La bontà delle schiene dritte. Riflessione sugli emblemi pontifici in piazza Garibaldi
Lo UAAR Senigallia: "La vicenda ha assunto i contorni della farsa"
Fino all’arrivo del regime fascista, in Italia la data del XX Settembre era ciò che è oggi per tutti il XXV Aprile. Una festa nazionale in cui i cittadini potevano celebrare l’Unità del nostro paese, finalmente ottenuta a Porta Pia con la sconfitta dello Stato Pontificio teocratico.
Singolare e certamente non privo di significato, il fatto che l’Italia abbia fissato le sue feste nazionali, feste di tutti, inclusive, con la caduta di regimi autocelebrativi, discutibili e sufficientemente dispotici dal far insorgere cittadini liberi, laici cioè non schierati, e con la schiena dritta. Altrettanto degno di nota è quanto tempo abbiano impiegato questi cittadini, all’inizio sempre straordinariamente devoti ai falsi idoli di questi regimi, per accorgersi di avere abbastanza schiena dritta dal non doversi più inginocchiare o genuflettere ai loro oppressori e despoti.
Questa è la chiave di lettura con cui il popolo italiano deve fare i conti ancora oggi, quotidianamente, quando si tratta di ottenere il dovuto rispetto dai loro governanti sui diritti che non sono mai slegati dai doveri, sulle loro libertà da vivere sempre con responsabilità, sui loro impegni civili che sono patrimonio umano, o su altro, ad esempio le presunte quisquilie sulle piastrelle di una piazza pubblica, cioè di tutti, in fase di ristrutturazione.
Un rispetto che nel merito della vicenda dei simboli pontifici (non solo papali), che verranno incisi nel marmo e saldati in Piazza Garibaldi, non riusciamo proprio a cogliere e pertanto derubrichiamo tutta questa vicenda a vera e propria farsa. Riassumiamo in ordine temporale: abbiamo manifestato a più riprese, fornendo ragioni e motivazioni della nostra contrarietà, all’inadeguatezza di quegli emblemi.
Abbiamo avanzato proposte diverse per simboli più inclusivi, e ci siamo resi disponibili ad un confronto. Diverse altre persone autorevoli e realtà cittadine, come noi hanno fatto la stessa cosa. Perfino gruppi e personaggi politici, in modo assolutamente trasversale, hanno espresso le loro perplessità. Contrariamente ad un’apertura iniziale per rivedere la scelta di questi emblemi, i lavori sulla pavimentazione sono iniziati e proseguiti fino a quando non abbiamo notato che gli emblemi di vecchi e sconfitti regimi teocratici pontifici cominciavano a materializzarsi.
Abbiamo quindi deciso di riaprire la discussione, portando le nostre ragioni dentro il Municipio della “città di tutti”, attraverso lo strumento democratico della petizione popolare, previsto dallo Statuto comunale in questi casi. Notizia di ieri – ma senza troppo clamore, sia mai che le schiene si ridrizzino troppo – petizione respinta. Nessuna modifica. Decisione già presa. Addirittura “troppo tardi, dovevate dircelo prima, in corso d’opera il progetto non è più rivedibile”.
Prima quando, di grazia? Prima di dare l’illusione ai cittadini di voler ridiscutere certe pessime scelte, o prima ancora, quando gli emblemi erano solo nella mente di chi si apprestava a presentare ai cittadini un pezzo di carta con il disegno della piazza?
Ancora: sarebbe troppo tardi per cosa? Per mettere un centinaio di piastrelle diverse in una piazza? Per aggiungere in corso d’opera una modifica ad un progetto, dopo che decine di altri progetti sono stati modificati a volte anche in extremis?
Infine: il glorioso strumento democratico della petizione cittadina per ridiscutere questioni, così tanto sbandierato come opportunità di “partecipazione democratica” dei cittadini alla vita della nostra “città di tutti”, a che servirebbe di preciso? Alla luce delle imposizioni a prescindere e delle decisioni di impero fornite in risposta a questa vicenda, lascia piuttosto perplessi della sua totale inutilità.
Domande queste che non meritano una risposta adeguata, più di quanto non lo meritava quella petizione cittadina. Quindi chi eventualmente vuole azzardarsi, può anche risparmiare il suo tempo.
Ne facciano invece tesoro tutti i cittadini, specie quelli che possono vantarsi di avere ancora la schiena dritta. Il tempo, ne siamo certi, saprà dare loro una risposta soddisfacente.
Delegazione UAAR di Senigallia
Paul Manoni
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