acquifere grazie all’adsorbimento e all’inattivazione di sostanze a potenziale azione tossica (composti organici di sintesi, metalli pesanti).

Luciano Principi
(Luciano Principi, membro dell’esecutivo de La Città Futura. Cofondatore della Scuola di Pace V. Buccelletti, della quale è stato anche presidente, è attivamente impegnato nel Gruppo d’Acquisto Solidale Senigallia (GasS), di cui è stato tra i promotori nel 2003)

 

Commenti
Ancora nessun commento. Diventa il primo!
ATTENZIONE!
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password

Già registrato?
... oppure Registrati!


Scarica l'app di Senigallia Notizie per AndroidScarica l'app di Senigallia Notizie per iOS

Partecipa a Una Foto al Giorno